Non c’è pace per la Tav

Tra scontri violenti e marce pacifiche i valsusini oggi chiedono soprattutto serenità e confronto  
Una manifestazione dei No tav
Non c’è pace per la Tav. La marcia pacifica di ieri, capeggiata dai sindaci è ferita dagli scontri e dalla tensione al cantiere alla Maddalena di Chiomonte. Sono stati sei i feriti fra le forze dell’ordine dopo due ore di vera e propria guerriglia nel corso della notte tra il 28 e il 29 luglio, con circa duecento manifestanti che hanno attaccato il cantiere della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione.

I dimostranti aderenti all’area antagonista di matrice autonoma e anarchica, secondo quanto detto dalla Questura di Torino, la maggior parte dei quali con il viso coperto, caschi e maschere antigas, hanno lanciato pietre, biglie metalliche, bulloni, petardi, bombe carta, fumogeni e fuochi d’artificio contro il cantiere sia dall’area archeologica che da sotto il viadotto Clarea dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, e le forze dell’ordine che lo proteggevano. La Polizia ha risposto con getti d’acqua degli idranti e lancio di lacrimogeni. I disordini hanno causato anche una nuova chiusura dell’autostrada che ha riaperto solo in piena notte dopo le 3 dopo aver liberato le carreggiate da pietre e oggetti.

 

Sono partite da parte della Polizia anche le perquisizioni nelle abitazioni di elementi ritenuti vicini all’area anarchica, autonoma e dei Centri sociali collegati, secondo le ipotesi degli investigatori, ai disordini dei giorni scorsi al cantiere per la Tav, sia in in Val Susa sia a Torino alla ricerca di armi ed esplosivi, in relazione agli attacchi compiuti contro le forze dell’ordine nelle scorse giornate.

 

La manifestazione pacifica di ieri ha voluto gettare acqua sul fuoco, ma di fatto non c’è  pace per un’opera che non finisce di creare polemiche e anche di dividere popolazione e forze politiche tra chi è contrario e chi è invece favorevole.
Alcuni abitanti della Val Susa, un centinaio di persone, che contestano la realizzazione della ferrovia ad alta velocità hanno dato vita in questi giorni a un nuovo presidio di protesta di fronte alla centrale elettrica di Chiomonte. Ma c’è anche chi in valle cerca di far sentire la propria voce a favore dell’opera considerata “una possibilità di sviluppo“ per una valle che sta morendo e che oggi sta anche soffrendo questi atti di violenza.

Anche la politica non riesce a trovare sintesi e un approccio non polemico alla questione. Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato due settimane da quattro ordini del giorno sulla Torino-Lione, presentati rispettivamente da Lega, Pdl, Pd e Udc. Tutti esprimono solidarietà alle forze dell’ordine per l’impegno in valle di Susa e condannano le violenze avvenute a Chiomonte. Sono stati respinti un ordine del giorno di Sel che sollecitava la convocazione di un tavolo politico ”su questo progetto di Tav che non condividiamo”, e tre odg contro l’opera presentati dal Movimento 5 Stelle.

Per il presidente Roberto Cota la gestione dell’ordine pubblico è stata “perfetta” e il governatore condanna gli atti di violenza così come tutte le forze politiche regionali. Stefano Esposito del Pd sostiene: “Siamo in una situazione inaccettabile per chi crede nei principi della democrazia e della legalità. È evidente che la Valle è ostaggio di questi delinquenti che si sentono giustificati nelle loro azioni in parte per l’omertà che li circonda in parte per la paura che induce molti valsusini a tacere“.
Anche la Francia guarda all’Italia con un certo sgomento e punta il dito sul Governo. Il quotidiano francese Le Monde il 28 luglio ha scritto che nella costruzione della Tav Torino-Lione il governo italiano “ha informato poco e male i locali”.
Oggi c’è una cosa più di ogni altra che chiedono i valsusini: un po’ di pace e di confronto pacifico.

 

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