Moni Ovadia e le ragioni dell’antisemitismo

Il 27 gennaio si celebra la Giornata della memoria, per ricordare le vittime dell'Olocausto. Intervista a Moni Ovadia, musicista, cantante, attore, drammaturgo, scrittore, sul fenomeno complesso dell'odio verso gli ebrei. L'attenzione ai fenomeni del linguaggio. Le radici della dignità umana.

Bisogna stare molto attenti al linguaggio ‒ lei ripete spesso ‒ perché anticipa cosa accadrà nel futuro. Gli “odiatori” che stagione possono anticipare?
Anticipano le stagioni delle catastrofi. Adolf Hitler in Mein Kampf ha descritto esattamente quello che avrebbe fatto. I crimini del nazismo sono stati compiuti in tempo di guerra dove l’odio cresce in maniera esponenziale. In tempo di pace c’è stata una persecuzione organizzata contro gli ebrei. L’esempio cruento più eclatante è la Notte dei cristalli che ha causato un centinaio di morti. Il partito nazista addirittura prese le distanze e accusò dei teppisti anche se non si poteva far nulla ‒ si giustificavano ‒ perché la gente odia gli ebrei. Pensa se fossimo in guerra cosa succederebbe? Hitler, mi duole dirlo, quello che ha detto, ha fatto. Non è stato diverso lo stalinismo, prima ha comunicato le sue intenzioni con le parole. Bisogna monitorare il linguaggio perché da sempre permette di individuare i processi di depravazione della società. Passare, per esempio, dalla parola “cittadino” alla parola “utente” o “cliente” vuol dire che una società è fondata sul denaro e non sulla democrazia e i valori dell’uomo. Il cittadino ha uno status, ha dei diritti. Sono una persona, non un individuo che serve ad un meccanismo socio‒economico.

Quali sono le radici della dignità umana?
Sono titolare di dignità indipendentemente se sia credente o no. La dignità è l’elemento assoluto che esiste in ogni essere umano senza far ricorso al divino. In noi c’è l’assoluto. I padri costituenti tedeschi nell’art 1 comma 1 scrivono: «La dignità dell’uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla». Non dice la dignità del cittadino tedesco, ma la dignità di ogni uomo. Nel comma 2 leggiamo: «Il popolo tedesco riconosce gli inviolabili e inalienabili diritti dell’uomo come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo».

Quali sono le ragioni antropologiche dell’antisemitismo?
L’antisemitismo è un fenomeno complesso che non scomparirà fintanto che non esisterà una società fondata sull’accoglienza dell’altro. L’ebreo è stato l’altro per antonomasia. E il problema definitivo dell’umanità è il problema dell’altro, non quello dell’io, ma del tu. Quando accetti il tu, ti sei incamminato sul cammino della pace e ciò riguarda sia le tre religioni monoteiste sia tutte le concezioni universali. Per questo è intollerabile che, per esempio, dal cristianesimo si sia sviluppato l’antigiudaismo. «Auschwitz  – diceva papa Woytila –  è il Golgota del mondo contemporaneo». Sul Golgota era salito Gesù, un ragazzo ebreo. Duemila anni dopo c’è salito tutto il popolo ebraico e i carnefici erano tutti stati educati cristianamente. È un corto circuito terribile. Quelli che sarebbero dovuti salire sul Golgota di Auschwitz dovrebbero essere stati i cristiani e non gli ebrei secondo quello che diceva la Chiesa, la nuova Israele. È molto pesante da gestire. Fare i conti con la storia costa caro.

E il rapporto con il potere?
Un’altra delle ragioni è che gli ebrei sono una minoranza. Gli ebrei hanno fatto una cosa terribile: hanno creduto che il potere non conta nulla perché c’è un Dio che non si vede, non si sa il nome, sta dappertutto e da nessuna parte, che forse non esiste neanche, che ha dichiarato che gli uomini sono tutti uguali e che il potere non conta niente. Tutti coloro che sono assetati di potere tirannico non possono non finire per non odiare gli ebrei. Un’altra questione è quella di Israele. Sono ebreo e molto legato alla mia identità ebraica, ma considero il governo di Israele oppressore dei palestinesi. Invece, molti ebrei, hanno sostituito la Torah con il governo di Israele. L’antisemitismo è come l’antisionismo? Perché non posso dire che il governo di Israele è segregazionista e colonialista? Non c’entra nulla la religione con lo Stato di Israele. Il sionismo è un movimento nazionalista che all’inizio aveva delle ragioni, ma che con l’andare del tempo è degenerato in un nazionalismo furioso.

Leggi anche l’inchiesta Il carnefice e la vittima e Antisemitismo, perché

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