Quando la vita si fa dialogo

Testimoni d’eccezione nella giornata ecumenica internazionale che Trento ha dedicato a Chiara Lubich nel terzo anniversario della sua morte.
Chiara Lubich Shnork Kalustyan

Non è facile trovare riunite oltre mille persone appartenenti a 45 Chiese da 38 Paesi d’Europa, Medio Oriente, Filippine, Hong Kong, Colombia, Messico, Ecuador, Cuba e Sud Africa. È successo il 12 marzo scorso, a Trento, per la giornata ecumenica dal titolo: “Chiara Lubich. Un carisma, una vita per l’unità dei cristiani”.

Nutrita la rappresentanza del mondo ortodosso (patriarcati di Costantinopoli, Antiochia, Serbia, Romania, Bulgaria, Chiesa di Grecia) e delle Antiche Chiese orientali (armena, copta, siro ortodossa e assira) che nei volti, negli abbigliamenti, mostrava la loro provenienza.

Un “ritrovarsi insieme” per un dialogo fatto di fede condivisa, facendo leva sull’inestimabile patrimonio che accomuna tutti i cristiani: il battesimo e la Sacra Scrittura. In una stessa tensione all’unità, condividendo la sofferenza della “non ancora” piena comunione visibile tra le Chiese.

 

E ciò a Trento, città di Chiara Lubich, ma anche sede del concilio che ha segnato la storia tra cattolici e luterani. I mezzi di informazione hanno sottolineato la “lezione” di questa giovane trentina che, nei tempi bui della guerra, nutriva un sogno – «Tutti uno» – quando si parlava ben poco di unità, soprattutto in chiave ecumenica, e lei stessa era ben lontana dall’immaginare che da lì la sua strada avrebbe incrociato i personaggi-chiave della storia religiosa del Novecento: papi, patriarchi, primati, metropoliti, pastori. E quasi con meraviglia hanno riferito l’intenso impegno del Centro Uno per l’unità dei cristiani (la segreteria ecumenica del movimento), che quest’anno ha raggiunto l’importante traguardo dei cinquant’anni di attività.

 

«La Parola di Dio vissuta – ha ricordato Maria Voce, presidente dei Focolari – univa già dai primi tempi del movimento cristiani di Chiese diverse. Vivendo insieme il Vangelo, ci avvicinavamo l’uno all’altro». E ha ribadito la forte valenza ecumenica di alcune frasi del Vangelo che, negli anni, «proprio perché tradotte in vita, hanno immesso nuova linfa al cammino ecumenico». Atenagora I e Bartolomeo I, vari primati anglicani, e altri, hanno incoraggiato nelle loro Chiese la diffusione dello spirito dei Focolari, quale contributo a sviluppare amore e conoscenza, aiutando così il dialogo teologico.

 

Tra i messaggi fatti pervenire dalle autorità di diverse Chiese, quello del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, dai toni affettuosi, che connotano un’amicizia di lunga data, metteva in evidenza fra l’altro l’efficacia del modello di ecumenismo proposto dal movimento: «Chiara ci ha insegnato un metodo nel ricomporre la fraternità, rapporti di condivisione genuina che sanno allontanare le diffidenze».

Per il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, «la quotidianità dei rapporti, la diffusione capillare del dialogo, sono stati un contributo fondamentale al movimento ecumenico». Ed ha espresso una sua preoccupazione: «La contrapposizione che talvolta si manifesta tra l’ecumenismo dall’alto e l’ecumenismo dal basso».

 

Ha sottolineato a sua volta Maria Voce: «Ecumenismo di base e di vertice è necessario che camminino insieme. Se i passi teologici non sono accompagnati da relazioni di base vere e reciproche, non avranno grande efficacia, mentre se c’è un ecumenismo di base, gli effetti saranno duraturi e importanti».

Il rev. Olav Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, ha voluto sottolineare nel suo messaggio «il comune impegno nel dialogo della vita, per costruire ponti e per alimentare l’amore scambievole tra tutti i cristiani».

