Segni tra le pagine

Sfogliando insieme il numero 22 della rivista, scopriamo che...
copertina 22

Dalle agitate acque politiche ed economiche del mese di novembre è emersa, insieme ai timori per l’aggravarsi della crisi, anche La centralità del cittadino: è questo, a partire dal il titolo di copertina, il filo conduttore del n°22 di Città Nuova.

 

«Partiti e Parlamento vanno in questo momento particolarmente pungolati dal basso» scrive Paolo Loriga nel primo piano a pagina 4. Nel servizio è presentato il documento elaborato dal Movimento politico per l’unità in cui vengono proposte la riforma del sistema elettorale e quella dei partiti. Ha commentato Ilenia Massa Pinto, docente di Diritto costituzionale all’università di Torino, intervistata da Iole Mucciconi: «Non posso che condividere le premesse del documento quando dice che “è essenziale che le forze politiche sappiano mettere da parte il proprio immediato tornaconto (anche elettorale) per collocare al centro del loro impegno il bene comune del Paese”».

 

Cara Italia ce la faremo? Se lo chiede il direttore Michele Zanzucchi, esternando subito la sua fiducia verso il futuro a condizione che riusciamo «a tirar fuori dalle riserve del popolo italiano un nuovo senso della persona umana, rispettando la vita dalla a alla zeta. Che vuol dire rispettare l’altro, ridare la speranza di un alloggio e di un lavoro, ai giovani in particolare, consentire alle famiglie di tirar su i figli senza troppi patemi d’animo, […] evitare a tutti i costi privilegi intollerabili». Un’avvertenza: «Nulla ci è infatti dovuto e tutto va conquistato con la fatica, con il sudore della fronte e dell’anima. Sobrietà e dignità debbono diventare le nostre parole d’ordine».

 

La sobrietà sembra già caratterizzare i nostri costumi: lo mette in evidenza Aurora Nicosia a pagina 16 presentando alcune recenti statistiche su Come cambia l’Italia a tavola: il 47 per cento degli intervistati fa la spesa in modo più oculato, il 31 per cento ha ridotto le dosi acquistate, il 24 per cento utilizza quello che avanza, il 18 per cento presta più attenzione alla data di scadenza. E questo dopo aver già rinunciato o rinviato di quasi il 50 per cento le spese per abbigliamento, viaggi, vacanze e tempo libero.

 

E mentre in Italia si accende il dibattito sulla patrimoniale, da oltreoceano giunge la proposta di Warren Buffett, guru della finanza americana: bisogna far pagare una tassa ai super ricchi per aiutare la ripresa economica. Commenta Gennaro Iorio nell’editoriale a pag.12: «La crisi forse è stata causata da un eccesso di disuguaglianza tra i redditi. Sì, perché la ricchezza ha creato un circuito sempre più astratto dalla produzione e dal consumo, e i nuovi meccanismi finanziari si sono avviluppati in un processo in cui la moneta crea nuova moneta. Alla fine ha prodotto ricchezza tossica!». Ogni giudizio sulla patrimoniale dovrebbe dunque partire dalla considerazione che «la crescita del settore del lusso in Italia è pari al 10 per cento, con punte maggiori per le vendite degli orologi di lusso (+25 per cento). Niente di male se non assistessimo contemporaneamente alla crescita dei neo-indigenti».

 

Il difetto sta nel manico, stigmatizza Alberto Ferrucci a pag.32, ripercorrendo la storia recente delle grandi banche italiane un tempo controllate dallo Stato. «In quegli anni la spesa pubblica era invero appesantita dalle perdite di aziende affidate a manager a volte scelti grazie al faccendiere di turno; […] Così, davanti all’invadenza della politica, invece di scegliere di nominare i manager pubblici tramite concorsi per titoli ed esami, gestiti da un’autorità indipendente, si decise di passare la palla ai privati». Adesso, davanti alla crisi finanziaria che sta scuotendo l’eurozona, «gli Stati sembrano disponibili ad aiutarle; visto che lo faranno con soldi pubblici, potrebbero riprenderne in mano anche il timone, riportandole a svolgere senza stress il loro servizio per il bene comune».

 

Occorre Cambiare le regole del gioco, avverte Carlo Cefaloni a pag.21. «Ogni giorno si creano enormi profitti con lo spostamento di masse di denaro virtuale, slegate da ogni attività imprenditoriale in grado di generare lavoro e benessere per tutti. Così mentre si discute di tagli insopportabili per le famiglie e lo Stato sociale, esiste una gigantesca roulette che macina profitti senza alcun merito. Tassare queste rendite, per di più in maniera ridottissima, lo 0,05 per cento, sarebbe insignificante per gli operatori estranei ai movimenti speculavi, ma farebbe recuperare risorse importanti per la giustizia sociale e la solidarietà internazionale».

 

È tempo di Fede che spinge a rischiare, come scrive Piero Coda a pag.51 commemorando la figura del cardinale Michele Pellegrino (che si faceva chiamare “padre” e portava sul petto una croce di legno). Il presule così esortava i giovani torinesi che avevano vissuto il ‘68: «La speranza, per sostenersi, per fortificarsi, ha bisogno di comunicazione. Quando si dà agli altri, e soprattutto quando ci si dà, siamo prima di tutto noi a sentire che rifiorisce la speranza e la gioia in noi» .

 

È l’esperienza dei giovani genovesi mobilitati dal tam tam delle notizie sull’alluvione che stava inondando la loro città: Angeli del fango è il titolo della grande foto alle pagine 28-29 a loro dedicata e commentata da Giuseppe Garagnani.

 

Un approccio partecipe, interessato agli altri che dovrebbe diventare prassi di ogni giorno per tutti. Scrive lo psicologo Pasquale Ionata nella rubrica Famiglia e società: «Praticato quotidianamente, questo semplice esercizio di attenzione alle azioni, ai pensieri e ai sogni degli altri genererà un flusso di amore e di amicizia nei vostri confronti che potrà durare una vita».

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