Scisma in vista in casa Lega?

Già ribaltate le buone intenzioni siglate a Pontida una settimana fa. Il movimento padano in difficoltà
Maroni e Bossi
Aria bassa in via Bellerio a Milano. Nella sede della Lega Nord a una settimana dal raduno di Pontida, dove pareva fosse stata messa una toppa sui tra bossiani e maroniani, ora si è alla resa dei conti, forse finale.L'altra mattina la conferma dell’espulsione dal partito di Marco Reguzzoni, ex capogruppo alla Camera, più altri cinque esponenti della Lombardia vicino a Bossi.

 

Il segretario del Carroccio Roberto Maroni avrebbe adottato la linea dura nei confronti dei “ribelli” incaricando il segretario Salvini di procedere. Poi una diversa interpretazione dava il provvedimento ammorbidito e qualcosa lasciava intendere che forse la parola “espulsione” poteva essere esagerata. Ancora nella mattinata il segretario Maroni interveniva precisando: «Non c'è alcun dietrofront, ma è stato interpretato male il provvedimento: c'è un nuovo regolamento in vigore dal primo gennaio 2013 che prevede una procedura diversa e più garantista rispetto a prima. Ed è quella seguita da Salvini».

 

Il segretario ha spiegato che «la richiesta fatta dal consiglio nazionale prevede l'audizione da parte del segretario nazionale, che Salvini sta facendo, e la proposta al comitato di garanzia dei provvedimenti sanzionatori».

 

Nel pomeriggio altro colpo di scena: un lancio di agenzia dice che il senatur , accompagnato dalla moglie Manuela e da alcuni fedelissimi, ha depositato presso un notaio gli atti per la nascita di un nuovo soggetto politico. Mossa interpretata come l'ultimo passo prima di una possibile scissione della Lega. Ma il senatur smentisce a sua volta l’agenzia: «Resto, non ho mai pensato ad un altro partito», e poi precisa riguardo alla sua visita dal notaio: «Non metterei mai in gioco mia moglie in queste cose qui, si sono confusi con il giornale di cultura e identità creato da Giuseppe Leoni». I ben informati fanno sapere di una sua telefonata a Maroni per rassicurarlo sulle sue intenzioni.

 

Malgrado le smentite, negli ambienti del Carroccio di una possibile scissione si continua però a parlare con insistenza e secondo alcune indiscrezioni a frenare i dissidenti sarebbero soprattutto valutazioni di carattere economico. Intanto la patata bollente è in mano a Salvini che assicura, riguardo ai procedimenti di espulsione, che questi si concluderanno in una quindicina di giorni.

 

Già, come muta velocemente l’umore all’interno del Carroccio! Domenica abbracci e sorrisi tra maroniani e bossiani e soprattutto rassicurazioni dall’una e dall’altra parte: «Io ho fatto la Lega non per romperla – aveva detto Bossi dal palco -. La Lega non si sta dividendo come scrivono i giornalisti, ma qualche volta la base viene trattata un po' male, si finisce per escluderla e contare poco. Ma credo che tutto è ancora rimediabile». Mentre Maroni aveva criticato i giornalisti e chi, a detta sua, “gufava” contro l’unità del partito, ora è Bossi a dire: «Questi sono un po' matti – rispondendo sul caso Reguzzoni -. Alla fine non resterò lì neppure io, se va avanti così».

 

E pare proprio si vada avanti così con Maroni deciso a far pulizia di chi contesta la nuova linea della segreteria. C’è un fatto ineluttabile che pesa come un macigno. È la pesante sconfitta del partito del Carroccio alle ultime politiche. A Maroni non è sufficiente il risultato lombardo, che ha dato un governatore leghista alla regione Lombardia. Questo è poca roba rispetto alla batosta nazionale, e il gusto di farla pagare a chi ha infangato con scandali e sotterfugi il buon nome della Lega c’è tutto. E i capri espiatori sono lì, basta espellerli. E ci sono anche in Veneto, dove il segretario Tosi pare si stia preparando a far altrettanto con i ribelli veneti.

 

Detto ciò, acquista consensi nella base il nuovo Carroccio griffato Maroni, Tosi e Zaia, che lascia da parte quelli che, per una ragione o per l'altra, non meritano di continuare nella militanza del partito.

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