Naufragio con spettatore

L’arte di Claudio Parmiggiani. Tragica bellezza  in una crisi culturale.
Parmiggiani
L’arte di  Parmiggiani è da sempre uno specchio per la nostra umanità. Una sua mostra diventa un appuntamento tanto prezioso quanto raro. L’artista permane da cinquant’anni in un esilio volontario. Le lunghe assenze dalle rassegne artistiche “di grido” sono forti dichiarazioni di estraneità, indipendenza e libertà. Eppure il suo silenzio assume il carattere dell’attesa e della gestazione; ogni apparizione pubblica, senza clamore e senza strepito, eleva un canto dove tutte le altre voci raramente riescono ad arrivare: alle soglie della coscienza.

 

Ancora una volta gli ambienti espositivi sono luoghi strappati all’oblio; l’artista li riporta alla vita eleggendoli alla sacralità, alla riflessione e alla meditazione. Niente illuminazione artificiale; la luce mutevole delle corte giornate invernali accarezza ogni opera, mentre le finestre diventano il tramite discreto che mette in comunicazione l’arte di Parmiggiani con la scena urbana visibile all’esterno. Tutta la mostra risuona come l’ultimo atto di un’opera la cui protagonista è solo l’assenza.

 

Gli strumenti musicali sono avvolti in uno struggente silenzio: di una viola non resta che la vecchia custodia in legno sulla quale si posano coloratissime farfalle. Simbolo di Psiche, e quindi dell’anima, questi meravigliosi e delicatissimi insetti stanno all’interno di oggetti inanimati a ricordarne la vita, il tesoro inestimabile che un tempo vi era racchiuso: il suono, la musica, oppure il pensiero, quando l’oggetto in questione è un cappello capovolto. Queste immagini discrete ma incisive ci interpellano e vien da chiedersi: “Come abbiamo potuto permette che tutto si svuotasse”? Ma se l’arte di Parmiggiani opera uno scrollone non è mai una picconata ai massimi sistemi; si tratta piuttosto di una scossa alla coscienza del singolo, un risveglio a sè stessi e alle cose, una conversione. L’imperativo è dichiarato direttamente dall’artista che scrive: «Esigere tutto e unicamente da sè stessi. Non superare gli altri, ma sè stessi».

 

Anche le celebri Sculture d’ombra dell’artista rievocano l’assenza. Sulle pareti è impressa in negativo l’impronta di grandi scaffali carichi di libri. Come fantasmi i profili chiari emergono dallo sfondo annerito di nero-fumo. Le silouettes di luce vibrano in tutto il loro mistero: una grande sindone di parole, pensieri, storie, di ciò che è stato e che ora non è più. Come testimoni muti ma vivi, le ombre di luce appaiono come l’anima delle cose. Questa potente icona dell’assenza diventa una radiografia cosmica: le sue ombre, ribaltate in disegni di luce, trasudano su di noi il loro segreto di morte e di vita.

 

Una campana è appesa dal batacchio; un tempo suonava a festa e raccoglieva la gente; oggi grava immobile nel vuoto come un impiccato.

 

E infine il naufragio: una grande ancora sfonda da parte a parte la parete. L’epilogo del viaggio si svolge nella vicina chiesa di San Marcellino che, sconsacrata e svuotata di tutto, può celebrare un’ultima conversione: quella del nostro sguardo. Nella zona absidale una grande barca è arenata su un mare di libri. Sugli alberi del mozzo le vele sono abbassate. L’immagine potente e tragica allude al naufragio della nostra cultura e del nostro sapere. Il titolo ci interpella: “Naufragio con spettatore”. Ma siamo davvero solo spettatori? L’arte di Parmiggiani riapre gli occhi della coscienza; ci si risveglia alla deriva del tempo, delle cose, di se stessi. In tanta bellezza, l’imminenza di un finale tragico. A ciascuno la scelta di stare a guardare o di cercare nuove rotte. 

 

Claudio Parmiggiani – Naufragio con spettatore, Palazzo del Governatore e Chiesa di San Marcellino, Parma, fino al 16/1/2011. Catalogo Allemandi

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