 

Alla giornata trentina è seguita, presso il Centro Mariapoli “Chiara Lubich” di Cadine (Trento), una “settimana ecumenica” (la 58ma) organizzata dal Centro Uno. Spiega Joan Patricia Back, con Severin Schmid, co-responsabile del Centro ecumenico:  «Sono state giornate davvero speciali, di profonda comunione tra tutti. L’ultimo giorno abbiamo siglato un “patto”, impegnandoci davanti a Dio a vivere il comandamento dell’amore reciproco e a diffondere questa vita, ciascuno e ciascuna, nella propria Chiesa e nei rapporti tra le nostre Chiese. È stato un momento solenne di adesione e – come poi qualcuno ha osservato – di vera, profonda ecumene».

Caterina Ruggiu

 

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1961, una data cruciale

Chiara considerava l’inizio dell’impegno ecumenico del movimento il 14 gennaio 1961, quando a Darmstadt, in Germania, fu invitata a parlare a delle suore e ad alcuni pastori luterani, che rimasero molto sorpresi nel sentire la storia di queste ragazze, cattoliche, «che vivevano il Vangelo». Trovata nella Lubich un’interlocutrice sulla loro stessa lunghezza d’onda, iniziò una fruttuosa collaborazione.

In quello stesso anno, a Roma, fervevano i preparativi per il Concilio Vaticano II. Chiara ebbe modo di incontrare il card. Agostino Bea, primo presidente del neonato Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani. Fu lui ad incoraggiarla a proseguire su questa via. Conobbe anche, il 19 maggio 1961, il canonico anglicano Bernard Pawley, che sarebbe poi stato inviato come osservatore al Concilio, e sua moglie Margaret. Dopo appena cinque giorni, il 24 maggio, dava inizio a Roma al Centro Uno per l’unità dei cristiani – così volle chiamarlo –, affidandone la direzione a Igino Giordani, che rese il suo prezioso contributo di esperto ed appassionato ecumenista sino al 1980, anno della sua morte. Al Centro Uno hanno lavorato anche tanti delle prime e dei primi compagni della fondatrice dei Focolari. Innumerevoli i ponti gettati tra le diverse Chiese, sulla scia delle strade sempre nuove aperte da Chiara.

 

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Pioniere dell’ecumenismo

 

Gabriella Fallacara ha affiancato Igino Giordani al Centro Uno, per poi proseguire nel solco da lui tracciato

 

Per undici anni, Giordani al Centro Uno l’ho conosciuto così: immediato e giovanile, immenso cuore da patriarca, imprevedibile nell’umiltà, sicuro nella visione ecumenica e nella preghiera. Godeva di una profonda comunicabilità con giovani, personalità, ecumenisti: esponenti zwingliani e calvinisti, delle Chiese evangelico-luterane e della comunione anglicana, vescovi dell’ortodossia, membri di varie Chiese si trovavano con stupore accolti in un dialogo, che spesso «apriva orizzonti nuovi», come scrisse il vescovo episcopaliano del North Carolina, Thomas Fraser, che continuava: «Siete grandi “illustrazioni” dell’unità dei cristiani».

Dal 1961 al 1980  sono stati 37 i convegni del Centro Uno con partecipanti cattolici, evangelico-luterani della Germania, anglicani e battisti del Regno Unito, ortodossi e cattolici del Medio Oriente, membri delle Chiese della Riforma della Svizzera, ai quali Giordani interveniva con conferenze, conversazioni e rapporti personali che lasciavano il segno. Nella spiritualità comunitaria di Chiara Lubich trovavano già una piattaforma ove condividere il “di più”, che può accomunare nel Vangelo vissuto insieme.

Note e appunti suoi di pioniere dell’ecumenismo si sono trovati in un libro del 1925. E nell’incontro con Chiara Lubich era avvenuta – come diceva – una sua maturazione ed una evoluzione: alla luce del Vangelo il polemista aveva lasciato il posto alle intuizioni pre-Vaticano II, e ad un nuovo rapporto tra cristiani.

Gabriella Fallacara

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