Napolitano e Francesco uniti nel dialogo

Una cordiale stretta di mano tra il presidente e il pontefice, nel cortile del Quirinale, dà inizio ad una visita che ha un sapore storico, con un forte messaggio rivolto in particolare all'Italia. Preoccupazioni comuni, risposte convergenti
Papa Francesco e Giorgio Napolitano

Dialogo, dialogo, dialogo. L’Italia e quanti la rappresentano sono immersi  «in una faticosa quotidianità, dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del Paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima spesso avvelenato e destabilizzante». Giorgio Napolitano conclude il suo saluto pubblico a papa Francesco con parole gravi e con un tono di voce che tradisce confidenza. «Quanto siamo lontani nel nostro Paese da quella cultura dell'incontro che Ella ama evocare, da quella Sua invocazione: "Dialogo, dialogo, dialogo"!». E aggiunge «è tempo di levare più in alto lo sguardo, di riguadagnare lungimiranza e di portarci al livello di sfide decisive che dall'oggi già si proiettano sul domani». Un discorso schietto e denso quello del capo dello Stato a papa Francesco, nel quale fa riferimento a «un orizzonte più vasto» che va ben oltre quello del rapporto tra Chiesa e Stato.

Papa Bergoglio lo raccoglie e definisce «un segno di amicizia» la sua visita al Colle, «simbolica casa degli italiani», come ricorda fu definita da Benedetto XVI (4 ottobre 2008), e a lui vuole rivolgere «in questo momento il nostro pensiero e il nostro affetto». Aggiunge poi un tocco personale «vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo».

Preoccupazioni comuni, risposte convergenti. Papa Francesco si riferisce alle tante «questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti» e accenna all’attuale crisi economica che ha tra gli effetti più dolorosi «un’insufficiente disponibilità di lavoro». Se compito della Chiesa è «testimoniare la misericordia di Dio» lo è parimenti incoraggiare «risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l'impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto».

Al centro delle speranze e delle difficoltà sociali «c'è la famiglia». Papa Bergoglio è convinto che occorra «promuovere l'impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia», quale «luogo primario in cui si forma e cresce l'essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili». Essa, ha rilevato, «ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci» per svolgere «il suo insostituibile compito», «mentre mette a disposizione della società le sue energie, essa chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata».

Bisogna «guardare le singole persone, una alla volta». Lo ha evidenziato il capo di Stato nel riconoscere quale «carattere distintivo» della missione pastorale di papa Francesco una «forte considerazione per la persona», il saper «comunicare con i semplici», il trasmettere «a ciascuno e a tutti i valori del messaggio cristiano», «innanzitutto quello dell’amore per gli altri»,  per combattere «il dilagare dell'egoismo, dell'insensibilità sociale, del più spregiudicato culto del proprio tornaconto personale». E tra i mali che «affliggono oggi il mondo» ha ricordato i «giovani privi di lavoro» quasi ‘schiacciati sul presente’, e la solitudine dei vecchi.

Il presidente Napolitano si è anche riferito alla «distinzione di ambiti» e al reciproco rispetto «della laicità e sovranità dello Stato» e insieme «della libertà e sovranità della Chiesa», riconoscimento che lungo la storia ha portato a convergere sempre di più nell’operare congiunto per «la promozione dell'uomo e del bene del Paese». E, con tono accorato, si è augurato che la politica possa trarre «uno stimolo nuovo dal suo messaggio e dalle sue parole», nella speranza che ricuperi «partecipazione, consenso e rispetto, liberandosi dalla piaga della corruzione e dai più meschini particolarismi». È un messaggio, quello di Bergoglio, che «si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà» e fa pensare «a un dialogo senza precedenti per ampiezza e profondità tra credenti e non credenti».

L’augurio per l’Italia viene in conclusione da papa Francesco. Che il Paese «attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali», sappia trovare «la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona e ad offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia».

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