Paul Newman anticonformista geniale

Paul Newman
La ricerca di autenticità era il suo chiodo fisso. A cominciare dal mestiere che aveva scelto, perché fra lui e il teatro c’è sempre stato un rapporto solido, intenso, maturato e sviluppatosi nel tempo in un alternarsi di sicurezza e fragilità che derivavano dal contrasto fra il suo fascino mascolino e le sue origini (padre di famiglia ebrea tedesca, madre di famiglia cattolica ungherese). E tutto grazie a San Genesio, di cui si dichiarava devoto. Non solo perché il martire cristiano era protettore degli attori, ma soprattutto perché a lui doveva la scelta di frequentare l’Actor’s Studio. Genesio era un attore, ai tempi dell’imperatore Diocleziano. Specializzato nella caricatura dei cristiani, era talmente entrato in quel ruolo da abbracciare la loro fede e affrontare il martirio. Nel confronto con i molti personaggi interpretati sulla scena, Paul Newman aveva verificato un’esperienza del genere: l’occasione per elaborare un processo di approfondimento personale e di autodisciplina. Dopo molte esperienze, fu proprio nell’Actor’s Studio di Elia Kazan e Lee Strasberg che l’attore rinvenne la consapevolezza di un’immedesimazione introspettiva che soltanto il metodo Stanislavskij poteva garantirgli. Alla facile esibizione di un’esteriorità assicurata da un fisico prestigioso, Paul Newman preferì infatti la costante ricerca di una condizione esistenziale suggerita dall’accostamento fra un mondo ideale e il mondo reale. Per lui l’arte della recitazione si consumava nell’opportunità di misurarsi continuamente con le sue emozioni, condividendole con i personaggi interpretati. Sulla scena doveva vivere, non rappresentare. A. E. Hotchner, il suo amico scrittore, ricorda per l’appunto che il detto di Lacan io sono l’altro l’aveva pienamente convinto della validità del suo metodo di recitazione fondato sulla proiezione nel personaggio interpretato fino a uno scambio di identità. Nonostante una fitta filmografia punteggiata da film memorabili, Hollywood è stata avara con lui: dieci nomination, ma un solo Oscar come attore protagonista con Il colore dei soldi di Martin Scorsese nel 1986. Atteggiamento comprensibile nei confronti di uno spirito libero e indipendente da parte di una corporazione ingessata e conformista come quella dell’Academy Award.

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