Regali di Natale

Il dono del lavoro Un Natale pieno di preoccupazione ed ansia per i lavoratori della Fiat e dell’indotto. Tutta la Chiesa italiana è scesa in campo per esprimere solidarietà ma soprattutto per chiedere a governo, azienda e sindacati soluzioni praticabili per risolvere “al più presto” la crisi e dare sollievo alle famiglie. Il primo ad intervenire è stato il card. Severino Poletto, arcivescovo della città di Torino che ha dato i natali alla storica azienda degli Agnelli. Il cardinale ha lanciato l’idea di dedicare la giornata del 29 novembre al digiuno e alla preghiera per chiedere al Signore “luce e coraggio per tutti coloro che hanno responsabilità “. La proposta è stata accolta anche dai vescovi siciliani che hanno nella propria diocesi stabilimenti Fiat. Si sono promosse una serie di veglie di preghiera. Da Palermo ad Agrigento, per farsi “voce di chi non ha voce” e chiedere posti di lavoro stabili e duraturi. Il dono della pace I cristiani lo chiederanno per Natale. I musulmani sono stati invitati a farlo per la fine del Ramadan, il mese consacrato al digiuno e alla preghiera. Pace, bene prezioso e fragile che ha bisogno di uomini e donne di buona volontà pronti a mantenerla soprattutto laddove è minacciata a causa dei fondamentalismi. “Cristiani e musulmani sulle vie della pace”: questo il tema del tradizionale messaggio inviato ai musulmani per la festa di “Id al-Fitr” dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Cristiani e musulmani – scrive mons. Michael L. Fitzgerald – credono che “la pace sia prima di tutto un dono di Dio ed è per questo che le nostre rispettive comunità pregano per la pace e sono sempre chiamate a farlo”. Un tema caro a Giovanni Paolo II che proprio in nome della pace ha richiamato lo scorso 24 gennaio ad Assisi i leader religiosi perché invocassero insieme nelle diverse lingue e tradizioni la fine di ogni conflitto. Soprattutto di quelli che sconvolgono Medio Oriente, Africa e Asia. “Al fine di ottenere la pace e mantenerla – scrive Fitzgerald – le religioni possono giocare un ruolo importante che, più che mai ai nostri giorni, la società civile e i governi degli Stati riconoscono loro”. In particolare viene indicata l’educazione come “ambito dove le religioni possono dare un contributo particolare. Siamo infatti convinti – si legge nel messaggio – che le vie della pace passino per l’educazione”. Il dono della speranza Un Natale scosso dagli attentati terroristici di Bali e Mosca, segnato dal conflitto in Medio Oriente, vissuto nella paura di nuove catastrofi naturali. Parte da queste premesse il messaggio del pastore Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, per Natale. “Particolarmente quest’anno – si legge nel testo – molte persone, in tutto il mondo, avvertono un senso di timore e di angoscia: la paura di una possibile guerra in Medio Oriente e delle sue conseguenze ben al di là della regione; paura di attentati terroristici omicidi come quelli commessi a Bali e a Mosca; paura di perdere il lavoro e cadere nella miseria, come in Argentina… La lista – scrive Raiser – potrebbe continuare, a testimonianza di un sentimento largamente diffuso di insicurezza ed impotenza”. Per questo, quest’anno, risuona ancora più forte il messaggio dell’angelo ai pastori: “Non abbiate paura “. Significa, in concreto – spiega Raiser – rompere “il cerchio vizioso” della paura, non “seguire ciecamente chi promette e propone sicurezza” a scapito della solidarietà, e portare “un messaggio di speranza” in tutte le situazioni in cui la dignità umana è continuamente e ripetutamente calpestata. Il dono della fiducia Si danno appuntamento sempre subito dopo Natale in una grande città europea per “andare alle sorgenti della fiducia”. Sono le migliaia di giovani che ogni anno rispondono alla chiamata della Comunità ecumenica di Taizé, fondata da frère Roger negli anni Quaranta. La proposta è incontrarsi con giovani di nazionalità, culture e confessioni cristiane diverse per approfondire insieme la fede, prepararsi a prendere delle responsabilità nella vita ed essere, una volta tornati a portatori di riconciliazione nella chiesa e di fiducia sulla Terra”. L’anno scorso a Budapest hanno risposto in 70 mila. Quest’anno l’appuntamento è Parigi (dal 28 dicembre al 1° gennaio) e si attendono 80 mila giovani. I giovani, che saranno accolti in più di cento parrocchie dell’Ile-de-France, si sono preparati da tempo all’incontro dandosi appuntamento nei tanti “punti di contatto” presenti in tutto il continente europeo. 200 per la sola Polonia; 80 in Italia. Numerose parrocchie ortodosse della Romania e Transilvania hanno dato disponibilità ad accogliere gli “incontri di Taizé” mentre a Sarajevo le tappe di preparazione all’incontro di Parigi stanno creando legami più fraterni fra giovani cattolici ed ortodossi. A Parigi invece si è lanciata una campagna con la quale si chiede ai parigini di alloggiare i giovani. Il dono della santità Nuove rivelazioni emergono dal processo per la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta. Il postulatore della causa, padre Brian Kolodiejchuk, ha reso noto particolari inediti della vocazione e della vita della religiosa. Si tratta di “tre segreti”, “tre aspetti importanti – spiega – della sua relazione con la vita di Gesù”. Il primo riguarda un voto privato straordinario che Madre Teresa fece nel 1942 a 36 anni, di “dare a Dio qualunque cosa le avesse chiesto, senza riserve”. Il secondo “segreto” concerne, invece, la “chiamata nella chiamata”, l’ispirazione particolare che la suora albanese raccontava di aver ricevuto il 10 settembre 1946 su un treno che la portava da Calcutta a Darjeeling. All’epoca faceva parte della Congregazione di Loreto. In una lettera del ’47, così scriveva all’allora arcivescovo di Calcutta Périer: “Dallo scorso settembre strani pensieri e desideri hanno riempito il mio cuore”. Madre Teresa racconta di aver sentito “distintamente ” più volte e in diversi momenti durante la Comunione una voce che le parlava: “Voglio suore indiane Missionarie della Carità, vittime del mio amore, che siano come Marta e Maria. La tua vocazione è amare e soffrire e salvare anime. Vestirai in abiti indiani, semplici e poveri “. “Questa voce mi spaventava – scrive Madre Teresa -. “Lasciare quello che amo ed espormi a nuovo lavoro, derisione di molti, soprattutto religiosi, ignominia, incertezza, come posso? Quello che mi chiedi va oltre me. Posso capire appena metà delle cose che vuoi… Sono indegna, peccatrice, debole. Vai, Gesù, e trova un’anima più generosa. Se vuoi questo proprio da me, dammene prova. Confido in te ciecamente””. Il terzo “segreto” riguarda “l’esperienza di buio interiore “, la “notte dello spirito” nella quale la religiosa fu sostenuta dalla forza della fede e del voto del 1942.

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