Sara e l’ottavo marito

Sarà Tobia a far vibrare ancora il cuore di Sara e a proteggere il loro vero amore grazie all'aiuto che può venire solo dall'alto
Jan Steen, "Tobia e Sara in preghiera con l'angelo Raffaele e il Demone" (1668), Bredius Museum, The Hague, Netherlands

Linda Wolfe, classe 1940, nata in un paesino dell’Indiana, ha un record che non so quanti ritengano invidiabile: si è sposata ben 23 volte, conquistando il titolo di “donna più sposata al mondo”. Linda, 84 anni, ora è sola e sta in una Rsa. Confessa: «Dopo tanti giorni felici sono completamente sola. I miei figli non vengono a trovarmi, adesso mi rendo conto che deve essere stato difficile per loro. Sono single da quasi 12 anni, il periodo più lungo dalla mia infanzia. Certo ho il mio record, ma quando sono sola la sera davanti alla televisione mi accorgo di quanto avrei voluto semplicemente trovare il vero amore».

Non a quei livelli, ma anche Gesù ebbe a che fare con donne plurimaritate: gli riportarono il caso di una donna che aveva avuto 7 mariti, tutti fratelli e tutti morti uno dopo l’altro, senza lasciare figli; poi incontrò una donna di Samaria, che aveva avuto 5 mariti e conviveva con il sesto (il quale aveva forse rifiutato il matrimonio pensando che portasse male). Ma il caso più stupefacente è quello di Sara.

Siamo nel periodo della diaspora degli ebrei, dopo la deportazione in Assiria. Sara abita nella città di Ecbatana, che oggi è in Iran. È una ragazza graziosa, dolce e d’animo buono. Ma nel suo villaggio è additata a vista. La gente fa gli scongiuri quando passa. Questo perché, seppur giovane, ha già 7 matrimoni alle spalle. O meglio quasi-matrimoni, perché tutti e 7 i mariti, prima d’unirsi a lei come si fa tra sposo e sposa, erano morti la notte stessa delle nozze. La colpa è di Asmodeo, un demone malvagio che chissà per quale motivo s’era incaponito a perseguitarla. È lui a uccidere gli sventurati. Ma nessuno lo sa, e i concittadini pettegoli sparlano malignamente di lei. Anche la serva la insulta. Oggi si direbbe che era circondata da haters. Lei non ce la fa più. Vede solo odio attorno a lei. Così un giorno decide di farla finita. Sale nella sua stanza per impiccarsi. Poi ci ripensa. Pensa ai genitori che le volevano così tanto bene, e che erano prostrati dal dolore e dalla vergogna. Allora si mette a pregare. Lancia una sfida a chi sta lassù nel cielo: «Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza». Troppi ragazzi e ragazze oggi non ce la fanno ad alzare lo sguardo al cielo, e decidono di togliersi la vita, per l’odio che li colpisce sui social. Il cielo ascolta la preghiera di Sara. E pochi giorni dopo bussa alla sua porta un bel giovanotto, una tale Tobia, un suo lontano parente, che veniva da lontano, da Ninive, la grande capitale degli Assiri. Questo giovane è accompagnato da un personaggio che sembra sapere il fatto suo. È la sua guida. Ma in realtà è l’arcangelo Raffaele camuffato. Tobia e Sara si incontrano. Su Wikipedia si trova questa definizione di colpo di fulmine: «Il colpo di fulmine si caratterizza per l’intensità delle emozioni che si provano nei confronti dell’altra persona. Si può provare un’emozione travolgente che lascia senza fiato o fa battere il cuore all’impazzata». Proprio quello che capita a Sara e Tobia quando si guardano negli occhi. La guida-arcangelo, che d’amore se ne intende, capisce al volo che quello è un sentimento vero, non solo scritto in cielo, ma con solide basi anche sulla terra. I due, insomma, sono fatti l’uno per l’altra. Durante la cena, rompendo ogni indugio, l’arcangelo camuffato chiede la mano di Sara per il suo protetto Tobia. Il padre trasale. Pensava di averla ormai chiusa con quella sequenza infausta di matrimoni-funerali, che era diventata una specie di serie Netflix del villaggio, per i tempi d’allora. Ma guarda gli occhi luminosi della figlia, e non se la sente di dire di no. Dà il suo benestare. Benedice gli sposi. Ma vuole un matrimonio riservato. Solo in famiglia, tra di loro. Ordina alle serve di preparare la camera nuziale. Senza farsi notare però ordina pure ai servi di scavare una fossa nel giardino. Se ci fosse scappato l’ottavo morto l’avrebbero seppellito subito, di notte, senza che nessuno si accorgesse di nulla.

Dopo la frugale cerimonia, i due sposi vanno nella camera da letto, per rallegrarsi nella notte nuziale. Ma Tobia era stato ben istruito dalla sua guida-arcangelo, che a sconfiggere i demoni era un maestro. Gli aveva detto quali avrebbero dovuto essere i preliminari: bruciare sul braciere dell’incenso il fegato e il cuore di un pesce, che teneva in un sacchetto nascosto sotto la giacca. Preliminari non troppo romantici, ma efficaci. Infatti, a quell’odore il demonio Asmodeo fugge e non si fa mai più vedere. Sara e Tobia, resistono all’odoraccio e si amano. Poi cadono sfiniti e beati, addormentati, l’uno nelle braccia dell’altra. I genitori spiano dietro la porta. Se ci scappa il morto, bisogna agire subito. Ma l’ottavo marito è vivo. Quindi è quello buono. Il padre di Sara, contento come raramente lo era stato, decide subito di indire una grande festa nuziale. Altro che cerimonia riservata in famiglia, una festa grandiosa, che duri 14 giorni, come si usava allora. Durante il banchetto la suocera raccomanda a Tobia: «Figlio e fratello carissimo, ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita». La vita di Sara e Tobia, inizia così. Sarà una vita bella, ricca, lunga, spesa per gli altri. Altro che Linda Wolfe, Sara aveva trovato il vero amore. Tobia muore all’età di 117 anni, onorato da tutti. I due sposi, nelle sere, al lume di candela, spesso ricordavano le parole che aveva detto a loro il padre di Tobia prima di morire: «Coloro che amano Dio nella verità gioiranno».

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