Per chi ama la sapienza

Per un profano, le note di uno spartito musicale sono segni misteriosi che non dicono un granché. Se non ci fossero gli strumenti e i suonatori e i cantanti che lo rendono udibile, quello spartito rimarrebbe un pezzo di carta muto. Ma un musicista non ha bisogno dell’orchestra: legge le note e nella sua testa sente suonare la musica. La stessa cosa accade spesso con la matematica. Quando ci si imbatte in un testo di aritmetica, algebra o geometria, si è di fronte a pagine fitte di segni e di numeri: molte volte si può solo cercare di impararli a memoria, o di comprenderli con grande fatica. Il matematico, invece, non le percepisce come formule aride: anzi, le sente suonare e dietro di esse intravede la realtà delle cose. Ripete, in modi diversi, l’esperienza quasi mistica di Pitagora, il quale affermava che i numeri governano tutto quanto avviene in natura: essi hanno sottratto il mondo al caos e lo hanno reso un tutto armoniosamente ordinato. Ennio De Giorgi ha indubbiamente sentito suonare la matematica. Anche per lui essa non era uno scialbo mondo in bianconero, ma un tripudio di colori. Egli è stato uno dei più grandi matematici italiani del secolo scorso, divenuto noto nel mondo scientifico quando, nel 1957, risolse il XIX problema di Hilbert, alla cui soluzione s’erano dedicati per oltre mezzo secolo i più importanti studiosi della materia. Egli è anche celebre per un teorema che oggi viene comunemente chiamato Teorema di De Giorgi-Nash perché contemporaneamente a lui fu dimostrato anche da John Nash, futuro premio Nobel per l’economia e soggetto del famoso film A beautiful mind, interpretato da Russel Crowe. Di De Giorgi, proprio John Nash, ebbe a dire: Ecco un bell’esempio di un matematico religioso! Anzi, un esempio estremo di religiosità, quasi da monaco. Già, perché lui non è stato solo un grande uomo di scienza, ma un uomo dalla fede vivace e profonda, che lo portava a sentirsi responsabile verso tutti. Per questo, nella sua vita privata, si rendeva disponibile a chiunque avesse bisogno dei suoi consigli, del suo tempo o del suo denaro. Per questo sosteneva il dovere degli uomini di cultura nel promuovere l’amicizia e la comprensione tra i popoli e nel favorire la pace. Per questo si dedicava con immenso impegno alla difesa dei diritti dell’uomo, adoperandosi in svariate iniziative: dalle battaglie per la pace in Cecenia, al sostegno dei diritti del nascituro, alla promozione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, alla quale attribuiva una enorme importanza. Ennio nasce a Lecce nel ’28. Dalla madre assorbe la fede semplice e illimitata nel messaggio cristiano. Dotato di grande intelligenza e creatività, supera felicemente tutti i traguardi della carriera universitaria. A Pisa, è allievo e poi assistente di quello che forse è stato il più grande matematico italiano del secolo scorso, Mauro Picone: uno che ai suoi allievi spesso diceva: Ricordate che quando parliamo di problemi matematici siete completamente liberi di dirmi che sto sbagliando, perché siamo tutti uguali di fronte alla scienza . De Giorgi è pure collega d’un altro allievo di Picone, per carattere ed esperienza così diverso da lui: il geniale ed eccentrico matematico napoletano Renato Caccioppoli, al grande pubblico noto per il film Morte di un matematico napoletano. Ennio diviene poi insegnante alla Normale di Pisa. Nonostante i molti riconoscimenti, conduce un’esistenza attiva, ma umile e discreta: una vita di tipo quasi monastico che lo rende sereno e felice. Ama la matematica, ma sempre vista nell’ottica della fede. Per questo annota nel suo diario: All’inizio e alla fine abbiamo il mistero. Potremmo dire che abbiamo il disedi gno di Dio. A questo mistero la matematica ci avvicina, senza penetrarlo . Egli è sempre conscio – anche in risposta a chi lo vedeva in un altro modo – del dover essere del matematico, che è quello di sognare di più e non di meno. Per questo ama spesso citare i versi di Shakespeare: Vi sono molte più cose in cielo e in terra/ di quante non ne sognino i filosofi. È proprio la capacità della matematica di ragionare su cose mai sognate che permette – come spiega De Giorgi commentando questo versetto – di ottenere risultati importanti come gli infiniti di Cantor. Passa gli ultimi vent’anni in una stanzetta da studente nel Collegio dell’università, zeppa di carte e di libri sparsi ovunque, tanto che si poteva coricare a fatica nel suo letto. Per evitare di perdersi in preoccupazioni venali, aveva rinunciato al telefono ed anche all’eredità paterna a favore dei fratelli. Nel settembre del 1996 muore in ospedale a Pisa circondato dall’affetto di amici, colleghi e allievi. Per cogliere qualche barlume della sua anima, così delicata e luminosa, conviene ascoltare le sue parole: Per me l’idea della risurrezione, l’idea che la vita non finisce nel breve arco degli anni che abbiamo, l’idea che anche le persone carissime che sono morte vivono in qualche modo ancora, è uno degli elementi fondamentali della mia vita e anche della mia attività di ricerca, è uno dei motivi per cui io in fondo posso continuare a studiare e immaginare cose nuove anche in un’età in cui uno potrebbe dire: siamo verso la fine della carriera accademica; ma uno pensa insomma che questo è un tragitto in cui fino all’ultimo deve amare la sapienza in modo completo, sperando che poi quest’amore, in altre forme, continuerà anche dopo la morte. Già: l’amore per la sapienza. Questo è il vero segreto di De Giorgi: il motore del suo impegno civile e della sua attività scientifica: Per me l’indicatore più suggestivo sta nel Libro dei Proverbi, uno dei libri più antichi della Bibbia, che a un certo punto dice che la sapienza (che è più vasta della matematica) era presso Dio quando egli creò il mondo e che la sapienza deve essere trovata dall’uomo che lo cerca e lo adora. La matematica è una delle più significative manifestazioni dell’amore della sapienza. Nel chiostro della sua anima, De Giorgi – amabilmente sorridente mentre ti ascoltava, o risolveva una difficile equazione, o scriveva una petizione per la liberazione d’una persona ingiustamente detenuta – rimuginava le poetiche parole che la Sapienza stessa ha proferito: Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo… io ero con lui come architetto, ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo. ENNIO DE GIORGI (1928-1996). Numerosi e importanti i riconoscimenti ricevuti per la sua attività scientifica: tra questi, il premio Presidente della Repubblica dall’Accademia dei Lincei (1973) e il Premio Wolf a Tel Aviv (1990). Socio di prestigiose accademie, tra cui l’Accademia Nazionale dei Lincei, la Pontificia Accademia delle Scienze, l’Académie des Sciences e l’Academy of Sciences degli Stati Uniti.

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