Quel popolo delle beatitudini

Al di là di ogni limite fisico, di ogni umana ragionevolezza, abbiamo visto ancora una volta il papa superare le costrizioni della propria infermità e offrirsi durante questa estate ai giovani della Gmg a Toronto in Canada, ai campesinos del Guatemala, alle folle messicane, ai suoi amati connazionali in Polonia, con la dedizione e l’entusiasmo di sempre. Per la novantottesima volta si è rinnovato un grande evento mediatico internazionale. Ma quello che segna ogni suo passaggio è la capacità di arrivare direttamente al cuore di ogni persona. “Chi non aveva lacrime agli occhi e non sentiva un brivido sulla schiena non può definirsi uomo “. Così il primo ministro dello stato Ontario, Ernie Eves, ha commentato l’arrivo del papa a Toronto. Scendendo a piedi dall’aereo rifiutando l’ascensore pronto, Giovanni Paolo II ha conquistato subito i canadesi, a partire dai rappresentanti del governo. “Non bisognava essere cattolici per piangere davanti a questo grande uomo che mostrava al mondo che la volontà dello spirito può vincere la debolezza del corpo”, scriveva il National Post, “questo wonderfull old man in white”, espressione che tornava continuamente nei commenti dei media di qualsiasi provenienza. “I cattolici – scriveva la giornalista di un quotidiano – si sentono benedetti dalla sua presenza, i senza fede come me si sentono felici”. I giornalisti erano tutti dalla parte del papa, ma anche i poliziotti. Voci autorevoli dicono che la Gmg a Toronto ha coinvolto più ufficiali della sicurezza che il summit dei G8 in Kananaskis. “È stato il più grande evento nella storia del Canada”, ha detto Dale Begbie, soprintendente della “Royal Canadian Mounted Police”, alla quale era affidata la difficile impresa di sorvegliare sul papa e anche sui giovani. Gli organizzatori della Gmg avevano dovuto questa volta assicurare i loro genitori: niente meno che le mitiche Giubbe Rosse sarebbero state impiegate per la loro sicurezza. Sarà stato più facile vegliare sui giovani, perché il papa ha rotto ogni protocollo! Ha iniziato subito, appena arrivato. Mentre lo portavano in elicottero sull’isola delle fragole (Strawberry Island) nel lago Simcoe dove era alloggiato, ha chiesto prima di volare sopra la piazza dove i giovani erano radunati con il cardinale Ambrozic di Toronto per la messa di accoglienza. “Non si può”, aveva detto l’ufficiale responsabile per la sicurezza, ma poi ha dovuto cedere. Ed infatti il papa si è goduto i giovani da lassù. Avendo vissuto dall’inizio alla fine questa XVII Giornata mondiale della gioventù, si arriva alla conclusione che questo evento più che mai ha un solo nome: Giovanni Paolo II. Sì, certamente anche i giovani, però sono venuti per lui, per stare con lui, per sentire le sue parole, per vedere il suo sorriso, per essere accarezzati dalle sue mani e – se c’era l’occasione – per accarezzarlo a loro volta, come hanno fatto alcuni. Se questo papa durante il suo lungo pontificato ha messo a servizio di Dio e dell’umanità tutte le sue forze ed energie; ora, con la stessa determinazione, mette a servizio la sua malattia, la sua debolezza fisica, la sua stanchezza e – più che mai – attira come una calamita i cuori a Dio, i cuori dei grandi e dei piccoli, cristiani o no. “Il papa è vecchio e un po’ stanco “, ha confidato ai 500 mila giovani durante la grande veglia il sabato sera. “Il papa è giovane”, hanno replicato immediatamente unanimi i giovani, non per fare una battuta, ma perché è una realtà. In- fatti Giovanni Paolo II ha seguito interamente il programma della Gmg nonostante l’enorme fatica dei numerosi impegni che – come ha commentato la tv nazionale – avrebbero spaventato anche un uomo giovane. Ha fatto tre discorsi con una voce forte e chiara in inglese e francese durante l’apertura della Gmg il 25 luglio, durante la veglia il 27 e durante la messa il 28. A parte poi le battute spontanee in diverse lingue. Ha pranzato con un gruppo di 15 giovani, tra cui una ragazza cinese che gli ha chiesto una Gmg in Cina. “Una buona idea – le ha risposto il santo padre -, perché no?”. Se la testa era piegata dalla stanchezza, lo sguardo era sempre vispo e attento. Durante l’omelia della messa di conclusione ha anche affrontato lo scandalo della pedofilia di alcuni sacerdoti esprimendo “la vergogna e la tristezza” per i fatti accaduti ma invitando anche a pensare alla “larga maggioranza di sacerdoti e religiosi generosamente impegnati”. Non si è mai tirato indietro. Era un papa in piena forma. Un miracolo del suo ormai mitico feeling con i giovani? “Noi non siamo la chiesa del futuro, siamo la chiesa di oggi”, ha esclamato la ragazza che conduceva il programma della veglia a Downsview Park. I giovani hanno colto l’invito del papa ad essere la luce del mondo e il sale della Terra con un profondo senso di responsabilità. A differenza delle Gmg passate, questa volta i giovani sembravano più raccolti, più profondi. Hanno come sempre scandito i loro slogan: “John Paul II we love you”, però sempre nel momento in cui il papa prendeva fiato o quando era utile farsi vivi; non l’hanno mai interrotto per non perdere una sua parola! C’era una nuova determinazione