Ritorno al passato. No ai superbody

Addio ai costumi veloci che avevano limitato tecnica e talento. Il nuoto ai campionati europei, torna finalmente a gareggiare in modo più umano e meno “tecnologico”. Durerà?
Paul Biedermann

«A Budapest dimenticatevi i record del mondo, non ce ne saranno». A poche ore dalla partenza per l’Ungheria, dove sarà impegnata nei campionati europei, la nostra miglior nuotatrice, Federica Pellegrini, ha rilasciato una dichiarazione che non lascia adito a dubbi: questo sport ha davvero invertito rotta. Le nuove norme decise in materia di costumi dalla federazione internazionale, in vigore dal primo gennaio di quest’anno, hanno determinato infatti un vero e proprio balzo indietro di alcuni anni! Ma, a sentire cosa ne pensano i diretti interessati, ovvero gli atleti, questo “ritorno al passato” è stato per lo più accolto con grande entusiasmo.

 

Addio record mondiali a raffica, addio prestazioni personali sensibilmente migliorate da parte di tutti gli atleti. Addio soprattutto a quei materiali (poliuretano e neoprene) che favorendo la galleggiabilità e lo scivolamento in acqua avevano trasformato il costume da semplice indumento in un vero e proprio “attrezzo”, annullando tecnica e acquaticità di ogni singolo nuotatore e falsando quindi i reali valori in campo. Ora, sull’onda delle molte critiche che avevano accompagnato l’introduzione di questi supercostumi, i massimi dirigenti di questo sport hanno deciso di ritornare sui propri passi. Così, il livello delle prestazioni, tecnologicamente “dopate” negli ultimi 24 mesi, si è notevolmente ridimensionato. Basti pensare che in questi primi mesi del 2010 non si è registrato alcun record del mondo a fronte degli oltre 250 battuti tra il 2008 ed il 2009.

 

«Finalmente si è tornati a vedere il vero nuoto, quello dove bisogna allenarsi e avere delle qualità proprie per avere la meglio sugli avversari», è stato il commento di Filippo Magnini, campione del mondo sui 100 stile libero nel 2005 e nel 2007. «Negli ultimi anni i costumi avevano “omologato” un po’ tutti i nuotatori. Con il costume in poliuretano addosso, ad esempio, anche un nuotatore di 100 chili era leggero in acqua». E ha aggiunto: «Gli atleti torneranno a fare la differenza, le prestazioni non saranno più falsate dalla tecnologia anche se per lungo tempo sarà impossibile vedere abbattuto un primato mondiale».

 

«Non è stato facile tornare indietro, perché il tessuto di questi nuovi costumi è completamente diverso da quello precedente -ha confermato Alessia Filippi, medaglia d’argento negli 800 metri ai giochi olimpici di Pechino 2008 – ma io sono contenta, perché così emergeranno nuovamente i nuotatori più forti. Il beneficio con i superbody c’era per tutti, ma in particolare dava troppi vantaggi a chi non era abbastanza bravo tecnicamente e non aveva un proprio galleggiamento naturale».

 

Questi cambiamenti hanno provocato anche un immediato cambio delle metodologie di allenamento. Negli ultimi anni erano stati infatti un poco trascurati i lavori sui particolari tecnici, mentre ora, ad esempio, si è tornati a lavorare anche sulla distribuzione delle energie perché negli ultimi metri non ci sarà più il “gommone” (come era ribattezzato il superbody tra gli addetti ai lavori) a cui aggrapparsi se le forze vengono meno o le gambe si induriscono. Gli allenatori sono tornati quindi a riappropriarsi di un ruolo che negli ultimi anni rischiava di andare perso curando nella giusta misura anche il delicato aspetto psicologico di atleti che improvvisamente non riescono più a fare i tempi che facevano fino a poco tempo prima.

 

Che sia davvero la fine di questi superbody costosissimi (quasi 500 euro) e maledettamente difficili da indossare (ci volevano circa trenta minuti)? Non c’è da sperarci troppo. Forti interessi economici spingeranno perché si torni nuovamente al costume in poliuretano, c’è da scommetterci. La speranza è che chi in quel momento avrà a cuore le sorti di questo sport (dirigenti ed atleti su tutti) si sappia opporre affinché il nuoto possa rimanere uno sport dove la differenza la facciano i campioni veri e non i mezzi tecnici a disposizione.

 

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