Messaggio dall’anno Mille

Pubblichiamo in due puntate un articolo di Danilo Zanzucchi che si propone come un reportage dalla Catalogna ricco di illustrazioni, mentre rimandiamo per l’articolo completo al sito www.cittanuova.it.
Una scultura del volto di Cristo

Fu uno spettacolo veramente desolante quello che si presentò a monsignor Morganes, una settantina d’anni fa, quando si recò a visitare la già celebre abbazia di Ripoll. Trent’anni prima era passata la rivoluzione per quelle contrade, la buona gente ne era rimasta sconvolta, e parecchie delle chiese, in quelle valli, eran state ridotte in rovina. Così come in rovina gli si presentava ora la chiesa di Ripoll. Eppure Ripoll era stato un centro fiorente di vita cristiana. Ma dodici secoli fa la Spagna sembrava perduta. I mori del Califfato di Cordova eran già giunti ai piedi dei Pirenei. Alla fine del 900 il terribile Al Manzour – l’Attila di quei tempi che, dove arrivava, bruciava e devastava – aveva raggiunto Santiago di Compostella, mettendola a ferro e a fuoco e distruggendovi la cattedrale.

 

Di fronte a tale uragano, che minacciava di sommergere ormai tutto e tutti, la resistenza cristiana si arroccò sui Pirenei nei posti di più difficile accesso, mentre sui monti delle Asturie, sotto i re Ramiros, essa si organizzò – come si direbbe oggi – alla partigiana, sopravvivendo clandestina anche nelle regioni occupate dai mori.

Questa volontà di restar fedeli alla religione di Cristo, trovò sia sui Pirenei che nelle Asturie la sua manifestazione concreta nella costruzione di chiese, vere “fortezze di Dio” dislocate lungo i confini del Califfato, e nelle isole di resistenza in seno allo stesso territorio occupato.

 

Poteva sembrare follia, allora, di fronte all’immensa potenza dei Mori, tentare un capovolgimento della situazione. Eppure, alla fine, la vittoria fu proprio di questi “insensati” cristiani; una vittoria raggiunta lentamente, dolorosamente, attraverso una riconquista condotta palmo a palmo e a prezzo durissimo.

Per questi cristiani fu allora naturale esprimere la loro fede costruendo ovunque chiese e abbazie, dalle valli dei Pirenei, che avevano rappresentato le trincee della loro eroica resistenza, alle tappe del pellegrinare di tanti fedeli sulle strade che portavano a Compostella. (…)

 

Fu a quei tempi che prese forma quella che noi oggi chiamiamo arte romanica, che fu l’espressione di un modo di vivere, di una mentalità, di un orientamento generale, quali si andavano diffondendo in tutta Europa con una potente carica unitaria. Perché soprattutto si trattava di un modo di vivere, di una mentalità e d’un orientamento cristiani.

Danilo Zanzucchi

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