Programmi elettorali, ancora poca sostanza

Interviste, dibattiti, alleanze, ma si parla ancora poco di valori e di programmi e di come, chi aspira al Governo del Paese, intenda realizzarli. Intanto il nuovo si presenta con il sapore del vecchio mentre i cittadini aspettano vere riforme
Camera dei deputati

Se qualcuno ancora non se ne fosse accorto, siamo in campagna elettorale. Onestamente, non ci sarebbe nulla di male ad essersi lasciati sfuggire questo dato. C’è ancora molto poco materiale su cui riflettere. Finora abbiamo a che fare con questioni che dicono i mezzi di governo, non i fini.

Le primarie, le liste pulite, la regolamentazione delle presenze televisive, le alleanze nuove, vecchie e vecchissime, sono tutte iniziative che poco dicono degli obiettivi di governo, ma solo dei potenziali gruppi che aspirano ad esso. Una campagna elettorale dovrebbe essere all’insegna della dichiarazione di un valore e della conseguente intenzione programmatica: «siamo il partito X, siccome crediamo nel valore Z, una volta al governo faremo la legge Y, la quale avrà un beneficio per la situazione K».

Se tutte le compagini – una volta definite – adottassero una propaganda elettorale di questo tipo farebbero un grande servizio ai cittadini elettori. Al di là di alcune sparate demagogiche (Berlusconi: via l’Imu e commissione d’inchiesta sul governo Monti), in concreto sul tavolo abbiamo l’Agenda Monti (liberalizzazioni, occupazione, fisco, federalismo, infrastrutture, scuola e professioni). Si tratta di un’iniziativa politica che sta riscuotendo i favori di alcune parti della Chiesa, di qualche potere forte nel mondo dell’impresa e della finanza, e di varie forze della società civile.

La sensazione generale è che la cultura italiana non è in grado di sopportare ulteriormente il teatrino politichese che ha caratterizzato le stagioni politiche recenti. Ben venga allora la novità, e pazienza se essa si presenta con un sapore antico. Infatti, da qualche parte si dice che Monti intercetterà i voti dei delusi del centrodestra e del centrosinistra e degli indecisi incapaci di spericolatezze elettorali (Grillo). Credo che la portata dell’azione di questo Centro sia più ampia: si sta proponendo qualcosa che può riportare nella geografia parlamentare una casa comune di tutti i moderati, per la gioia degli orfani e dei nostalgici della DC, e per gli insoddisfatti dallo zoppicante bipolarismo degli ultimi anni. Cosa sarà di tutto ciò, considerando la legge elettorale con cui andremo a votare, nessuno può saperlo con certezza. Intanto, aspettiamo che la sfida chiami in causa i programmi di governo, chiari e alternativi.

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