Senza comunità non si argina la speculazione

Dal sito Edc un'intervista agli economisti Luigino Bruni e Stefano Zamagni spiega la critica situazione dei mercati europei
Euro

 

L’euro è in questi giorni sotto attacco da parte degli speculatori. Abbiamo chiesto un parere sulla situazione agli economisti  Luigino Bruni e Stefano Zamagni

Luigino Bruni, può spiegarci cosa sta succedendo? 
Purtroppo quello che sta succedendo dimostra che l’Europa non è ancora una “comunità” di popoli e di stati. Come è noto, le banche centrali dei singoli paesi sono per statuto prestatori d’ultima istanza cioè, in caso di attacchi speculativi, in caso di gravi crisi dello stato, devono intervenire con le riserve per evitare effetti cumulativi (è sufficiente ricordare quanto accadde in Italia nel 1993 quando Ciampi era governatore della Banca d’Italia e dovette ricorrere alla svalutazione della Lira).

La Banca Centrale Europea per statuto non ha voluto svolgere questa funzione per paura che paesi più deboli abusassero di questa funzione. Allora davanti alla crisi della Grecia invece di intervenire tempestivamente come fa una Banca Centrale in uno stato in questi casi,  è intervenuta nel giro di un mese dopo mediazioni e compromessi e questo ha reso completamente inefficace l’intervento tardivo di salvataggio; ora quindi ora siamo in pieno attacco speculativo nei confronti dell’euro senza avere gli strumenti per poter reagire in modo adeguato.

 

Quindi o l’Europa diventa veramente una comunità e ragiona come se fosse un popolo, oppure da questa crisi non ne usciamo e l’euro mostra soltanto, come ogni moneta, che dietro l’unità monetaria c’è bisogno di qualcosa di più sul piano politico e della solidarietà. La fragilità dell’euro è semplicemente una foto di una fragilità politica dell’Europa  ed è su questo piano che dobbiamo reagire e non solo sul piano tecnico e finanziario.

 

C’è altro che lei vede sotto a questa crisi?
Certo, detto questo è anche vero che sotto a questa crisi c’è anche un problema reale: l’occidente è troppo indebitato, dall’America all’Europa e siccome le banche non fanno altro che spostare il debito da un soggetto all’altro, tutto ciò è alla lunga insostenibile. Questa crisi si espanderà presto a dollaro e sterlina e saremo costretti ad una svalutazione mondiale e globale. Questo significherà riadeguare i nostri consumi e stili di vita ai redditi reali e non alla finanza gonfiata. Ce la faremo a superare questo momento senza troppi traumi? In questo momento ho dei dubbi, ma voglio essere ottimista.

Professor Zamagni, l’Unione Europea ha delle responsabilità in tutto questo.
Si, in questa vicenda la responsabilità dell’Unione Europea è forte e le possiamo attribuire una serie di omissioni.

Primo: non si è pensato a creare nei tempi precedenti  alla crisi un fondo di garanzia tipo Fondo Monetario Europeo per far fronte a emergenze come questa.
Secondo: non ha mai creato una o più agenzie di rating europee: le agenzie autorizzate a emettere giudizi di meritorietà sono tutte americane (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch Ratings). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: è ovvio che gli Stati Uniti abbiano interesse a destabilizzare l’euro e di conseguenza è ovvio che le agenzie americane tendano a diffondere notizie che abbiano lo stesso obiettivo.
La terza omissione: dopo aver creato la BCE, l’Unione Europea non ha mai provveduto ha creare una autorità europea correlata per sovrintendere alle politiche reali (non monetarie). Questo fa si che gli squilibri a livello finanziario vadano ineluttabilmente a ripercuotersi sul mondo delle imprese (con la perdita dei posti di lavoro ecc).


Cosa altro vorrebbe aggiungere sulle cause che ci hanno portato alla crisi di oggi.
Possiamo individuare altri due “errori” che hanno prodotto le conseguenze che oggi vediamo.
Il primo è di natura tecnico-economica e qui gli economisti hanno una grossa responsabilità morale perché l’errore è di “impostazione teorica”. Si è supposto in pratica che il rischio finanziario fosse di natura “esogena”, cioè che con l’aumentare delle transazioni il rischio finisse per annullarsi,  mentre anche uno studente di economia del primo anno sa  che il rischio è di natura “endogena”: il rischio cioè aumenta con l’aumentare delle transazioni!

Il secondo errore è di natura etica: dopo aver sbeffeggiato l’etica per anni, sostenendo che l’economia non ha bisogno di lezioni  dall’etica, ci si è resi conto dell’errore che si era commesso: si è trasferito il rischio dalle banche ai risparmiatori sparsi per il mondo senza tenere conto che la norma etica esige che il trasferimento del rischio possa avvenire solo se chi lo riceve ha spalle robuste o meglio ancora “più robuste” rispetto al soggetto dal quale il rischio proviene: quello che è avvenuto, si capisce, è l’esatto contrario: le banche hanno trasferito il rischio ai risparmiatori pur sapendo che non avrebbero potuto gestirlo.

 

Mettendo tutto questo insieme si può avere una chiave di lettura della situazione attuale.  

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