Migramed e gli italiani stranieri

Le Caritas di tutta Italia a confronto sui temi della migrazione: cittadinanza, contributo all'economia nazionale, rapporto con il nord-Africa alcune delle problematiche affrontate
migramed

Tre giorni di confronto e dibattito tra le Caritas del Mediterraneo, quello del Nord e quello del Sud. Oltre mille persone nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile hanno partecipato alle tre giornate di lavori di Migramed 2012 dal titolo “Dialogo tra le sponde. Le rotte, le rivoluzioni, le religioni”, organizzata dalla Caritas Italiana in collaborazione con quella Diocesana di Cagliari.

Tre i momenti: un seminario Caritas Internazionali con delegati provenienti da Libia, Libano, Turchia, Tunisia, Marocco, Algeria da una parte e rappresentanti della Caritas di Francia, Germania, Malta, Grecia, Spagna, Albania, Europa, e Repubblica Ceca. Le due sponde del Mediterraneo a confronto sul lavoro da fare in vista dell’aumento dei migranti in movimento. Esemplare la storia raccontata di Ran Cohne: in Israele nel Sinai, al confine con l’Egitto, migliaia di profughi vivono in condizioni precarie senza grande possibilità di veder modificata la propria condizione, dopo la rivoluzione che ha cacciato il vecchio regime e si accinge ad avere un nuovo governo con le elezioni. Oppure i rappresentanti di Marocco e Algeria che hanno raccontato dei campi profughi ai confini con gli Stati sub-sahariani, dove migliaia di rifugiati sono accampati per fuggire dalle guerre di Paesi come Mali e Sudan.

Il secondo giorno spazio al convegno pubblico, con studiosi ed esperti a sottolineare la necessità che il nostro Paese e la stessa Europa colgano l’opportunità data dalle migrazioni. Su tutti il tema della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. “Basterebbe una semplice modifica legislativa – ha affermato il professor Pietro Ciarlo, docente di diritto costituzionale dell’Università degli Studi di Cagliari – per dare la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia. La modifica porterebbe ad un risultato grande e doveroso, come ha affermato il Capo dello Stato. Oggi in nome della libertà di scelta del nato in Italia, il nato non può diventare italiano prima dei diciotto anni, è un vero non senso. Viceversa la vecchia legge sulla cittadinanza permette, a chiunque abbia un ascendente italiano, di chiedere la cittadinanza, anche se l’ascendente è emigrato con passaporto non italiano, cioè con un passaporto di uno Stato pre-unitario, cioè prima del 1861”.

Sulla necessità di dare la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia si è detto favorevole anche l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio. “Il tema dell’immigrazione ed in particolare il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati, nati sul nostro suolo – ha detto mons. Miglio – è stato uno dei temi inseriti nella 46^ Settimana sociale nella prospettiva della crescita. Questo significa che tutto il mondo che ha collaborato a quell’appuntamento è stato concorde nel vedere la presenza degli immigrati nel nostro Paese, con le dovute condizioni di legalità, come una presenza importante per la nostra crescita. In particolare l’attenzione ai bambini, nati sul suolo del nostro Paese, non è casuale se consideriamo la grave crisi demografica che stiamo vivendo. Questo è un tema di cui parliamo sempre mal volentieri, perché parlare di crisi demografica, che avrà dei tempi di reazione lunghi prima che si riesca, se lo vorremo, ad avere un’inversione di tendenza, significa mettere in discussione tutto un modello di sviluppo, vuol dire fare un’autocritica robusta per scelte fatte, per mentalità consolidatesi, per un tipo di cultura alla quale tutti in qualche modo siamo corsi dietro. L’accoglienza degli immigrati non va vissuta solo come umanitarismo che è importante, non è soltanto volontà di dialogo, non è soltanto apertura a nuove culture, a presenza di nuove religioni, ma va vissuto come un evento che il nostro Paese in questo momento può e deve vedere come una vera opportunità”.

Nel terzo giorno spazio all’incontro del Comitato Nazionale Immigrazione. Secondo i dati della Caritas in Sardegna gli immigrati in Sardegna sono 38mila di cui un terzo nelle provincie di Cagliari e di Olbia Tempio. Di questi 500 hanno richiesto asilo, per ora però solo 200 hanno ottenuto il colloquio con l’apposita commissione. Da quando è iniziata l’emergenza nord Africa le Caritas di tutta la Sardegna, sotto il coordinamento della Protezione Civile, hanno cercato di dare risposte alle esigenze di tantissimi che sono giunti nell’Isola da Lampedusa, con risultati soddisfacenti sotto il profilo dell’integrazione.

Secondo Mario Morcone, capo di Gabinetto del Ministro della Cooperazione ed integrazione Andrea Riccardi “il ministro sta lavorando intensamente sui Paesi del bacino meridionale del Mediterraneo, come pure sulle nazioni dell’Africa centrale. Oggi il tema della primavera araba e quindi della riscossa democratica e della richiesta forte dei diritti da un lato ha certamente fatto fare un grande passo in avanti ma dall’altro ha creato un’area di grande instabilità. Tutto ciò evidentemente ci mette nelle condizioni di dare delle risposte alle aspettative a sostegno delle giovani democrazie che stanno nascendo ma anche ad affrontare tutti i problemi che vengono dall’immigrazione tunisina, libica, anziché come dai Paesi come l’Egitto se non dal sud est, dal Medio Oriente, dove la situazione della Siria altrettanto complicata”.

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