Ragazzini manganellati al corteo per Lorenzo, studente morto in fabbrica

Dopo la morte dello studente di 18 anni, per un incidente sul lavoro in uno stage non retribuito, ci sono state manifestazioni in tutta Italia, nel corso delle quali ci sono stati degli scontri con le forze dell'ordine. A Torino, in particolare, gli adolescenti sono stati presi a manganellate. Il web è insorto, le forze politiche chiedono spiegazioni. La risposta della ministra dell'Interno Lamorgese.

Chi si aspettava delle scuse dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese è rimasto deluso. Almeno finora. A Torino, sabato scorso, alcuni agenti di polizia hanno manganellato un gruppo di studenti che protestava dopo la morte del diciottenne Lorenzo Parelli, avvenuta mentre svolgeva uno stage in fabbrica nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro. Molti ragazzini sono finiti all’ospedale. Il web è insorto e in molti hanno chiesto un intervento della ministra e del governo.

Erano i giorni delle votazioni per il Quirinale e sui media la notizia è passata sotto silenzio. Finalmente, alcuni parlamentari hanno raccolto la voce degli indignati e Nicola Fratoianni (segretario nazionale di Sinistra italiana) e la senatrice Pd Chiara Gribaudo (Commissione parlamentare Lavoro pubblico e privato) hanno presentato delle interrogazioni alla ministra Lamorgese. Anche il segretario Pd Enrico Letta, intervenendo a Mezz’ora in più su Rai 3, ha chiesto risposte. In attesa del suo intervento in Aula, la ministra ha spiegato, in un comunicato diffuso oggi dal Viminale, che «deve essere sempre garantito il diritto di manifestare e di esprimere il disagio sociale, compreso quello dei tanti giovani e degli studenti che legittimamente intendono far sentire la loro voce».

Perché gli studenti protestano?
La protesta degli studenti di tutta Italia è divampata dopo il 21 gennaio 2022, giorno in cui uno studente di 18 anni, Lorenzo Parelli, è morto per un incidente in una fabbrica di Lauzacco, nel comune di Pavia di Udine, dove stava svolgendo l’alternanza scuola lavoro. Era il suo ultimo giorno di stage, il suo tutor era in malattia e mentre lavorava Lorenzo è stato colpito da una trave d’acciaio di 150 chili che lo ha ucciso sul colpo. Era uscito per studiare ed è morto sul lavoro, lui che ancora non lavorava.

Un incidente terribile e inaccettabile, l’ennesima morte sul lavoro, di cui il governo e le istituzioni coinvolte devono rispondere. Dopo la morte di Lorenzo, gli studenti delle medie e delle superiori di tutta Italia hanno organizzato sit-in, cortei e manifestazioni per urlare la propria rabbia e chiedere sicurezza. Tra gli striscioni anche uno con su scritto: “Siamo il futuro, ma senza un futuro“.  In qualche caso ci sono stati lanci di uova e bottiglie verso le forze dell’ordine, con scontri e manganellate. Il caso più grave si è verificato a Torino, dove parecchi ragazzi sono rimasti feriti.

Torino, il corteo e le manganellate
Ma cosa è successo in piazza Arbarello a Torino sabato scorso? Ha provato a ricostruirlo il sindaco Stefano Lo Russo (Pd) in consiglio comunale. Gli studenti, ha spiegato, avevano chiesto ed ottenuto l’autorizzazione per un sit-in in piazza Arbarello. La manifestazione doveva essere “statica”, in quanto la Regione è in zona arancione, per cui – per motivi di sicurezza sanitaria – non possono svolgersi cortei. Ad un certo punto, il gruppo si è messo in cammino. Poi, è stato il delirio. Dalle immagini diffuse sul web si vede un gruppetto di ragazzini affrontato da un cospicuo numero di agenti. I ragazzi provano a mettersi in cammino, gli agenti li ammoniscono a non farlo, ma gli studenti provano a fare qualche passo. Poi, si vedono i poliziotti manganellare duramente i ragazzi. Si vede un agente che tiene per il collo uno dei ragazzini, che non fa nulla per fermarlo mentre gli altri studenti assistono inorriditi.

Un agente, finalmente, prova a fermare i colleghi al grido di: «Basta! Basta!». Un ragazzino incredulo grida: «Potrebbero essere vostri figli!». Alla fine della manifestazione, una ventina di ragazzi risultano feriti: c’è chi è finito con un braccio ingessato, chi ha un’emorragia celebrale, chi ha riportato lividi e bernoccoli. In prima fila tra i manifestanti c’era anche il figlio adolescente della giornalista Selvaggia Lucarelli, che da giorni denuncia l’accaduto chiedendo alla ministra Lamorgese di rispondere del comportamento degli agenti.

