Parlamento mondiale religioni

La grande assise interreligiosa di Toronto mostra oggi, in maniera emblematica, cosa significa la credenza, o meglio le credenze, nell’era della globalizzazione.

Basta entrare nell’immenso Convention Centre di Toronto, dove in questi giorni circa 10 mila delegati partecipano ai più di 500 eventi per capire di che evento si tratta: una vera kermesse delle religioni. Qualcuno in passato ha anche azzardato la definizione di bazar. In effetti, oggi nell’era della globalizzazione si assiste alla trasformazione della religione in merce di scambio o in proposta formulata per convincere l’acquirente.

Le religioni, quelle che si definiscono tradizionalmente main stream, sono sempre più sfumate e, ai loro margini, appare in maniera crescente la presenza dello “spirituale” che si manifesta in alcune parti del mondo, in particolare in Occidente, soprattutto come un fatto lontano dalle religioni tradizionali. Eppure tutto questo, se da un lato preoccupa perché rischia una relativizzazione della fede di fatto già in atto, dall’altro dimostra che la sensibilità e l’esigenza dello spirito rimangono forti e richiamano uomini e donne di ogni angolo del mondo al rapporto con l’Assoluto.

Tutto questo viene in rilievo in modo chiaro e coinvolgente a Toronto, la metropoli multietnica e multiculturale, e quindi anche multireligiosa, del Canada, dove in questi giorni si sta svolgendo il VII Parlamento Mondiale delle Religioni. Sorto a Chicago nel 1893, in occasione della World Columbian Exposition, il Parlamento è stato, a suo modo, una felice intuizione per permettere un incontro e un primo confronto fra le religioni dell’Occidente e dell’Oriente.

Memorabile in quell’occasione fu l’intervento del monaco indiano Swami Vivekananda, uno dei grandi riformatori dell’induismo, che si rivolse al pubblico con queste semplici parole: «Fratelli e sorelle di America», e che presentò una religione sconosciuta ai più ma che finì per affascinare molti. L’intenzione dei padri di questa iniziativa interreligiosa era quella di riscoprire l’unità originaria delle religioni. Al di là dei risultati, il Parlamento ha rappresentato l’intuizione di un mondo che stava per nascere con processi di secolarizzazione che avrebbero messo da parte le religioni per poi vederle riprendere quota nella parte conclusiva del secolo scorso, seppur con fenomeni sconosciuti cento anni addietro.

Per un secolo di Parlamento non si parlò più fino alla ripresa nel 1993 ancora a Chicago. Negli anni successivi se ne sono svolti cinque che hanno toccato punti emblematici del mondo del terzo millennio: il Sud Africa, la Spagna, l’Australia e gli Usa per arrivare ora in Canada. Il titolo dell’evento di quest’anno è significativo “La promessa dell’inclusione, il potere dell’amore: raggiungere la comprensione globale, la riconciliazione ed il cambiamento. Un gran numero di partecipanti desidera contribuirvi e lo dimostrano i più di 500 eventi, tavole rotonde, plenarie, proiezioni cinematografiche ed espressioni artistiche più varie.

Al Parlamento non si deve venire con pregiudizi. Lo si deve vivere immergendosi al suo interno, incontrando la gente, ascoltando, soprattutto, e poi anche parlando, raccontando la propria esperienza spirituale. In tal caso l’esperienza offre uno spaccato del mondo che crede e di quello che crede a modo suo, spesso, molto a modo suo e che, pure, mostra delle esigenze profonde di spiritualità che le religioni principali e storiche non sembrano aver dato.

In tal modo, questi giorni sono preziosi per leggere l’anima dell’umanità e capire, come uomini di fede, il respiro dell’uomo e della donna d’oggi e avviare processi di discernimento all’interno delle rispettive religioni. Cosa significa seguire una delle grandi fedi millenarie in un panorama globalizzato e secolarizzato come il terzo millennio? È un interrogativo pressante a cui cristianesimo, Islam, induismo, buddhismo, sikkhismo, giudaismo e così via sono chiamati a dare delle risposte per arrivare al cuore e all’essere dell’uomo e della donna globale.

La kermesse continua, ma soprattutto continuano gli incontri a formare una fitta rete di rapporti perché, come sempre nella storia, ed ancor più oggi, il dialogo fra le religioni lo fanno gli uomini e le donne, non le religioni istituzionali. E questo resta l’aspetto più prezioso di questi giorni in cui l’inclusione è al centro dell’interesse di migliaia di persone.

 

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