Non basta parlare di pace

Lo scorso giovedì 1 febbraio, la splendida Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi a Firenze ha ospitato il convegno "Giorgio La Pira: la famiglia di Abramo e l'unità dei popoli" promosso dal Centro internazionale studenti G. La Pira in collaborazione con la Fondazione Giorgio La Pira, l’Opera per la gioventù G. La Pira, il Movimento dei Focolari, il Comune di Firenze e la Città Metropolitana, che si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per il 40° anniversario della morte del sindaco santo di Firenze

I lavori si sono aperti con i saluti della Consigliera Francesca Paolieri per la Città Metropolitana ed il Comune di Firenze, dell’arcivescovo di Firenze card. Giuseppe Betori, del rabbino capo di Firenze Amedeo Spagnoletto, dell’Imam di Firenze Izzedin Elzir e di Maurizio Certini direttore del Centro La Pira, che hanno introdotto il tema dell’incontro: il dialogo interreligioso per la realizzazione della pace internazionale, nel solco di quei “Colloqui mediterranei” nati negli anni Cinquanta, da un’intuizione e dall’azione di La Pira. Dialogo che sono concordi nel definire, con le parole del card. Betori, «passaggio obbligato nella costruzione di una società plurale, ma interculturale», basata su una convivenza rispettosa della dignità umana e delle diversità: una responsabilità che è inscritta nella radice comune di ebrei, cristiani e musulmani. «Ma non basta parlare di pace – ha ricordato l’Imam Elzirbisogna anche lavorare insieme per la pace», per mettere l’umanità – come espresso da Maurizio Certini – «nella condizione di fare il salto evolutivo per il quale è vocata e al quale è destinata: il salto verso l’unità». E così si è parlato della recente cessione da parte della Chiesa cattolica fiorentina, alla Comunità islamica, del terreno per la costruzione di una moschea a Sesto Fiorentino, un gesto concreto che va proprio in questa direzione.

Hanno approfondito questi e altri argomenti i relatori che sono intervenuti nella parte centrale dell’appuntamento. Pasquale Ferrara (ambasciatore italiano in Algeria) ha restituito un quadro dell’attuale situazione del Mediterraneo, regione tra le meno integrate del pianeta, percepita sempre come area di crisi piuttosto che di opportunità. Da qui la necessità di recuperare la visione lapiriana del Mediterraneo come lago di Tiberiade, nell’auspicio che le tre religioni di Abramo «come il loro patriarca, abbiano il coraggio di abbandonare la propria terra e mettersi in cammino, per proporsi come fabbriche di fiducia, motori di cambiamento e luoghi di immaginazione del futuro, soprattutto per le nuove generazioni». Mons. Corrado Lorefice (arcivescovo di Palermo) si è poi soffermato sull’attualità del messaggio politico di La Pira, «non esaltato sognatore ma amministratore capace, poliedrico e intelligente, preposto al servizio; che è riuscito a pensare a Firenze e al mondo con un’originalità che ancora oggi lascia stupiti, perché ha posto la sua fonte non nella ricerca del potere ma nel silenzio e nella parola di una fede vissuta». Mustafà Cenap Aydin (direttore dell’Istituto Tevere) ha invece tracciato un bilancio generale dell’eredità lapiriana, come di altre figure quali Chiara Lubich, associandosi nell’invito alla riscoperta della figura biblica di Abramo come modello di un’accoglienza umana, capace di attraversare e quindi superare paura e diffidenza. Infine, Giorgio Mortara (vice presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane e medico chirurgo) ha parlato di alcune iniziative nate sotto la comune egida della Diocesi milanese, del Coreis e del Rabbinato di Milano, tra cui la creazione di seminari di formazione volti a sensibilizzare gli operatori sanitari e il personale addetto alle carceri sui temi del pluralismo religioso e delle identità spirituali.

Hanno chiuso il convegno interessanti testimonianze di buone pratiche di dialogo interreligioso: dai campus di DanceLab, in cui la danza diventa strumento di pace tra ragazzi israeliani e palestinesi, al Campo internazionale promosso dall’Opera per la gioventù La Pira, che ogni estate offre a giovani provenienti da tutto il mondo un’opportunità irripetibile di confronto e di crescita; dall’esperienza di Hamdan Al-zeqri, guida spirituale islamica nel carcere di Sollicciano, al costante impegno per l’integrazione della Comunità di Sant’Egidio, di cui le scuole di italiano per stranieri sono solo un esempio; per finire con la Scuola fiorentina per il dialogo interreligioso presieduta dal Rav Joseph Levi.

«Un momento di sintesi, – ha chiosato il Maurizio Certini a margine dell’evento – un’occasione di incontro per le molte persone, per i molti amici che da anni sono impegnati a Firenze, in Italia o all’estero, in attività ispirate più o meno direttamente dalla figura di Giorgio La Pira e promotrici di dialogo».

 

 

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