Perché Bersani, perché Pd?

Abbiamo chiesto a Edo Patriarca, candidato nella circoscrizione Piemonte 1 (Torino) le ragioni di un voto al leader e al partito di centrosinistra. Insegnante, presidente degli Scout, impegnato nel terzo settore, è stato anche segretario delle Settimane sociali dei cattolici italiani
Bersani durante un comizio elettorale

Il Pd, sembra banale, ma è un partito e quindi ha un radicamento sul territorio con una sua storia, una sua struttura e una certa solidità di presenza nel governo del Paese anche con una rete diffusa di sindaci. Nell’ultimo anno ha mostrato una grande capacità di mettersi in discussione soprattutto nelle prime primarie tra Renzi e Bersani e poi nella messa in discussione anche degli assetti parlamentari con le primarie per i parlamentari. Ha rinnovato per il 60-70 per cento i candidati e qui si vede sul serio che c’è una ventata di nuovo. In questi giorni ho incontrato tanti giovani, anche cattolici, e sono molto speranzosi e desiderosi di impegnarsi veramente.

Leggere il Paese E’ forse l’unico partito che sa vedere il paese nelle sue molteplici sfaccettature: sa parlare di impresa e di economia e sa parlare anche di solidarietà, politica internazionale e cooperazione. Spero che parli con forza alla famiglia e si faccia attento con saggezza anche ad altre forme di unioni, fermo restando che il matrimonio, per me rimane un valore per la repubblica e non solo per i cattolici.

I cattolici La presenza dei cattolici Al suo interno c’è poi una presenza rinnovata e positiva dei cattolici e forse più di quanto sia accaduto nella precedente stagione. I cattolici non sono una nicchia, ma un fermento e mette assieme tante tradizioni da quella socialista, fondante, a quella liberale.  Penso sia buon laboratorio per sperimentare una forma nuova di laicità che  sia fedele al magistero sociale e al contempo si faccia attenta alle altre culture, sappia ascoltarle e trarne il maggior bene possibile.

Le regole C’è una solidità nella cultura istituzionale e repubblicana e ha testimoniato, pur essendo giovane – in fondo è nato nel 2007 – di avere una cultura di rispetto delle regole, che nei prossimi anni diventerà sempre più importante e anche in questa campagna elettorale dove tra l’altro si seguono ben poco.

Il welfare e il lavoro Sul welfare il Pd vuole recuperare questa cultura del sociale, che non è dimensione individuale rispetto alla vita del Paese ma è uno degli aspetti fondativi. Il programma lo ribadisce. C’è un dovere alla solidarietà che abbiamo perso e che va recuperato, ma il nostro welfare non è di tipo assistenzialistico, dovrà cambiare. Ma un w che abilità ciascun soggetto ad essere protagonista: in primis la famiglia che non è solo soggetto da assistere ma come protagonista come le lotte di contrasto tensione ad uscire alla povertà, non accettata ma che ci si prodighi per uscirne, anche se può succedere di fallire. Creare risorse è il nostro impegno e non raccontiamo storie in tal senso, perché siamo indebitati e le risorse sono poche. Ci vorrà grande capacità di tenere i conti in ordine e di tagliare la spesa pubblica improduttiva combattendo i corporativismi.

E poi c’è il lavoro. La migliore politica di welfare è quello di dare lavoro alle persone, perché il lavoro ti da la possibilità di progettare la vita e quindi le politiche attive sul lavoro vanno integrate nel sistema di assistenza. Serve attenzione ai giovani, al percorso di integrazione studio-lavoro-apprendistato. Oggi i centri dell’impiego sono inerti mentre i giovani vanno accompagnati nella ricerca di un lavoro e non possono essere abbandonati alla famiglia. Se questa ha relazioni allora hai possibilità, altrimenti tutto diventa più complicato e difficile.

L’Europa, la difesa, l’immigrazione In Europa bisogna starci con la schiena dritta. L’Italia l’ha fatta e può dire la sua. Alcune decisioni della Commissione mi lasciano dubbioso ma il nostro progetto politico ha senso se entra in una cornice europea, incluse le politiche per l’immigrazione, grandi assenti nei discorsi elettorali. Invece serve una nuova legge sulla cittadinanza soprattutto dei giovani nati nel nostro paese: si tratta di 800mila nuovi italiani e sono una grande risorsa.  

Poi c’è il tema della difesa. Sognerei un’Europa che organizza il suo sistema di difesa che razionalizza spese e risorse e che offra una presenza militare razionalizzata nel mondo e non tanto che ciascuno Stato si costruisce le proprie forze armate. In un momento di crisi questo è uno dei capitoli di spesa non fondamentali e qui faccio una critica al governo Monti, pur rispettando profondamente quest’esperienza: non si possono tagliare le risorse di sostegno alle famiglie per sostenere gli armamenti ma vanno incrementate quelle che aiutino i più deboli.

Il valore della verità La verità è una virtù della politica ed è solo nella verità che puoi chiedere a famiglie, imprenditori, cittadini di rialzare la testa. Siamo riusciti ad uscire dalla guerra ed eravamo un paese distrutto. Eppure ci abbiamo creduto e questa stagione va recuperata. Gli stili di vita e i modelli utilizzati fino ad oggi, l’economia liberista che non è stata attenta alla persona, non è stata civile è modello malato. Questa crisi ci impegna a ripensare la nostra vita senza che sia lo Stato a dirci cosa dobbiamo essere.  Vedo nel Pd le potenzialità che altri non hanno. Ci sono nicchie, c’è provvisorietà negli altri: Grillo, Ingroia, il centro destra in difficoltà, mentre il Paese ha bisogno di una forza politica solida che possa governare i prossimi cinque anni con saggezza. Spero che con gli amici che hanno scelto Monti ci si possa ritrovare in Parlamento e con loro costruire un percorso di alleanza che aiuti il nostro Paese.

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