Matvejevic, viva la diversità

È morto un grande del pensiero mediterraneo. Un uomo dalle radici complesse e dalla semplicità di pensiero: bisogna valorizzare popoli e culture, non tarpar loro le ali

Aveva nel sangue la complessità, padre russo (ma di Odessa, oggi in Ucraina), madre croata, nato in quella Mostar bosniaca che è diventata un po’ il simbolo della guerra ultima dei Balcani. Nato nel 1932, fu comunista e poi dissidente, da tutto, fino alla morte. Predrag Matvejevic, morto ieri a Zagabria, era nostalgico della Jugoslavia ma non di Tito, fu nemico dei nazionalismi di tutti i tipi, cercando di formulare non una teoria ma un’analisi della complessità della vita in Europa e nel Mediterraneo, che diventò oggetto primo dei suoi studi. Nel 1991 si trasferì dalla Croazia a Parigi, alla Sorbona, era esperto di letteratura francese. Nel 1994 lo troviamo a Roma, dove insegnò slavistica a La Sapienza. Finché, dopo 18 anni di esilio, tornò a casa.

Predrag Matvejevic scrisse un libro straordinario, Breviario mediterraneo (Garzanti), che raccoglieva la sintesi della sua grande cultura ma soprattutto della sua intuizione: il Mare Nostrum è culla di civiltà ma anche ponte tra civiltà. La complessità delle sue radici linguistiche, etnologiche e culturali in senso lato è talmente evidente e inafferrabile che bisogna rinunciare ad egemonie e a normalizzazioni, bisogna accettare il fatto che la diversità costituisce il Mediterraneo, e che questa va accettata. E amata.

Il suo insegnamento è semplice, almeno mi sembra: bisogna accettare il diverso, bisogna accogliere il popolo che emerge col suo carattere forte, quell’etnia che invece si nasconde, bisogna capire che siamo interconnessi e che le migrazioni sono nella natura del Mediterraneo. Le eliminazioni, le esclusioni, le imposizioni con la forza delle armi o con quella delle gerarchie non possono mai e poi mai annullare le diversità: livellamenti e normalizzazioni distruggono la natura plurale delle nostre terre. Chi pensa che la gestione del Mediterraneo sia un affare di frustrare, svilire o silenziare le culture e i popoli si sbaglia di grosso. È la valorizzazione delle capacità e delle caratteristiche di ogni popolo, e quindi di ogni persona, che porta alla convivenza pacifica. E rileggiamo Breviario mediterraneo, come meditazione.

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