Nel segno di Pozzato

Maltempo, fatica, cadute e poi la gioia della vittoria. Cosa succede dopo. Diario dal 93° Giro d’Italia
Filippo Pozzato 2
 

12° tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati  206km

 

Ciao a tutti! Prima di parlarvi della 12° tappa, voglio dirvi qualcosa a riguardo della temuta tappa di mercoledì che prevedeva l’arrivo a l’Aquila. Diciamo che non ha tradito le aspettative, almeno le mie, è stata una tappa che sicuramente verrà ricordata a lungo, la parola giusta per descriverla è: allucinante! Ancora una volta il brutto tempo l’ha fatta da padrone per 220km sui 260km totali: abbiamo preso vento freddo, pioggia e a tratti anche grandine.

Io sono stato coinvolto in una caduta quando al traguardo mancavano 160km e non vi dico quello che ho sofferto per il dolore all’anca e alle ginocchia già malandate da giorni ma, l’importante è stato finire la tappa. Quello che è successo in corsa, ovvero la fuga di 56 uomini, lascio a voi giudicare. Penso solo che i team dei primi in classifica avrebbero dovuto onorare di più il Giro d’Italia e prendersi da subito carico dell’inseguimento.

 

Tornando alla tappa di oggi la 12°, direi che è stata una frazione regolare, è andata via la solita fuga che poi è stata ripresa nel finale, dove c’è stato un attacco da parte degli uomini di classifica sull’ultima salita. Attacco che purtroppo è andato in porto, dico così perché nella volata del gruppo sono arrivato secondo, ma gli uomini in testa erano 10…

La tappa è stata vinta da Filippo Pozzato che conquista la prima vittoria italiana in questo Giro d’Italia.

Adesso vi parlo del dopo corsa.

Dopo l’arrivo noi corridori ci facciamo la doccia sui bus delle nostre squadre, per poi raggiungere l’albergo, dove a turno riceviamo il meritato massaggio per sistemare le gambe dalla fatica della tappa. E’ molto importante inoltre reintegrare liquidi ed energie nella prima ora dopo la tappa, così sul bus ogni corridore trova il proprio "sacchetto del dopo gara" con all’interno un panino col prosciutto e frutta.

Poi dopo che tutti hanno fatto i massaggi si va a cena, l’ora dipende dal trasferimento che c’è dopo ogni tappa, infatti se il trasferimento è elevato a volte capita anche di cenare alle 22….

 

 

 

11°tappa Lucera – Aquila 256km Giro loco

I corridori lo sanno bene. Le corse in bicicletta sono un po’ come la vita: salite e discese, gioie e dolori, vittorie e sconfitte. L’attimo giusto a volte sembra non arrivare mai, un giorno si cade, il giorno dopo si fa la stessa fine, poi la voglia di assaporare qualcosa di diverso inizia a farsi largo, finché quell’attimo un giorno arriva per rimettere tutto in gioco. Il campione vero è colui che sa tener duro nel momento di difficoltà perché spera sempre in un giorno migliore l’indomani e in quel giorno è convinto di poter cogliere l’attimo vincente.

 

Il momento giusto Carlos Sastre Candil, l’ha colto sulle strade segnate dalle cicatrici del recente terremoto che ha colpito l’Aquila. In fuga 56 corridori, il vantaggio sul gruppo maglia rosa sempre più assottigliato supera i 15 minuti, la giornata è per l’ennesima volta funestata dal maltempo, di pianura ce n’è poca e i chilometri da percorrere sono tanti. Si vive una situazione surreale perché i “big” e le loro squadre stanno alla finestra. L’Astana, il team della maglia rosa, lascia fare. Liquigas, Lampre, Bmc, Androni Giocattoli e Acqua e Sapone non riescono a risolvere un intricato rebus. Davanti c’è Sastre e con lui diversi altri corridori di discreto valore che indossano le maglie delle squadre citate che si ritroverebbero da gregari ad occupare le posizioni alte della classifica generale. A qualcuno viene detto di staccarsi per non compromettere la classifica del loro capitano ma, la fuga continua e va in porto. Vinokourov perde la maglia rosa, che passa sulle spalle del giovane neoprofessionista Richie Porte (Saxo Bank), accumulando così un ritardo di ben dieci minuti dalla vetta della classifica. Sastre riapre i giochi, ritornando con leggerezza tra i pretendenti per la vittoria finale.

 

Nel giorno delle polemiche e delle accuse tra i dirigenti delle squadre per aver fatto naufragare maldestramente la corsa, un ciclista, un uomo offre a tutti noi la possibilità di capire che le corse in bicicletta sono un po’ come la vita. Bisogna sempre lottare vivendo il presente cogliendo quell’attimo che può riportarti in corsa per la vittoria di un Giro d’Italia o che ti può cambiare la vita. Scegliete voi da quale prospettiva leggere le corse in bicicletta…

 

10° tappa Avellino – Bitonto 230km A tutta birra

 

Splende il sole sulle strade del Giro d’Italia e i corridori sembrano dire: “Finalmente!”. Dopo le “nuotate” e il freddo dei giorni precedenti, il gruppo sembra voler abbronzarsi cogliendo un attimo di serenità offerto da un percorso non impegnativo e dalle strade scorrevoli e selvagge della Puglia.

 

“Il tachimetro della moto segna i 70 orari e siamo a meno dieci chilometri dell’arrivo” – commenta così Paolo Savoldelli dalla motocronaca, un finale di tappa velocissimo. I corridori nelle retrovie del gruppo, sventolano come delle vere e proprie bandierine, si va troppo forte per chi non ama la pianura o per chi non ha ancora recuperato le fatiche di dieci giorni di corsa. Se perdi la scia della ruota del corridore che ti precede e sei fritto a meno che… chi si stacca non porga la mano al collega che sta dietro che riceve una spinta per cucire il così detto “buco”. Uno stratagemma importato dal ciclismo su pista che su strada sarebbe irregolare ma, in situazioni del genere i giudici di corsa chiudono un occhio.

 

La fuga di giornata viene ripresa, l’ultimo chilometro è un vero e proprio budello. Matteo Tosatto (Quick Step –Innergetic) prova a giocare d’anticipo ma, gli scudieri di Tyler Farrar fanno buona guardia. Julian Dean, l’uomo scelto per lanciare lo sprinter statunitense, si accorge di avere a ruota un avversario e subito dietro il suo capitano. In prossimità dell’ultima curva anticipa la volata e parte come una fionda guadagnando tre metri su Gregory Henderson del team Sky che è costretto ad anticipare il suo sprint favorendo il gioco di Farrar che salta l’avversario e va a riprendere il compagno di squadra, permettendosi il lusso di voltarsi per controllare la posizione degli avversari. Dei veri kamikaze! Voto 10 a Tyler Farrar e ai suoi fidi scudieri!

 

 

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