Il sindaco Lo Russo ha affermato che «quello che è successo sabato è molto grave. Non mi sottraggo alla discussione ed esprimo innanzi tutto piena, totale adesione politica all’oggetto della manifestazione… Voglio vivere in una città in cui non volino i manganelli, men che meno sui ragazzi… Quello che è capitato sabato – ha spiegato il sindaco – è un episodio grave, se ci sono state violazioni di carattere procedurale da parte delle forze dell’ordine non sono io a valutarlo da un video, lasciamo lavorare gli organi preposti».

Prima dell’intervento dei politici, ha fatto rumore un video del cantante J-Ax in cui spiegava che tutti si dovrebbero indignare per quanto accaduto «perché coinvolge anche i nostri figli. Anzi pure se non li avete, coinvolge voi, noi come società: infatti le manifestazioni totalmente pacifiche di ragazzini di 14, 15 e 16 anni che protestavano perché un loro coetaneo è morto sul lavoro, sono finite con cariche di poliziotti in tenuta da invasione aliena. Perché? Nel video si vedono proprio quei ragazzi, che tra l’altro abbiamo rinchiuso per due anni in casa, che partecipano alla vita democratica e politica scendendo in piazza contro le morti bianche, quindi già dando una lezione a tutti i boomer e agli attivisti da tastiera che poi non fanno niente e rimangono lì sui social. Protestando contro le morti bianche che colpiscono anche gli adolescenti italiani, e noi come Paese come abbiamo colto la loro scelta? Spaccandogli la testa a manganellate, picchiando ragazzine cadute a terra mentre fuggivano fra il panico generale. Forse – conclude J-Ax -per non finire al pronto soccorso, invece di protestare contro i diciottenni che muoiono lavorando, avrebbero dovuto marciare con il braccio teso come hanno fatto qualche settimana fa a Roma».

Scontri si sono verificati anche in altre città. Nel comunicato del Viminale, Lamorgese afferma: «Purtroppo alcune manifestazioni sono state infiltrate da gruppi che hanno cercato gli incidenti. Dobbiamo quindi operare per evitare nuovi disordini, scongiurando che le legittime proteste nelle nostre piazze possano essere strumentalizzate da chi intende alimentare violenze e attacchi contro le forze di polizia. La gestione dell’ordine pubblico, affidata sul territorio ai prefetti e alle forze di polizia, si nutre anche di un costruttivo e costante dialogo con le istituzioni e del rispetto delle regole da parte di chi vuole manifestare il proprio dissenso. Ho sensibilizzato i prefetti sulla linea da seguire, che non può che essere – sottolinea la ministra – quella del confronto e dell’ascolto, nella prospettiva di un patto destinato alle nuove generazioni che sappia coinvolgere tutte le istituzioni e l’intera società civile».

Quanto è accaduto a Torino – se le foto e i tanti video presenti sul web non verranno smentiti – è gravissimo. Si possono manganellare dei ragazzini perché chiedono la sicurezza a cui hanno diritto quando vanno a scuola? L’aver violato le regole della zona arancione può giustificare di essere presi per il collo, può consentire bernoccoli, lividi e ferite? Cosa penseranno oggi gli studenti – bistrattati dalla politica per tutta la pandemia – delle istituzioni? E quali sono le nostre responsabilità, di adulti? Che fiducia avranno in futuro nelle forze dell’ordine?Una fiducia necessaria e indispensabile, che non deve essere scalfita dall’errore di poche persone.

Mentre il Festival di Sanremo devia l’attenzione di tante persone, i ragazzi sono indignati e pronti a tornare in piazza. A reclamare a gran voce i propri diritti. A rivendicare sicurezza. Perché l’aver svolto un corteo non autorizzato non può autorizzare la violenza gratuita e insensata. Se sono stati commessi reati, da una parte e dall’altra, andrà verificato con attenzione e ci dovranno essere le dovute sanzioni: perché le immagini che abbiamo visto, se saranno confermate, fanno male al cuore ma danneggiano anche le istituzioni, una società che vuole definirsi civile e uno Stato che deve assicurare sempre l’osservanza dei diritti garantiti dalla Costituzione.

 

 

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