Rendere il popolo realtà vitale del paese

Un lettore commenta l'articolo di Iole Mucciconi Una tradicommedia della politica italiana. «Occorre sviluppare una cittadinanza matura»
Manifestazione Roma Costituzione

Sono rimasto particolarmente colpito dall’articolo: Una tragicommedia della politica italiana di Iole Mucciconi, e così mi sono sentito spinto ad accogliere il suo invito: «Proviamo a parlarne. Anzi, dobbiamo parlarne, senza infingimenti e con serenità, senza gettarci addosso anatemi o scomuniche, ma guardando al bene comune».

Premetto che io non sono politicamente schierato nel centrodestra, ma ritengo che il voler imputare, nella sostanza, l’uso privato delle istituzioni solo al governo in carica è riduttivo, e questo perché sono convinto che uno dei gravissimi motivi del degrado democratico nel quale ci troviamo è dovuto all’attuale legge elettorale la quale, di fatto, ha privato i cittadini/elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti in parlamento.

È vero che essa è stata approvata con i voti della maggioranza parlamentare dell’allora Casa delle Libertà (FI, AN, UDC) e della Lega senza il consenso dell’opposizione (IdV, DS, Margherita, RC), che l’ha duramente criticata e contrastata, ma è anche vero che, a sua volta, l’opposizione quando è andata al governo non ha fatto nulla per modificarla; e malgrado in questo ultimo periodo, soprattutto da parte delle minoranze parlamentari, si sia parlato molto di mettere mano ad essa, al di là delle pur lodevoli intenzioni, non sembra che lo si voglia realmente fare.

 

Anche quanto sta succedendo attualmente in Parlamento, dove, come mai prima, si va assistendo ad un’eccessiva e mortificante migrazione di eletti da un partito all’altro, è ulteriormente accentuato da questa legge elettorale: infatti sono le ristrette oligarchie di partito a decidere coloro che verranno eletti e di conseguenza esse diventano gli unici riferimenti degli eletti che, per interessi troppo spesso solo personali, divengono ancora più sleali verso il proprio partito. Cambiare questa legge immorale diventa perciò un obiettivo veramente imprescindibile se si vuole sanare la grave ferita inferta al sistema democratico.   

 

La preoccupante questione democratica che sta mortificando le istituzioni è necessario che raccolga l’interesse non solo della classe politica, ma anche gli stessi cittadini/elettori, proprio perché l’esercizio del partecipare significa sia prendere parte (relazione di collaborazione) che essere parte (relazione d’appartenenza) e proprio questa seconda dimensione li interpella in modo particolare: essi infatti si considerano e si muovono come popolo?

 

La limitata partecipazione alla vita civica e politica, il sempre più consistente numero di coloro che non intendono più andare a votare e, soprattutto,la pochissima reazione davanti a evidenti stravolgimenti democratici sono solo alcuni degli allarmanti segnali che dimostrano quanto i cittadini stiano diventando sempre più soggetti passivi.

É evidente che tutto questo disimpegno pesa come un macigno innanzitutto su coloro che ne hanno la responsabilità politica, ma non si può nemmeno negare che anche i cittadini spesso rinuncino con troppa facilità a esercitare la propria sovranità e questo a causa di un individualismo che porta all’indifferenza chi dovrebbe sentirsi una realtà vitale per il Paese. 

 

Detto ciò, è fondamentale incoraggiare e sostenere un azione comune che porti tutti ad agire come popolo, sentendosi una comunità politica attiva, fatta prima di tutto di cittadini che non concedono il loro voto ciecamente ed acriticamente, ma si fanno rappresentare sapendo che questo vuol dire appunto anche assumersi le proprie responsabilità.

Per questa crescita collettiva sarà necessario anche il contributo della rivista Città Nuova: pubblicando ancor più contenuti culturali nati dal paradigma dell’unità ed esperienze che dimostrino come già stia crescendo una politica nuova in cui si va sempre più sperimentando che è possibile vivere l’unità nella diversità, cercando, contemporaneamente di sviluppare una cittadinanza matura, la quale è un’arte che non si può improvvisare in quanto richiede una preparazione che sviluppi specifiche competenze.

 

Personalmente infatti, sono consapevole che, se questo non avverrà, difficilmente basterà cambiare coloro che hanno la responsabilità di governo per mutare le sorti del paese: guardando infatti lo spettacolo parlamentare sempre più desolante da parte dei rappresentati di tutti gli schieramenti, come ha affermato la stessa Iole Mucciconi, le prospettive non sono per nulla rassicuranti.

 

Pinuccio Spini

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