Norme anti-pedofilia

La Santa sede mette online una guida interna del 2003 sulle procedure nei casi di abusi sessuali sui minori.

Preti e pedofilia. In questi giorni sui media non si parla d’altro. La Chiesa è sotto attacco mediatico e, per ora, la tempesta non accenna a placarsi. Il 12 aprile sulla pagina web del Vaticano, nella sezione “Focus”, per chi volesse leggerla integralmente, è stata pubblicata una “Guida alla comprensione dei procedimenti adottati dalla Congregazione per la dottrina della fede nei supposti casi di abusi sessuali su minori”. Sono un elenco preciso di procedure da adottare, dall’indagine preliminare al processo, su ogni accusa di abuso sessuale di un minore da parte di un chierico. Non sono norme nuove, ma sono state elaborate dopo la pubblicazione, nel 2001, della lettera De delictis gravioribus di Giovanni Paolo II, e redatte nel 2003 sono applicate sin da allora. È un passo importante perché il principio della tolleranza zero verso i preti pedofili sancito anche dalla “Lettera del papa agli irlandesi” va di pari passo con quello della trasparenza assoluta, affinché la Chiesa diventi sempre di più quella «casa di vetro», tanto auspicata. Sono parti di un unico binario che condurrà la Chiesa fuori dallo scandalo pedofilia.

 

Le norme, dunque, ci sono e sanciscono, tra l’altro l’importante principio che «la legge civile in materia di segnalazione di reati alle autorità competenti deve sempre essere seguita». Vuol dire che per i Paesi dove è obbligatorio, come la Francia o l’Inghilterra, il vescovo che indaga su presunte accuse ad un sacerdote della sua diocesi ha l’obbligo, anche per le norme di diritto canonico, di informare le autorità competenti. Altro che insabbiare! E dove ciò non fosse obbligatorio il vescovo può fare opera di persuasione per denunciare il colpevole. «Noi non imponiamo – ha dichiarato Charles Scigluna, promotore di giustizia della fede, in un’intervista ad Avvenire – ai vescovi di denunciare i propri sacerdoti, ma li incoraggiamo a rivolgersi alle vittime, per invitarle a denunciare quei sacerdoti di cui sono state vittime».

 

Un altro aspetto importante da sottolineare sono i casi molto gravi «in cui un processo civile penale ha trovato il chierico colpevole di abusi sessuali su minori o quando le prove sono schiaccianti, la Congregazione per la dottrina della fede può scegliere di portare il caso direttamente al papa con la richiesta che egli emani un decreto ex officio di dimissione dallo stato clericale. Non vi è alcun rimedio canonico contro tale decreto papale». Insomma, il papa, direttamente, con effetto immediato e inappellabile, può decidere di ridurre allo stato laicale un sacerdote ritenuto colpevole. La pubblicazione di queste linee operative chiarifica ancor più che non ci saranno più compromessi e che il bene delle vittime è il bene della chiesa. Senza dubbi o confusioni.

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