Pernigotti e il made in Italy

La proprietà turca del celebre marchio dolciario piemontese conferma la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure, mentre storiche aziende italiane del settore, come Ferreo e Venchi, si espandono all'estero. I sindacati chiedono una legge per tutelare i marchi dell'agroalimentare italiano, legandoli al luogo di produzione
ANSA/ANGELO CARCONI

Per una fabbrica che chiude due sono in forte espansione sul mercato estero.

Quella che sta cessando è la Pernigotti, giunta al capolinea per scelte scellerate della proprietà e non certo per la crisi del settore. ma solamente per il guizzo di trasferire tutta la pregiata produzione del cioccolato dallo stabilimento di Novi Ligure in Turchia dove ha sede la famiglia Toksoz, per continuarla là a costi più bassi.

Le due aziende in forte espansione sono entrambe di Cuneo: la Ferrero e la Venchi, entrambe producono cioccolato e il mercato per loro è tutto in discesa.

Le scelte della proprietà Pernigotti sono fortemente criticate dai sindacati che parlano di «truffa nei confronti dei consumatori che leggono Pernigotti 1860 e comprano cioccolato prodotto altrove», sbotta il segretario generale della Uila Uil, Mantegazza, che ha chiesto cassa integrazione per almeno due anni per trovare soluzioni che consentano di tenere insieme il marchio e la produzione e anche una norma di legge che leghi i prodotti storici ai luoghi in cui sono prodotti.

Il segretario generale della Fai Cisl, Rota  fa «un appello per un intervento in termini legislativi a sostegno del “Made in Italy” e delle produzioni italiane». Mentre per il segretario generale della Flai Cgil, Galli, «la Pernigotti non è in crisi. C’è una scelta precisa di delocalizzazione che crea un precedente pericolosissimo perché è una delocalizzazione tutta italiana».

Si ha il sentore che è anche certezza che Toksoz, proprietaria del marchio Pernigotti, intende appaltare la produzione a cooperative solo per abbattere i costi.

I sindacati hanno chiesto un intervento legislativo per tutelare i marchi storici dell’agroalimentare italiano, legandoli al luogo di produzione, ha sottolineato Onofrio Rota, segretario della Cisl.

La chiusura «sarebbe un precedente pericolosissimo», ha denunciato Ivana Galli, segretario generale Flai, sottolineando che la Pernigotti non è in crisi e che la volontà dell’azienda è strategica per trasferire la produzione alle cooperative. Ma sembra tutto inutile, lotta sindacale, trattative a tutti i livelli, incontri con il governo non hanno portato soluzioni.  L’azienda ha, invece, ribadito la chiusura dello stabilimento di NoviLigure e il trasferimento della produzione “in conto terzi”.

Non è così per i prodotti della famiglia cuneese Ferrero che sbarca a New York con il Nutella Cafè, dopo il primo esperimento fatto negli Stati Uniti lo scorso anno a Chicago. Il nuovo store di proprietà della Ferrero ha aperto il 14 novembre in una delle location più trendy della Grande Mela, al numero 116 di University Place, nel Village, con l’arco di Washington Square sullo sfondo e a due passi da Union Square.

Il Café, come riporta l’Ansa, è una full immersion nel mondo Nutella, a cominciare dall’ingresso, a forma di barattolo, ai colori, all’arredamento, ai gadget, e presto arriveranno anche i barattoli personalizzati con i nomi.

Anche  un’altra azienda cuneese la Venchi arriva a New York. La storica azienda italiana di cioccolato fondata nel 1878 con sede a Cuneo ha, deciso di aprire il suo store in occasione dei 140 anni di attività, in una delle zone più vibranti della città. sarà una sorta di museo del cioccolato con pareti tappezzate da tavolette di cioccolato, cioccolatini dai sapori più svariati, gelato, un menu a base di ricette al cioccolato e un’enorme cascata di cioccolato, la più grande in nord-America.

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