anche nei più giovani, meno chiasso e più attenzione. Forse anche questo un risultato dell’11 settembre? I giovani venuti hanno dovuto vincere la paura di essere vittime di un attentato, pagare prezzi più alti per il biglietto aereo, convincere senz’altro con più fatica i genitori a lasciarli andare. Tutto ciò avrà contribuito forse ad una selezione più seria. In più hanno dovuto affrontare le solite avventure della Gmg, come una pioggia davvero tor- renziale durante la notte tra la veglia e la messa quando dormivano all’aperto! Ma questo prezzo lo pagavano volentieri per rispondere all’amore del papa con tutta la forza del loro amore. Un fatterello: per la tradizionale Via crucis di cui il papa aveva scritto i testi, i giovani canadesi hanno preparato un pezzo teatrale sulla passione di Gesù. Intervistata dalla Tv nazionale su come si è sentita in questo ruolo principale, la ragazza che faceva la parte della Madonna con un bel sorriso ha risposto: “Sono stata felicissima perché potevo fare un dono al papa”. Avevano in testa solo lui come testimoniano le innumerevoli interviste raccolte. “Ci invita ad essere buoni – diceva una ragazza -, lui crede in noi e noi crediamo in lui”. “Questo papa anziano – aggiungeva un ragazzo – ci fa toccare con mano che la vecchiaia, la malattia, la stanchezza possono essere vinti dalla forza della volontà”. “Quando il papa ha detto: “Voi dovete stare in piedi anche se il papa muore” – mi racconta una ragazza africana -, ho sentito il cuore in gola ma nel mio cuore ho detto: sì, se Gesù ti chiama per stare per sempre con lui, noi andremo avanti con il tuo successore vivendo, come tu ci hai detto, le beatitudini essendo luce per il mondo e sale per la Terra”. Una frase “pesante”, questa di Giovanni Paolo II, che ha fatto restare tutti i giovani in silenzio. Forse in cuor loro hanno fatto la stessa promessa. Le sentinelle di Tor Vergata, divenute il popolo delle beatitudini, hanno così inaugurato i cantieri di pace del terzo millennio che ha celebrato a Toronto la sua prima Gmg. Cantieri di dialogo Nel programma della Gmg, oltre le catechesi al mattino erano previsti incontri, tavole rotonde, concerti, organizzati da movimenti e gruppi vari. Su richiesta della Chiesa canadese, il Movimento dei focolari ha offerto per tre pomeriggi consecutivi un incontro di due ore e mezzo sul dialogo interreligioso. I “Giovani per un mondo unito” del Canada e degli Stati Uniti hanno preparato per circa 2000 giovani un brillante “fuoco d’artificio” fatto di musica, danze, canzoni, sketch sull’arte di amare e la regola d’oro che esiste in tutte le religioni. Momento culmine erano le esperienze di persone di diverse religioni sul dialogo interreligioso e su come l’arte di amare ha cambiato la loro vita: un’ebrea, una buddhista, un indù, una musulmana ed un imam.Testimonianze fortissime che, insieme all’esperienza di una giovane cristiana del Burundi che è riuscita non solo a perdonare chi ha ucciso parte della sua famiglia ma è diventata punto di riferimento all’università per giovani delle due etnie combattenti, hanno colpito non solo i giovani ma anche i vescovi presenti.Vivacissimo l’intervento del cardinale Arinze, responsabile del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, che ha spiegato ai giovani il perché della necessità del dialogo stesso, affermando che chi non lo accetta non è realista. Presente anche il sottosegretario dello stesso dicastero, mons. Fitzgerald, il quale ha raccontato nel saluto finale la sua esperienza con rappresentanti delle altre religioni. Il vescovo ausiliare di Toronto, mons. De Angelis, ha infine invitato i giovani a portare nel mondo questo spirito di riconciliazione e di amore fra tutti. “La presenza dei vescovi – ha commentato un giovane – era bellissima. Erano come noi, non si vedevano le differenze, erano cristiani ardenti. Ho portato un amico che è molto scettico riguardo la chiesa. Dopo il discorso del cardinale africano ha detto:”Questa sì è una chiesa che mi piace””. Benvenuti a Toronto È la città più grande del Canada. Il centro della città è dominato dalla linea armoniosa dei suoi grattacieli, tra cui svetta la CN Tower, 533 metri: l’edificio più alto del mondo. 5 milioni di abitanti, 100 mila circa gli immigrati ogni anno. 1.500.000 i cattolici, 232 parrocchie della diocesi, 29 le lingue in cui viene celebrata la messa. Le Nazioni Unite l’hanno proclamata la città più internazionale del pianeta. Ci abitano 170 etnie con 38 lingue scritte e parlate (gli italiani sono 500 mila con propri giornali, radio, scuole…). Caratteristici la tradizione di tolleranza e di rispetto reciproco. 1.500 giardini pubblici, 2 linee metropolitane, 145 autobus, 4.700 taxi, 5 traghetti (Toronto è situato sulle rive del grande lago Ontario). Dopo Londra e New York è qui che si realizza la maggiore produzione teatrale e televisiva in lingua inglese. I suoi musei sono tra i più prestigiosi del Nord America. È il quarto mercato finanziario del mondo. Dopo le cifre ufficiali un’impressione personale: se ci fosse un premio per la più grande gentilezza dei cittadini,Toronto dovrebbe vincerlo!

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