Più voce ai popoli d’Europa

Scelte elettorali e ricambio della leadership politica di diversi Paesi europei hanno riacceso flebili speranze di ridare vitalità a quel progetto di larghe intese che il Trattato costituzionale dell’Unione europea intendeva propiziare al momento della sua approvazione, nel 2004. Al di là di slogan e di promesse elettorali i Paesi dell’Unione sanno perfettamente che non è possibile sottrarsi alle acquisizioni avvenute, non fosse altro per la mancata capacità di operare in quei settori nei quali ormai la parola è data agli organi comuni di Bruxelles. Diventa allora un ricordo la bocciatura francese e olandese – per menzionare quelle esplicite… – del testo di Roma? L’impegno della presidenza tedesca sembra giunto a buon fine in questi sei mesi di silenzioso lavoro che ha ottenuto consensi sempre più larghi. Si è fatta concreta l’idea di un trattato semplificato sulla scia dei precedenti testi fondativi della Comunità e dell’Unione, che trova al momento una convergenza ampia almeno su due punti: la presidenza stabile del Consiglio europeo, e cioè quel motore formato dai capi di Stato e di governo; e la politica estera comune. Ambedue gli aspetti sembrano ufficialmente rispondere all’annosa domanda proveniente dall’altra sponda dell’Atlantico: quando si cerca l’Europa, chi si chiama?. Ma realisticamente saranno le crisi extraeuropee, i negoziati multilaterali sulle diverse materie e gli impegni doverosamente assunti dai Paesi dell’Unione a trovare quel necessario indirizzo politico comune, tanto auspicato dai Padri fondatori. L’apertura del negoziato sul nuovo testo rappresenta un déjà vu. Infatti, tutte le volte che il corso dell’integrazione comunitaria ha subito arresti, paradossalmente ne è uscito rafforzato a dimostrazione che si è di fronte ad un processo inarrestabile. Certo la spinta economica, che per molti europei significa anche una moneta di uso comune, non è più sufficiente come ha dimostrato lo scorso 11 maggio la firma del Memorandum d’intesa tra l’Unione e il Consiglio d’Europa. Quest’ultima istituzione che opera dal 1949 e conta oggi 47 Stati, ha una articolata attenzione alla tutela dei diritti dell’uomo ed alla cooperazione nel settore della giustizia e della istruzione: ambiti su cui si misura la capacità di risposte sussidiarie e proporzionali alle effettive esigenze dei cittadini. Sono i popoli dell’Europa che ritornano protagonisti con le loro identità?

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