Quarant’anni di formazione al Claretianum

Inaugurato il nuovo anno accademico dell’Istituto di vita consacrata di Roma. Una lettura del Concilio Vaticano II e uno sguardo alle nuove sfide per i consacrati nell’Anno della Fede e della Nuova Evangelizzazione
Claretianum roma

Quarant’anni di attività accademica e di impegno nella formazione dei consacrati provenienti da tutto il mondo, di diverse etnie e di vari ordini religiosi. Si è celebrato anche questo anniversario il 23 ottobre al Claretianum – l’Istituto di scuola di teologia della vita consacrata di Roma fondato nel 1971 – nel pomeriggio di apertura del nuovo anno accademico 2012-2013, alla presenza del preside, Santiago Maria Gonzales Silva, e di una nutrita platea di studenti appartenenti a diverse congregazioni religiose.

Ma nel corso del pomeriggio, all’istituto che prende il nome da sant’Antonio Maria Claret, oltre che una panoramica sull’anno accademico appena trascorso si è parlato di Concilio Vaticano II nell’anno del suo cinquantesimo. Lo ha fatto con una lezione inaugurale il professor Fabio Ciardi, che ha ricordato «il Vaticano II come “un evento” dalle molteplici direttrici». «Epocale – secondo il clarettiano José Rovira Arum –, sia da un punto di vista umano che spirituale». «Noi che lo vivevamo da giovani studenti – ha continuato padre Rovira – non ci rendevamo conto pienamente dei cambiamenti ecclesiastici in atto nei tre anni di Concilio. Oggi, con uno sguardo retrospettivo, quegli anni potremmo definirli della “teologia della speranza”». Grazie al Vaticano II «gli stessi criteri di rinnovamento stabiliti allora sono ancora valevoli, attuabili, e insegnano ai consacrati ad essere profetici nella storia di oggi», ha concluso Ciardi.

Ma oltre all’attualità del Vaticano II, per i consacrati e la Chiesa tutta sarà l’Anno della Fede l’altro grande banco di prova su cui confrontarsi quest’anno. Ma in che modo la vita religiosa può essere il volano dell’Anno della Fede appena indetto? «Senza dubbio – per il cardinal Gonzales –, la vita consacrata può diventare la miglior provocazione. Direi, anzi, che è la risposta concreta fatta di fede ma anche di diffusione della fede, di meno parole ma più testimonianza».

Ma per i religiosi le sfide non sono finite. Tra esse ha sicuramente un valore speciale lo riveste l'evangelizzazione, il terreno in cui sono impegnati maggiormente e in prima fila, e che proprio in questo mese celebra l’apertura del Sinodo: «È importante essere attenti alle esigenze del nostro tempo», ha precisato Rovira, in partenza per le Filippine e insignito nella stessa occasione di un riconoscimento per l’impegno profuso da docente e bibliotecario alla fondazione e alla crescita del Claretianum. «Oggi non è possibile parlare di evangelizzazione – continua – se prima non ci si pone come impegno primario quello della pre-evangelizzazione umana e culturale, fatta di “ponti” costruiti con l’altro».

Un piano imprescindibile anche qui al Claretianum dove dopo 40 anni di corsi la ricerca delle basi bibliche-teologiche della vita consacrata viene portata avanti grazie ad un metodo di studio e approfondimento comparativo e dialogico tra i carismi. Qui c’è «l’ossatura della teologia fatta storia della Chiesa», ha concluso Ciardi e, non c’è che da confermarlo, ma aggiungeremmo, qui c’è anche una ricchezza a cui attingere nel futuro per rispondere alle esigenze di ogni tempo.

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