Rifiuti, aumentano i Comuni “ricicloni”

In Italia cresce il numero delle cittadine virtuose: sono 505 (+ 19 rispetto al 2017). Ottimo il dato al Sud, stabile al Centro, in diminuzione il Nord, anche se continua a guidare la classifica nazionale.

Rifiuti, rifiuti, rifiuti! Prima o poi questa parola andrà via dal dizionario e sarà sostituita con “risorsa”. In Italia si parla spesso di emergenza rifiuti che travolge piccole o grandi città (vedi Roma). Ma nel nostro Paese sono sempre più numerosi i Comuni “rifiuti free”, dove, cioé, la raccolta differenziata funziona correttamente e il cittadino produce, al massimo, 75 chili di secco residuo all’anno, ovvero quei rifiuti indifferenziati avviati a smaltimento.

Nel 2017 erano 486 i Comuni virtuosi, 505 nel 2018, per un totale 3.463.849 cittadini, circa 200.000 in più rispetto allo scorso anno. Il XXV Rapporto sui Comuni Ricicloni di Legambiente è stato presentato il 27 giugno scorso a Roma nell’ambito dell’EcoForum ,l’economia circolare dei rifiuti, e si è concluso con la premiazione dei comuni più green nella gestione dei rifiuti urbani.

Nel rapporto – si legge – si registra un trend positivo al Sud: dai 43 dello scorso anno siamo passati ai 76 Comuni virtuosi di oggi. Il Centro Italia è quasi uguale allo scorso anno (da 38 nel 2017 a 43 Comuni, oggi). Il Nord Italia invece lascia un po’ di amarezza, con un – 6% rispetto al 2017, ma nonostante ciò le regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige rimangono comunque quelle col maggior numero di Comuni virtuosi.

La regione con un aumento più significativo è la Basilicata, dove la percentuale dei Comuni Rifiuti Free sul totale passa dall’1,5% all’8%.

«Il ruolo dei Comuni nel portare l’attuale sistema di gestione dei rifiuti sempre di più verso l’economia circolare è fondamentale – ha dichiarato il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti -. Le amministrazioni locali sono le uniche in grado di indirizzare i propri concittadini verso pratiche virtuose di prevenzione, raccolta e riciclo. È importante però che siano inserite in un contesto di normative regionali e nazionali e di piani d’ambito che sostengano questa direzione, prevedendo gli strumenti necessari come la tariffazione puntuale, sistemi di premialità per sfavorire il conferimento in discarica e incentivare il recupero di materia, la raccolta porta a porta e serie politiche di riduzione della produzione dei rifiuti. Al tempo stesso gli amministratori possono, attraverso scelte consapevoli e obbligatorie (come il Green Public Procurement), incidere in maniera significativa sulla diffusione dei riprodotti e nello sviluppo di una vera e propria economia circolare, scelta ancora più urgente vista anche la chiusura del mercato cinese all’importazione dei rifiuti».

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