Rimborsopoli in Piemonte

52 consiglieri regionali finiscono sul libro degli indagati, tra i rimborsi richiesti figurano anche gli scontrini della spesa e fatture per il cambio degli penumatici, per l'acquisto di cosmetici e per le ricariche telefoniche per i figli
Roberto Cota

52 sono gli avvisi di garanzia emessi nel corso dell’indagine sull’utilizzo dei fondi a disposizione dei consiglieri e dei gruppi consiliari della Regione Piemonte. L’hanno chiamata “Rimborsopoli” ed è l'inchiesta sui rimborsi per il funzionamento dei gruppi condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Torino, coordinati dal procuratore aggiunto Andrea Beconi, dai sostituti Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi, che stanno esaminando una vasta documentazione che riguarda tutti i membri del consiglio.

Un’indagine che prosegue quella che aveva portato la Guardia di finanza ad indagare in Regione sulle spese sostenute da alcuni consiglieri e che ha prodotto in autunno quattro avvisi di garanzia per peculato. Tra gli indagati c’è anche il governatore leghista Roberto Cota, che subito precisa: «La procura di Torino mi ha inviato un avviso di garanzia contestandomi alcune spese relative alla mia attività politica di consigliere regionale. Mi sono già recato spontaneamente dai pubblici ministeri per chiarire la mia posizione e sarò in qualsiasi momento a loro totale disposizione per ulteriori necessità. Non un solo euro è finito sul mio conto corrente, ed in questo senso la procura non ha mosso alcuna contestazione. Confido che la mia posizione verrà chiarita e sarà accertata la mia totale buona fede. La Regione versa in un momento difficile, è mio dovere restare ed affrontare con senso di responsabilità istituzionale questo momento di grande disagio sociale».

In un comunicato sull’inchiesta, il procuratore capo della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli scrive: «I consiglieri interessati sono 52, variamente distribuiti tra i gruppi rappresentati in Regione. Vi sono differenze anche rilevanti tra le varie posizioni individuali, sia per la causale dei rimborsi, sia per l’ammontare complessivo dei medesimi. Pertanto solo lo sviluppo e la conclusione dell’inchiesta, a partire dagli interrogatori di garanzia che si svolgeranno nei prossimi giorni, potranno consentire una più precisa e completa definizione di tali posizioni».

Solo sette tra gli attuali consiglieri regionali non sarebbero iscritti nel registro degli indagati: Gianna Pentenero, Roberto Placido, Mauro Laus del Pd, l’ex ministro Raffaele Costa, che non ha mai preso parte ai lavori del consiglio perché ammalato, l’assessore cuneese all’agricoltura, il leghista Claudio Sacchetto, e gli ultimi consiglieri arrivati Gianni Oliva ed Elio Rostagno, entrambi del Pd, che hanno preso il posto dei consiglieri eletti in Parlamento.

Sarebbe intorno al milione di euro la cifra delle spese sospette dei gruppi consiliari. Spese che riguardano rimborsi “disinvolti”, che genericamente venivano indicati come “spese di funzionamento del gruppo consiliare”. Si va dai nutriti costi telefonici a rimborsi spese per pranzi e cene, dai viaggi all’estero fino al cambio gomme e alla revisione della propria auto, ma ci sono anche fatture e scontrini per gioielli, fiori, i conti del macellaio, libri di scuola e ricariche telefoniche per i figli, qualche cosmetico e persino il conto del supermercato. Ma nell’inchiesta si è aperto un altro filone che riguarda le campagne elettorali e le primarie. L’accusa potrebbe essere quella di peculato diretto per ogni capogruppo coinvolto e il concorso per i singoli consiglieri.

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