Pleistocenic Park

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Immaginiamo di trovarci in una radura acquitrinosa dove si danno convegno per abbeverarsi cervi, bufali, ippopotami, rinoceronti, cavalli, lupi… ma soprattutto elefanti, enormi elefanti dalle zanne lunghe anche più di quattro metri. Ad un tratto uno di questi pachidermi rimane impantanato nel fango vischioso. Inutile ogni sforzo per uscirne. Tra lamentosi barriti, che mettono in allarme tutta la popolazione animale, inizia la sua agonia che si concluderà dopo qualche ora. È il momento atteso da alcuni lupi per banchettare sull’enorme cadavere emergente dal fango. Uno di questi predatori penetra addirittura nella carcassa, senza accorgersi che essa continua ad immergersi. Anche per lui non ci sarà scampo e il suo scheletro fossile verrà ritrovato tra le colossali vertebre oltre duecentomila anni dopo. Teatro di questo dramma avvenuto nel Pleistocene non è qualche zona del Continente africano, ma una località a circa venti chilometri da Roma, La Polledrara, che scavi recenti hanno già rivelato come il deposito più ricco di resti di Elephas antiquus in Europa: ne sono stati infatti rinvenuti una trentina, insieme a diecimila ossa di altri animali e a manufatti in selce e osso che denotano una intensa frequentazione dell’area da parte dell’Homo erectus. Attratti dagli imponenti resti della Roma classica, pochi sanno che la Città Eterna costituisce, con gli immediati dintorni, uno dei siti più ricchi e importanti del mondo per quanto riguarda la preistoria. In quel lontano passato, infatti, la campagna romana costituiva un ambiente favorevole sia per l’uomo che per altri mammiferi. Compresi gli elefanti, appunto, che per quasi un milione di anni, quando Romolo era ancora di là da venire, qui erano di casa. Proprio così: a branchi pascolavano fra i sette colli, si abbeveravano al Tevere o all’Aniene, sguazzavano nel fango degli acquitrini, dove non di rado – come abbiamo visto – finivano inghiottiti per la gioia dei paleontologi. E insieme a loro, prosperava una ricca fauna di cui oggi non esiste più traccia. Ce lo rivela una pubblicazione divulgativa ma scientificamente rigorosa di Palombi Editore: Elefanti a Roma. In essa la curatrice Patrizia Gioia dà resoconto delle centinaia di ritrovamenti fossili di questi proboscidati avvenuti nel cuore stesso dell’Urbe, soprattutto a partire dagli inizi dell’Ottocento, cui si sono aggiunte le recenti scoperte nel territorio a nord-est della capitale, nella bassa valle dell’Aniene, e ad ovest, lungo la via Aurelia. I più abbondanti sono proprio i resti di Elephas antiquus, una delle specie più frequenti in area mediterranea nel tardo Pleistocene medio e agli inizi del Pleistocene superiore. Per fare un tuffo in questo mondo remoto con ambienti e clima profondamente diversi da quello attuale, era sufficiente finora una puntata al Museo Nazionale preistorico etnografico Luigi Pigorini di Roma. Recentissima invece è l’istituzione di nuovi percorsi museali nei luoghi stessi di rinvenimento: è il caso della già citata Polledrara (dove passerelle metalliche consentono una visione ravvicinata dei reperti e degli scavi in corso), e di Rebibbia-Casal de’ Pazzi, unico giacimento questo nel territorio urbano di Roma, fortunosamente sottratto alla speculazione. Intendiamoci: non si vedrà nulla di monumentale, trattandosi, in genere, di antichissimi alvei fluviali e bacini lacustri; essi però recano testimonianze eccezionalmente conservate della ricca fauna che all’epoca frequentava quei territori e che oggi, grazie a percorsi didattici e filmati, acquista piena leggibilità agli occhi del visitatore. L’insieme costituisce una sorta di Pleistocenic Park meno spaventoso, certo, di quello che Michael Chrichton ha immaginato per il periodo Giurassico, ma non meno affascinante. Informazioni e visite Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico L. Pigorini. Orario: tutti i giorni: 9.00- 20.00. www.pigorini.arti.beniculturali. it La Polledrara. Visite su prenotazione, contattando il Call Center della Soprintendenza Archeologica di Roma (Pier-reci – telefono 06.39967700). www.acheorm.arti.benuculturali. it/La Polledrara. Rebibbia-Casal de’ Pazzi. Visite su prenotazione, contattando la Soprintendenza comunale ai Beni Culturali di Roma (telefono 06.57283825 – 06.24404006) www.comune. roma.it/museocasaldepazzi.

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