Nel 2005 tutti a Colonia

Èun evento che si è maturato nel tempo e per chi quel tempo lo ha vissuto, è diventato una sorta di storia parallela condivisa da tanti e fatta di ricordi comuni. Stiamo parlando della Giornata mondiale della gioventù, manifestazione fortemente voluta dal papa che ogni due anni dal 1985 riunisce migliaia di giovani in una città diversa del mondo. Buenos Aires ’87, Santiago del Compostela ’89, Czestochowa ’91, fino ad arrivare all’immensa spianata di Tor Vergata a Roma dove due milioni di giovani – mai così tanti nella storia della chiesa – celebrarono insieme il giubileo 2000. È un album che si sfoglia volentieri. La domanda è sempre la stessa: Tu c’eri a Parigi e a Manila?. E giù scambi di ricordi, di immagini, di incontri. Ognuno ha un aneddoto singolare da raccontare. Molti di quei giovani oggi hanno famiglia e figli. Alcuni hanno addirittura intrapreso una via coraggiosa di totale consacrazione a Dio. La Gmg lascia in chi vi ha partecipato, un segno importante, non fosse che per quell’esperienza di profonda comunione con la chiesa universale che si vive e per quel rapporto speciale e personale che si instaura con il papa. E allora può anche andare male tutto, ma il papa e i giovani non deludono mai. Nel 2005, l’appuntamento è a Colonia. E già fervono i preparativi. In Germania, dove da tempo lavora un comitato organizzativo. Ma anche in Italia dove c’è già un fiorire di iniziative. Basta cliccare su www.gmg2005.it per farsene un’idea. Un sito interattivo e multimediale, promosso dalla Conferenza episcopale italiana, dove è possibile scaricare il logo della manifestazione, video interviste, calendario delle giornate, le modalità di iscrizione. All’evento si sta preparando anche il papa, che ha già scritto il messaggio. Breve come sempre. E come sempre controcorrente. Ai giovani chiede di non credere ai facili miti del successo, di rifiutare le seduzioni del denaro, di non lasciarsi andare in un tragico vuoto spirituale. La proposta è quella di vivere una vita piena. Come? Facendo – scrive il papa – scelte coraggiose , come quella di dire di sì a Gesù. Sono ancora tanti i giovani che non conoscono l’amore di Dio. Ma per essere testimoni credibili, bisogna essere dei santi perché solo i santi possono rinnovare l’umanità. PACE Giornata internazionale di preghiera Mentre il mondo è in guerra in tanti luoghi e le forze della violenza e dell’oppressione sembrano crescere e moltiplicarsi, può sembrare futile pregare per la pace. Ma noi, cristiani, noi crediamo alla forza e alla promessa della pace, noi crediamo ugualmente al potere della preghiera. Con queste parole, Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, presenta in un messaggio le ragioni per cui il 21 settembre, in sintonia con la Giornata per la pace indetta dall’Onu, oltre 500 milioni di cristiani nel mo Giornata internazionale di preghiera per la pace. La manifestazione – promossa dal Consiglio ecumenico delle chiese – è stata sostenuta dai maggiori leader delle Chiese cristiane che hanno lanciato via Internet messaggi video per la pace. Molte persone – ha detto il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I – considerano la violenza e la guerra come mezzi per migliorare la situazione del mondo. Con questa convinzione non si sono risparmiati gli innocenti e persino i bambini; ma – ha aggiunto il patriarca – rispondere alla violenza con altra violenza crea un circolo vizioso dove il male è perenne. Si rivolge direttamente a tutti gli uomini di buona volontà l’arcivescovo Desmond Tutu, premio Nobel per la pace. Dio conta su di voi perché di fronte alle tragedie che si consumano in Darfur, Beslam, Harare, Colombia, Gerusalemme, Belfast non ha che voi perché il nostro mondo si apra alla giustizia e alla pace. Vi domandiamo – incalza il vescovo Wolfgang Huber, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica di Germania – di ricordarvi in maniera particolare, nelle vostre preghiere, delle chiese d’Europa, affinché possano davvero contribuire ad edificare una Europa pacifica ed un ordine mondiale giusto. RUSSIA L’icona di Kazan è tornata a Mosca Dopo il dono dell’icona di Kazan da parte del papa al patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II si respira un clima migliore. È il bilancio che il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, stila al termine del viaggio compiuto a capo di una delegazione composta appositamente dalla Santa Sede per riconsegnare a Mosca l’immagine sacra della Madonna alla venerazione del popolo russo. La cerimonia si era tenuta il 28 agosto nella cattedrale della Dormizione del Cremlino, cuore dell’ortodossia russa. Della delegazione vaticana, hanno fatto parte anche il priore di Bose Enzo Bianchi che ogni anno ospita nella sua comunità studiosi e rappresentanti della Chiesa ortodossa russa per uno scambio di riflessione e studi sulla spiritualità russa, e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, anch’essa fortemente impegnata a tessere rapporti di amicizia con Mosca. Arrivato a Roma, il card. Kasper è stato ricevuto in udienza dal papa, per aggiornare del viaggio. Poi in un’intervista rilasciata ad Asianews, ha parlato di un’atmosfera cordiale e serena. Per il cardinale, l’icona di Kazan ha toccato i cuori delle persone, della gente in Russia. Kasper ha ricordato che nel precedente viaggio è stata istituita una Commissione bilaterale per risolvere i problemi che rendono difficile il dialogo tra le due chiese. INGHILTERRA Uniti per la vita Hanno deciso di unire le forze per far sentire più efficacemente la loro voce e le ragioni delle loro convinzioni. Sono l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams e il card. Murphy- O’Connor, il primo a capo della Chiesa d’Inghilterra (Comunione anglicana), il secondo presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles (cattolici). Sono i due firmatari di una dichiarazione congiunta contro un disegno di legge sull’eutanasia elaborato di recente dal Comitato ristretto della Camera dei Pari. Il testo verte sulla morte assistita per i malati terminali ed è volto a modificare la normativa vigente che vieta l’eutanasia per introdurre il suicidio assistito. In un messaggio rivolto al Comitato, i responsabili delle due chiese scrivono: È del tutto fuorviante proporre una legge per consentire che i malati terminali vengano uccisi o assistiti nel suicidio proprio da coloro che dovrebbero prendersene cura ; un passo di questo genere minerebbe i fondamenti del diritto e della medicina e negherebbe il dovere dello stato di farsi carico delle persone vulnerabili . Secondo i leader delle due chiese, il rispetto per la vita umana in ogni suo stadio è il fondamento di ogni società civile e le conseguenze a lungo termine di ogni modifica alla legge sull’eutanasia sarebbero immensamente gravi.

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