Sanremo, parliamo di canzoni

Mancherà il pubblico all'Ariston, ma non le polemiche legate a questo grande evento mediatico nazional popolare. Lasciamo lo spazio alla musica, ai cantautori, al "policromatismo" canoro che regnerà sul palco.

Faccio fatica ormai a pensare al Festival di Sanremo e non collegarlo a una valanga di polemiche sterili che ogni anno si rincorrono nei mesi precedenti all’evento. Quanto guadagna il presentatore? Perché l’ospite internazionale è politicizzato? Chi c’è dietro le votazioni? Insomma, chiunque si incarichi dell’onere di portare avanti il Festival, deve mettere in conto di passare mesi da incubo. Lo sa bene Amadeus, quest’anno alla sua seconda conduzione (e direzione artistica), quella del 2021, quella della pandemia.

Si è discusso molto sul portare avanti o meno il progetto e alla fine si farà, nel pieno rispetto delle norme sanitarie nonostante l’insistenza di Amadeus sull’avere un pubblico in sala. Mai come quest’anno infatti, il Festival porta con sé uno strascico di critiche relative alla condizione di precarietà del mondo dello spettacolo. Si sono prospettate più ipotesi e sembrava essere arrivati a un accordo. In molti hanno guardato alla vicenda di questo ultimo periodo come un’ancora di salvezza. «Se il festival si farà con il pubblico, creerà un precedente per far ripartire i concerti in sicurezza», aveva sperato qualcuno. Ipotesi alquanto lontana dalla realtà, che non tiene conto di quale mole di interessi possa muovere una manifestazione del genere, a tutti gli effetti un evento mediatico nazional popolare piuttosto che una gara canora vera e propria.

E allora, per non assumersi scomode responsabilità, via il pubblico e che lo spettacolo inizi. E che si parli di musica.

Sotto questo punto di vista, quello che possiamo dire di questa edizione è che segue il trend della scorsa. Nomi al limite del conosciuto (dal grande pubblico, si intende) e tanti giovani. E qualche classicismo. Sì, perché parliamo comunque del Festival della canzone italiana e quindi non dobbiamo stupirci di trovare il nome di Fedez accanto a quello di Orietta Berti. La Berti che, a quanto pare, farà gara a sé vista la differenza stilistica sostanziale con il resto delle proposte.

Proprio in queste ultime ore si sono avvicendati i primi giudizi sulle canzoni ascoltate e molte penne del settore hanno già cominciato a decretare un papabile vincitore.

Nonostante la massiccia presenza di cantautori, non mancherà un certo policromatismo che vedrà sul palco progetti e intenzioni molto originali. Siamo curiosi di sapere cosa si inventeranno gli Extraliscio insieme a Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, portatori di un multiculturalismo ardito, a metà fra tradizione italiana e influenze sudamericane. Siamo curiosi di immergerci nell’art pop de La Rappresentante di Lista, fenomeno musicale interessantissimo. Vogliamo capire quanto sarà pungente Willie Peyote, forse l’unico artista in gara puramente rap e con un testo socialmente impegnato. E ci sarà da parlare anche della coppia Colapesce-Dimartino, dell’approccio punk de Lo Stato Sociale, dell’esordio discusso dei Maneskin e della new soul di Ghemon.

L’ascoltatore più nostalgico potrà comunque ritrovare la propria serenità grazie a Noemi, la Berti, Malika Ayane, Arisa e Renga, senza scomodarsi troppo dal divano.

Sembra che da qualche anno esista anche la categoria “giovani non giovani” composta da quelle nuove proposte a cui hanno imposto di cantare come Modugno (magari, aggiungerei). Non c’è bisogno di citarli, li inquadrerete senza difficoltà.

La proposta, in sostanza, è variegata ma non così spiazzante. Basti pensare al fatto che almeno 5 brani in gara sono curati dallo stesso produttore (Dardust), caratteristica che accomuna artisti dal background completamente differente l’uno dall’altro.

Siamo certi che sarà un ottimo “festival delle polemiche”, ma che la musica rimarrà al centro di tutto, quest’anno più di altri. L’unica cosa che possiamo sperare è che da quel palco arrivi forte il messaggio che le flebili voci del mondo indipendente non riescono a far sentire: la musica dal vivo torni a far parte della nostra quotidianità, ne abbiamo davvero bisogno.

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