Obama – Modi: la storia americana dell’India

L’incontro tra i due presidenti in occasione della festa della Repubblica indiana ha ricucito i rapporti tra le due potenze e gettato le basi per una collaborazione attiva sul versante delle nuove tecnologie, del nucleare civile e dei rapporti con il gigante cinese 
Obama e Modi

 La visita di Barack Obama in India, in occasione della Festa della Repubblica che il gigante asiatico celebra il 26 gennaio, è stata una tappa importante per quella che si avvia ad essere fase conclusiva del mandato del primo cittadino americano, ma soprattutto ha segnato il trionfo della politica di Narendra Modi. Da "indesiderato" negli Usa al tempo dei fatti sanguinosi del Gujarat, lo stato nel quale è stato per un decennio Primo Ministro, fino ad ospitare il Presidente degli Stati Uniti in un clima di apertura, il passo è stato notevole.

Grande risalto è stato dato dai media e dall’opinione pubblica locale che ha la parabola del Primo ministro, “la storia americana” di Narendra Modi, sottolineando l’importanza delle tappe del suo viaggio in Nord America nel 2014. Il giorno della Repubblica in India è la celebrazione dell’unità e dell’orgoglio nazionale che si rende visibile con una sfilata su Raj Path la grande arteria che collega India Gate, il monumento al milite ignoto indiano, al Rashtrapati Bhavan, la residenza del Presidente della Repubblica. Decine di migliaia di persone si accalcano per vedere la tecnologia militare indiana sfilare, insieme ai vari reparti delle quattro principali armate. Seguono, poi i carri folkloristici dei vari stati indiani. Il clima è di festa, con fantasmagorie di colori, con una certa nostalgia del passato coloniale, ma anche con quel tocco di indian pride (orgoglio indiano), che incolla i cittadini ai televisori in ogni angolo del continente indiano: dalle metropoli ai villaggi più remoti.

Ogni anno è previsto un ospite d’onore e quest’anno la presenza di Obama sottolinea l’attenzione che l’India desidera dare agli Usa in questo momento geopolitico, ma significa anche l’impegno del suo Primo ministro Narendra Modi a costruire un’immagine diversa del suo Paese, che spesso ha vissuto rapporti complessi con gli Stati Uniti. Essere aperti ed amici degli americani in questo momento significa attenzione ad un Paese che ha superato la crisi, che è nuovamente in crescita, e che se da un lato si avvia ormai alla fine dell’era Obama, dall’altro ha ancora da dire la sua.

Il presidente americano ha dato segni importanti, almeno per gli indiani, del suo grande apprezzamento sia della cultura che della centralità dell’India sullo scacchiere internazionale e per motivi di sicurezza non resta mai in un luogo all’aperto per più di 40 minuti, mentre nel giorno dell’Indipendenza è rimasto due ore, sotto strettissima sorveglianza, a contatto con la gente. Non è arrivato a Raj Path, come da protocollo con il presidente indiano Pranab Mukherjee, ma sulla sua limousine nera super corrazzata, chiamata “the beast”, la bestia.

Obama stesso ha, poi sottolineato, che questa visita «è ricca di simbolismo, ma anche di grande sostanza». Significa, infatti, accordi bilaterali a livello economico che vanno da un prestito di 4 miliardi di dollari da parte delle banche americane a 2 miliardi di finanziamenti per progetti di energia rinnovabile, oltre ad un miliardo della Exim Bank degli USA per finanziamento altri progetti di innovazione in generale. Si sta lavorando anche a snellire la procedura per l’ottenimento dei visti per i tecnici indiani, ancora richiestissimi negli Stati Uniti, attualmente ancora oggetto di lunghissime procedure presso l’ambasciata di New Delhi e nei vari Consolati generali. Si mira alla concessione di uno stato legale permanente (LPR) che permetta una collaborazione tecnologica fra i due Paesi avvalendosi della bravura degli indiani e della tecnologia americana. Obama e Modi hanno, poi, incontrato circa 500 uomini di affari, le menti delle due nazioni, per favorire nuovi affari anche attraverso una politica fiscale vantaggiosa per entrambi.  

I due leaders hanno anche discusso questioni di geopolitica e di carattere strategico con una attenzione particolare al mare della Cina e ad alcune dispute su isole e territori. La questione è assai delicata e coinvolge direttamente l’altro gigante asiatico, che immediatamente reagito con un certo vigore ricordando che «la Cina è un grande promotore della pace e stabilità regionale. Le dispute che concernono la regione dovranno essere affrontate e risolte dalle parti interessate a mezzo di consultazioni e accordi di pace». Ovviamente la vicinanza di Stati Uniti e India desta preoccupazione nella Repubblica popolare soprattutto riguardo alla questione del nucleare.

Il nucleare civile era già stato al centro di un accordo del 2008, che aveva però incontrato ostacoli imprevisti: la richiesta delle compagnie Usa di poter seguire l'uso del materiale fissile inviato a Delhi e la "clausola di responsabilità", pretesa dall'India per coinvolgere le compagnie americane in caso di incidente nucleare. Sembra che gli incontri di questi giorni abbiano risolto entrambi i problemi. Tuttavia resta ancora molto forte la concorrenza di Russia (che sta già fornendo reattori per le centrali indiane), Cina e Francia.

Obama ha dovuto abbreviare la sua visita in India a causa della morte del re dell’Arabia Saudita. Partecipa, infatti, ai suoi funerali e questo ha significato lasciare l’India prima della tradizionale visita al Taj Mahal di Agra, il classico stupendo monumento all’amore dell’architettura Moghul. La sua visita, tuttavia, è stato un grande successo, soprattutto per la gestione Modi.

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