Percorsi romantici

All’Auditorium della Concilazione di Roma, Francesco La Vecchia prosegue con passione la stagione concertistica, sempre affollata e partecipe. Da scoprire ogni domenica pomeriggio, alle 17,30
francesco la vecchia

Beethoven e Schumann sono stati i protagonisti dell’ultimo concerto. La Sinfonia n. 3 Eroica, composta per celebrare il campione della libertà, Napoleone, in un primo tempo, e poi stracciata quando costui divenne imperatore, è un monumento alla grandezza dell’uomo. All’epoca fece scalpore per la lunghezza, la complessità e ricchezza dei temi, i colori dell’orchestra. Il Settecento era ormai per sempre alle spalle. Fa meraviglia anche oggi ad ogni ascolto.

 

L’inizio solare, fiammeggiante con corni e trombe a celebrare l’Uomo; il secondo movimento, una Marcia funebre dolente e dignitosa, con l’oboe che canta il lamento e la fatica, ma poi si innalza fino al cielo con l’anima piena di speranza; gli ultimi due tempi, ariosi come il vento di un uragano che si è appena placato, ed il finale vorticoso, immenso come i finali beethoveniani. C’è da rimanere stupefatti, presi dentro questa musica che è messaggio, ideale, fede nell’umanità.

 

Ascoltarla, anche a casa, anche nelle più modeste incisioni, fa sempre questa impressione.

La Vecchia ha ottenuto dai giovani orchestrali uno zelo, un fuoco, una dolcezza – bravissimo il primo oboe – che ha travolto il pubblico.

 

È poi toccato a Schumann e al suo romantico Concerto per violoncello e orchestra. Suonava la coreana Mee-Hae Ryo, una celebrità nella sua patria. Concentrata, dominatrice di sé stessa, senza sbavature troppo sentimentali – cui il brano si presterebbe – ha presentato uno Schumann controllato, ma per fortuna, non troppo. I tre movimenti del concerto si susseguono senza pause, perché il musicista parla con l’anima in mano, il cuore traboccante e qualsiasi intermezzo stonerebbe.

 

Il silenzio dev’essere assoluto con Schumann. La sua è una musica ipersensibile, ombrosa anche nella melodia, piena di rimandi psicologici. Insomma, siamo nel vortice del romanticismo. Che non finisce mai di sorprendere.

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