Papa Benedetto XVI si dimette

Parlando in latino, nel corso del Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, papa Benedetto XVI ha annunciato che, il 28 febbraio, lascerà l'incarico perché, ha spiegato, «le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino»
benedetto XVI

“È un grande!” È la prima parola che mi è uscita dalla bocca alla notizia delle dimissioni di Benedetto XVI. Nel libro-intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald, Luce del Mondo, aveva già previsto questa possibilità: “Se un Papa comprende di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l’obbligo di dimettersi”.

Nella lunga storia del pontificato romano si conoscono cinque o sei papi che hanno rinunciato alla loro carica, famosissimo Celestino V. È una possibilità contemplata nel Codice di Diritto Canonico. Eppure si tratta di una circostanza talmente rara e remota nel tempo che lascia tutti sorpresi.

Sorpresi ed ammirati dalla lucidità e dell’umiltà della decisione. La presentazione che fece di se stesso all’inizio del pontificato come “semplice e umile servo nella vigna del Signore” non era retorica. Invera la richiesta di Gesù a “dimettersi”, dopo aver lavorato per la sua causa, come “servo che ha compiuto la sua missione”.

Sì, è un grande Benedetto XVI. Mostra a tutti che l’esercizio del potere è autentico servizio, al punto che quando non si hanno più le capacità per adempierlo, lo si lascia ad altri.

Ma veramente non ne ha le capacità? Il 2 febbraio ho avuto la gioia di poterlo incontrare personalmente in un breve intenso colloquio nel quale ho colto la profondità d’animo, la lucidità del pensiero, ma anche l’estrema fragilità fisica. Col suo gesto egli mostra di misurare le sue forze sulla grandezza del compito, e il gesto esalta il papato e la persona di Joseph Ratzinger.

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