Rendere vitale l’incontro con Gesù (Evangelii Gaudium*160-168)

Tutta la formazione cristiana non è che lo sviluppo del primo annuncio
Il papa al Bambin Gesù

*160-168 – Kerygma e catechesi

Quand’ero ragazzo, andare a catechismo significava imparare la “dottrina”: ancora oggi permane la concezione che catechesi coincida con una conoscenza intellettuale di principi dottrinali e morali. Ma la fede è l’“incontro” con la persona di Gesù, che dà senso all’esistenza umana, scandisce papa Francesco in tutto il suo documento. «Io sono la luce del mondo, chi segue me ha la luce della vita»: rendere vitale l’incontro con Gesù non coincide con «una crescita esclusivamente o prioritariamente dottrinale», ma con lo sviluppo armonico e interiormente liberante del primo annuncio (ciò che in questi paragrafi è definito kerygma).  

“Insegnare” nella vita cristiana è dare profondità sempre maggiore all’incontro: una risposta d’amore all’amore di Gesù, dove si “osserva”, si trasforma in vita ciò che lui ha annunciato. Il perno di tutto diventa il comandamento nuovo («Amatevi come io ho amato voi») che identifica i discepoli di Gesù.

Tutta la formazione cristiana altro non è che lo sviluppo del primo annuncio: Gesù ti ama ed è vivo al tuo fianco! “Primo” non in ordine cronologico, ma qualitativo, quello che si deve «tornare ad ascoltare sempre in modi diversi».

In questa luce anche la formazione “morale” assume una connotazione nuova: l’amore salvifico di Dio sta sempre prima di ogni risposta umana, indica il bene desiderabile, la proposta di vita, di realizzazione, di libertà. I cosiddetti “precetti morali” ne sono un riflesso: la denuncia del male, del peccato sta all’interno di questa scoperta di luce e di bellezza, perché è proprio ciò che può oscurarla.

Tonino Gandolfo

sacerdote e giornalista

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