Partiti nel caos, gli scenari dell’Italia verso il voto

Una lettura ironica e semiseria della situazione politica attuale, in vista del voto e della riduzione del numero dei parlamentari
Foto: La Presse
Il 25 settembre sarà un voto che resterà nella storia, con un parlamento ridotto nei suoi componenti e tante incertezze circa il futuro assetto politico.
L’Italia corre verso il voto; forse più che correre, in realtà, scivola, come i sassolini tra i piedi degli italiani in spiaggia che neanche se ne sono accorti. Infatti l’inaspettato scioglimento delle Camere sta conducendo ad un repentino e convulso rimescolamento delle carte in tavola se non, piuttosto, ad un cambio dei mazzi di carte. Andirivieni di parlamentari tra partiti, dimissioni, regolamenti di conti, riposizionamenti, ricerca disperata di posti sicuri in liste insicure. Una sola cosa è sicura nella vita, la sua fine. Meglio ricordarlo a politici che siedono nelle aule parlamentari da quando avevano i calzoni corti. Del resto, come non comprenderli, sono tutti patrioti!
Silvio Berlusconi e Matteo Salvini Foto: La Presse

L’emorragia più evidente è quella di deputati e senatori da Forza Italia, una novità nel panorama politico italiano, mentre Silvio Berlusconi che si ricandida ancora al Senato. La scissione del Movimento 5 stelle, per alcuni l’implosione che potrebbe preannunciarne la fine, è un fatto altrettanto eclatante: uno non vale più uno, il limite di due mandati è un must solo per alcuni, mentre l’alleanza con il PD sembra la scelta naturale per Di Maio & co. Di Insieme per il futuro, laddove per i pentastellati duri e puri rimasti con Conte sembra inevitabile una corsa solitaria come ai vecchi tempi.

Il sistema politico sembra ritornare ad una sorta di bipolarismo. Un’aggregazione di centro-destra (molta destra e poco centro) vede la competizione all’ultimo voto tra Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e la Lega Nord (Nord-Sud-Ovest-Est?) di Matteo Salvini, che si gioca il tutto per tutto. Forza Italia è in brandelli, mentre brandelli di cattolici si dividono la tunica tra Noi con l’Italia di Maurizio Lupi e l’Unione di Centro di Lorenzo Cesa.
L’altro centro, i membri della formazione Italia al Centro, nata dall’intesa tra Cambiamo di Giovanni Toti e Idea di Gaetano Quagliariello, oltre a Coraggio Italia di Luigi Brugnaro, sarebbero gli altri commensali di una tavola tutta da imbandire nell’attesa di un padrone di casa, il candidato premier, che A.A.A. cercasi disperatamente, no perditempo.
Presentazione Patto repubblicano Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Nel cantiere del centro-sinistra (molto centro e poca sinistra o, visto da un’altra prospettiva, quel che rimane della sinistra e tutto il resto, finanche un po’ di destra) fremono i lavori. Mettiamoci comodi. Se il Partito Democratico è inevitabilmente l’asse portante dello schieramento, non è per nulla detto che il suo segretario sarà il candidato premier.

Un Patto Repubblicano tra +Europa di Emma Bonino e Azione di Carlo Calenda rappresenta una novità, una prospettiva di centro liberale e laico, una novità così nuova che Calenda vorrebbe Mario Draghi candidato premier ma, se questi non fosse disponibile, sarebbe disposto a candidarsi lui stesso alla premiership, senza che però qualcuno gliel’abbia chiesto.
L’altro centro, quell’altro, non quello di destra, ma quell’altro, quello che guarda a sinistra, sarebbe il centro di Clemente Mastella, che ha lanciato in tempi inaspettati la formazione Noi di centro, per l’appunto, mentre anche Sandra Lonardo (in Mastella) ha lasciato Forza Italia per il gruppo misto in Senato, considerando che la deriva salviniana non fosse nel suo stile.
Enrico Letta. Foto: La Presse

Ah, è poi c’è l’altro Matteo, Matteo Renzi, che con Italia Viva non esclude di presentarsi alle elezioni da solo, d’altronde ama le sfide difficili e dice di essere abituato ad andare contro tutti ma mai con Di Maio (mai in lista elettorale, ma al governo di unità nazionale finora sì). Quindi Di Maio sì, Di Maio no, comunque sia Insieme per il futuro (questo il nome del suo nuovo partito).

Ah, e i cattolici? Gli altri… Gli altri cattolici sanno che la tunica è cucita tutta d’un pezzo e che non si spartisce, ma si tira a sorte: meglio mettersi d’accordo allora. Ecco Ernesto Preziosi con Progetto Italia – Progetto Europa, Mario Giro con Demos, Stefano Zamagni con Insieme e… qualcun altro sicuro ci sarà… almeno altri sei personaggi (uno più uno meno) in cerca d’autore per realizzare un’aggregazione dei cattolici, così è, se vi pare.

Poi ci sarà il terzo campo: quello del Movimento 5 stelle che, come affermato da Giuseppe Conte, sarà il campo giusto, sarà il terzo incomodo, con la sua agenda sociale e progressista. Una corsa solitaria alle elezioni dopo essere stati al governo con quasi tutti; del resto, che ne sappiamo noi di un campo di grano?
Giuseppe Conte. Fonte: La Presse

Uno scenario partitico alquanto affollato si prepara a contendersi un parlamento da sfollare. Proviamo a dare qualche numero. Il nuovo parlamento, con la riduzione del numero dei parlamentari di circa il 30% (da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi, oltre quelli a vita), sarà più snello, ma non è detto che sarà più efficiente. Lo scopo della riforma approvata nel 2020, infatti, è quello di migliorare il processo decisionale delle Camere e renderlo più veloce, nonché contenere le spese, con una stima di risparmio di circa 500 milioni di euro in una legislatura. Il Senato ridurrà il numero delle Commissioni permanenti da 14 a 10 accorpandone quelle di Esteri e Difesa, Ambiente e Lavori Pubblici, Industria e Agricoltura, Lavoro e Sanità. Che questo renda i lavori più efficienti è tutto da vedere.

La legge elettorale resta però invariata, mentre è stato necessario apportare una modifica dei collegi elettorali: i collegi uninominali, che vengono assegnati con il sistema maggioritario, sono adesso 221 (147 alla Camera dei Deputati e 74 al Senato) mentre i collegi plurinominali sono diventati 367 (245 alla Camera dei Deputati e 122 al Senato). A questi collegi se ne aggiungono 12 riservati ai deputati e ai senatori eletti all’estero (8 alla Camera dei Deputati e 4 al Senato).
In tal modo, aumenta il rapporto tra elettori ed eletti, passando alla Camera dei Deputati da 96.006 a 151.210 abitanti per ciascun deputato, mentre al Senato il rapporto passerebbe da 188.424 a 302.420 abitanti per ciascun senatore. Che questo si traduca in maggiore efficienza è da verificare ma, indubbiamente, se finora abbiamo visto i nostri parlamentari eletti solo da lontano, durante la prossima legislatura il rischio è che per vederli servirà un cannocchiale.

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