Pace e patto educativo globale a partire dalla scuola

Piena ripresa a Bari dei “Venerdì di Pace” promossi dall’Istituto Preziosissimo Sangue di Bari per  formare una rete di scuole impegnate in una collaborazione fruttuosa per coltivare culture di pace di fronte alle sfide del nostro tempo
Bari

L’obiettivo di una scuola come luogo di incontro, d riflessione, di scambio di esperienze e conoscenze, ha caratterizzato le attività dell’Istituto Preziosissimo Sangue di Bari, che oltre alle consuete attività didattiche, ha offerto, nel corso dell’anno scolastico, eventi formativi innestando aspetti educativi, sociali e familiari.

Agli sgoccioli dell’anno scolastico proprio l’istituto paritario del capoluogo pugliese si è reso promotore di un evento cittadino al Fortino Sant’Antonio, a ridosso del mare, tra i luoghi più suggestivi di Bari vecchia con l’iniziativa “Venerdì di Pace”. Oltre agli studenti del Preziosissimo Sangue la professoressa Francesca Palamà asc ha coinvolto sei scuole superiori di Bari. In questa efficace rete scolastica, ragazze e ragazzi hanno organizzato esibizioni musicali e artistiche sui temi della pace, generando una collaborazione fruttuosa per coltivare culture di pace soprattutto davanti alle sfide del presente, messo in crisi ancora una volta dalle armi.

Proprio la comunicazione dei valori della pace e del dialogo ha riunito studenti, insegnanti, famiglie, istituzioni in un clima di convivialità.

Ad arricchire il pomeriggio, attorno alla “Cattedra dei giusti” è stato possibile ascoltare testimonianze e parole di pace che hanno dato spunti di dialogo tra gli studenti. Nella lunga carrellata proposta dall’Ips Preziosissimo Sangue, il gesuita padre Giovanni Ladiana ha esortato i giovani: «Voi non accontentatevi di fare una manifestazione una tantum. Intraprendete percorsi di coscienza». Padre Giovanni, attualmente a Bari, dopo una lunga esperienza a Reggio Calabria, sollecita: «Per contrastare la guerra possibile che l’unico modo sia produrre e vendere armi? Ci vuole coscienza per scegliere di non arrendersi e non bisogna essere forti ma coscienti».

La coscienza, unita al coraggio, è il messaggio lanciato da don Angelo Cassano, parroco della chiesa San Sabino e referente di Libera nel territorio cittadino: «Per la pace e l’accoglienza è fondamentale la giustizia. Occorre essere connessi per sentire il dolore degli ucraini ma anche di tutta la gente che scappa da contesti tragici che mangiano i diritti. Invito, perciò ad avere coraggio».

Protagonisti attivi di un percorso di interscambio culturale e di pace che favorisce la convivenza umana sono Gianni Macina, fondatore dell’associazione In.Con.Tra. che aiuta i senza fissa dimora di Bari e Andrea Caschetto ambasciatore del sorriso. Entrambi, intervenuti durante l’evento, sono impegnati quotidianamente nella solidarietà diventando prossimi accanto alle emergenze della storia. Gianni e la sua famiglia attualmente ospitano tre bambini ucraini insieme alla loro mamma e bisnonna.  Andrea porta il suo entusiasmo ai bambini in missioni e orfanotrofi in giro per il mondo.

Per rafforzare la rete della pace è opportuno, perciò comunicare parole e significati concilianti in modo da avviare processi. Già a metà maggio proprio all’Istituto Preziosissimo Sangue mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti e presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali è intervenuto durante l’incontro aperto alla cittadinanza dal titolo “Rinnovare il progresso per umanizzare il mondo e la storia” alla luce del Patto Educativo Globale promosso da papa Francesco soprattutto con l’enciclica Laudato Si’.  La scuola barese guidata dalle Adoratrici del Sangue di Cristo ha focalizzato i diversi aspetti nel corso dei mesi, pianificando incontri formativi con esperti sui temi dell’educazione, della famiglia.

Nel suo intervento Pompili parla di un ritorno all’humus: «Lo stress ha prodotto, nel tempo, adulti incapaci di sostenere l’impegno, eppure la fatica, quella comune ai nostri nonni è tutt’altro. Oggi sembra di aver svuotato la terra dell’humus», ossia ciò che dà linfa alla vita. «Oggi l’humus è sfarinato» continua «producendo adulti incapaci di sostenere l’impegno, sottoposti allo stress».

 

La generazione degli adulti ha coniato il termine stress: “Eppure la fatica fisica dei nostri nonni è tutt’altra cosa” dice il vescovo offrendo uno spunto di riflessione – «Abbiamo la testa pesante, viviamo con la sensazione di stanchezza e non trasmettiamo messaggio convincenti a chi verrà dopo di noi. Dovremo educare con quello che siamo. Per fare questo occorre ritornare a riappropriarsi del rapporto con la terra, con il mondo della natura».

Per spiegare tale concetto mons. Pompili sofferma sulla necessità di un ritorno alla manualità fortemente legato al rapporto con Madre Terra. La relazione con la natura è da riattivare permettendo così il processo della crescita dell’io all’interno del noi: «Quando non si è capaci di usare le mani si rischia di essere distruttivi. La natura permette di trovarsi davanti all’altro collegando tutto ciò che è interiore con l’esteriore. La relazione con la natura coltiva la cultura del Tu. È innegabile che l’esterno e i contesti educativi condizionino le nostre vite. Dentro e fuori sono collegati formano il nostro sguardo»”.

Mons. Pompili esorta alla necessità di dare continuità al tale rapporto che troppo facilmente i ritmi della vita rende schizofrenico. L’ospite della scuola Preziosissimo Sangue sofferma la riflessione dell’ecologia integrale introducendo l’idea del confine tra individualismo e società: «Per uscire dall’individualismo solo occorre entrare nuovamente nella dimensione del sociale. In fondo, già alla base della vita esiste un noi, cioè l’individuo capace di relazioni. Bisogna comprendere in modo deciso che le scelte sul piano individuale causano effetti in ambito sociale. Sono fortemente correlate».

Patto educativo punta a formare una persona completa e il ruolo decisivo è giocato dall’educazione della testa, del cuore e delle mani. Il vescovo di Rieti, conclude il suo intervento: «Dobbiamo puntare alla formazione di persone capaci di dar vita ad organismo sociale diverso, non una società di soci in cui gli interessi confliggono. Rigenerare le persone è centrale e il ruolo dei genitori induce ognuno di noi a generare quello che siamo». Educazione, nuova dimensione del sociale e famiglia in armonia tra loro stipulano quel patto sociale ormai necessario.

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