Marito trasferito per lavoro

«Da quasi un anno mio marito è stato trasferito dal datore di lavoro in un’altra città; prendere o lasciare. D’altra parte abbiamo tre figli ancora studenti e anch’io lavoro. Come affrontare la difficoltà di andare avanti tutta la settimana sentendoci solo per telefono in attesa di rivedersi il sabato e la domenica?». Giovanna - Catania
Donna al cellulare

In tempi di crisi, un lavoro stabile è di vitale importanza per qualsiasi famiglia. Nel vostro caso sono a rischio il dialogo tra voi e con i figli e il vostro compito di educatori, che già non sono scherzi nella “normalità”. Si tratta di trovare un equilibrio accettabile nell’inevitabile precarietà che la distanza comporta.

 

Proviamo con un piccolo “manuale di sopravvivenza”, buono anche per chi si ritrova a casa solo la sera: la prima ricchezza della famiglia non è lo stipendio, pur necessario, ma il bene della convivenza e dell’intimità; attrezzarsi con collegamento Skype, Sms e quanto la modernità offre per la comunicazione in tempo reale, in cui anche i figli si sentono protagonisti; “pretendere” dal datore di lavoro tutti i nostri diritti come coniugi e genitori; fissare in agenda spazi per periodiche revisioni del “progetto famiglia” nelle linee generali e nei particolari; attenzione a colleghe/i simpatici e comprensivi: riconoscere e mandare segnali chiari riguardo la nostra fedeltà.

 

Flash da una “famiglia a distanza”: «Invece di occupare il sabato con la spesa e le pulizie, ci si organizza durante la settimana, così il week-end è tutto per noi e gli amici. Quando il lunedì ci salutiamo, resta la nostalgia dello stare insieme».

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