San Bassiano, amico di Ambrogio

Il 19 gennaio si festeggia il primo vescovo di Lodi. Con Paola Sverzellati, uno dei curatori del libro “San Bassiano. Agiografia iconografia culto” per Città nuova, tracciamo la fisionomia di un santo della Chiesa delle origini.
San Bassiano

Tra i santi che il calendario romano festeggia il 19 gennaio di certo il nome Bassiano (319-409), non eccelle né per fama né per popolarità. Neanche il significato del suo nome, che in latino vuol dire “basso, tozzo”, rispecchia la caratura della personalità di questo vescovo dei secoli IV-V e il ruolo determinante che ebbe nella Chiesa del tempo da un punto di vista dottrinale e di guida della prima comunità cristiana di Laus Pompeia (Lodi vecchio).

 

Era un siracusano, convertitosi al cristianesimo, nonostante avesse subito anche la persecuzione del padre, e fu nominato primo vescovo di Laus nel 374, secondo quanto racconta la prima Vitae del X secolo. Morì novantenne e dopo aver attraversato l’età splendida di Teodosio e i tempi più bui delle prime migrazioni. Grande amico di sant’Ambrogio, vescovo di Milano, fu a suo fianco nella lotta contro le eresie. Famosa è la lettera sinodale diretta a papa Silicio di cui fu firmatario. Ma è proprio nella comunità cristiana dei primi secoli che stava fiorendo a Laus, in quel lembo di Occidente attraversato dal declino del paganesimo e della Roma antica, che Bassiano fu una presenza sicura, una guida.

 

La storia della fortuna di questa figura in realtà non ha mai conosciuto sosta nei secoli, tanto che nell’XI secolo le sue spoglie furono traslate nella nuova Cattedrale di Lodi  per volere del Barbarossa. Nell’autunno di due anni fa, in occasione del  XVI centenario dalla sua morte (409-2009), è stata realizzata una giornata di studi in suo onore. Oggi quegli atti sono stati pubblicati dall’editrice Città nuova nel libro San Bassiano. Agiografia iconografia e culto, a cura di Angelo Manfredi e Paola Sverzellato. Il volume,  presentato lo scorso 15 gennaio all’episcopato di Lodi, frutto dell’apporto di vari studiosi, rilegge la figura storica di san Bassiano, il santo rappresentato con i cervi, nei testi liturgici, agiografici e iconografici.

 

A questo proposito, abbiamo intervistato uno dei curatori, Paola Sverzellati, docente di bibliografia e biblioteconomia presso l’Università Cattolica.

 

Professoressa Sverzellati, qual è il legame del santo con la prima comunità cristiana di Laus?

«Quel che sappiamo del vescovo di Lodi, deriva non solo da fonti storiche, ma anche da un complesso di materiale documentario di tipo agiografico, liturgico, omiletico e devozionale. Da un lato c’è la dimensione della lotta energica contro l’eresia ariana e l’azione pastorale per la diffusione della fede cristiana in ambiente pagano: non a caso fondò la basilica intitolata ai Dodici Apostoli, chiaro messaggio di legame con la fede e la tradizione apostolica. Dall’altro, c’era l’immagine di un vescovo fedele nonostante la persecuzione da parte dell’ambiente pagano dal quale proveniva, in primis da suo padre Sergio. Era un uomo capace di una vita santa nella condotta ‘monastica’, austera e lontana dalle lusinghe del mondo; una personalità dal cuore mite e amorevole verso il Creato – pensiamo al miracolo della cerva salvata con i suoi piccoli dalla violenza del cacciatore – e verso i fratelli, guariti dalla lebbra nei suburbi della città di Lodi»

 

E con Sant’Ambrogio?

«San Bassiano e sant’Ambrogio offrono una testimonianza significativa di fraternità tra credenti e di comunione nel presbiterio: lottarono insieme contro gli ariani e non a caso Ambrogio fu invitato alla consacrazione della Basilica Apostolorum a Laus Pompeia; ma, come racconta il diacono Paolino da Milano, quando Ambrogio si ammalò, Bassiano, più anziano di lui, fu al suo capezzale e il presule milanese aprì il suo cuore in confidenze che solo una profonda, vitale amicizia è capace di raccogliere»

 

Tre testimonianze importanti sotto il profilo iconografico, agiografico e liturgico per ricostruire la figura di Bassiano

 «Il volume ha un ricco apparato iconografico di 105 immagini, la maggior parte frutto del censimento condotto da Luca Anelli e Alessandro Beltrami e datate dal’XI al XXI secolo: si va dalla scultura alla pittura, all’intarsio, al ricamo, alla stampa. Dal punto di vista agiografico è confermata l’importanza della Vita redatta con ogni probabilità nel X secolo; ma i contributi di Giuseppe Cremascoli aprono un discorso nuovo sull’agiografia dei secoli successivi, quando gli stessi contenuti furono letti a seconda delle epoche con differenti modelli culturali. Nell’ambito liturgico il professor Giacomo Baroffio sottolinea nel suo contributo come l’ufficio del patrono, che è giunto a noi attraverso antifonari manoscritti del secolo XV, è la fonte liturgica locale più rilevante. E infine la diffusione sul territorio dell’immagine del santo e le dedicazioni di chiese trattate da Angelo Manfredi, dona una lettura in filigrana della diffusione del culto non solo sul territorio lodigiano.»

 

Bassiano o Bassano, è un santo dei nostri giorni?

«Certo, innanzitutto per essere un discepolo di Cristo: credette all’annuncio cristiano e si convertì. Questo segnò profondamente tutta la sua vita e il rapporto con le comunità che incontrò, in tempi di transizione assai duri. Nel suo itinerare verso il nord della penisola lo guidò la fede, oltre le differenze, oltre le distanze: una vicenda che mi sembra tutt’altro che fuori moda»

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

Tonino Bello, la guerra e noi

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons