“Ancora un attentato del terrorismo low-cost”

La notizia dell'attacco terroristico che, nel cuore della capitale britannica, è costato la vita a quattro persone, è rimbalzata in tutto il mondo, avendo vasta eco soprattutto in Europa e negli Stati Uniti d'America

L’attacco terroristico di ieri a Londra, in cui un uomo – prima di essere a sua volta ucciso dalla polizia – ha travolto numerose persone sul ponte di Westminster e accoltellato un poliziotto, lasciando dietro di sé quattro morti e una quarantina di feriti, guadagna oggi le prime pagine di tutto il mondo.

Chiaramente i più ricchi sono quelli britannici, le cui home page si aggiornano con rapidità: al momento in cui scriviamo sia il Times, che il Guardian che l’Independent riportano gli ultimi sviluppi, con l’arresto confermato da parte della polizia di sette persone. Allo stesso tempo però dedicano ampie sezioni al “cosa sappiamo fino ad ora”, e nei loro resoconti rimangono cauti e fattuali: pochi anche i commenti degli opinionisti, a prova del fatto che sotto al Big Ben la parola d’ordine è cautela. Tra questi, è da segnalare quello di Simon Calder sull’Independent, in cui si invoca un «piano per una città con l’umanità al suo cuore»: basta pensare a proteggere solo gli obiettivi sensibili come il Parlamento, è ora di «ridare le strade alla gente» e far sì che queste diventino luogo di incontro per turisti e locali, non arterie di traffico dove attacchi di questo genere possono facilmente essere portati a segno.

Al di là della Manica, in Francia, sia Le Monde che Le Figaro definiscono quello di Londra «Un attacco alla democrazia»; e sottolineano come a Parigi, dove la ferita degli attacchi nella serata del Bataclan non si è ancora rimarginata, la Tour Eiffel sia stata spenta in segno di solidarietà. Simili toni hanno anche i giornali tedeschi: la Suddeutsche Zeitung sottolinea il «valore simbolico» dell’obiettivo degli attacchi, mentre la Frankfuter Allgemeine, insistendo sulla coincidenza con l’anniversario dell’attacco a Bruxelles, afferma che «il messaggio è chiaro: nessuno è al sicuro, sebbene gli islamisti perdano terreno anche nello stesso Medioriente». E appunto un quotidiano belga, Le Soir, titola «Anche Londra è vittima a sua volta del terrorismo low cost»: un “nuovo metodo” di fare vittime, con mezzi limitati, ma proprio per questo più difficile da fermare.

Attentato a Parigi
Attentato al Bataclan, a Parigi

La notizia è arrivata anche sui giornali russi, dove però non guadagna le parti alte della pagina. Il corrispondente da Londra della Komsomol’skaja Pravda, Mixail Ozerov, riferisce che «nella capitale britannica da tempo ci si aspettava qualcosa di terribile. Si aspettava e si temeva. Le forze dell’ordine hanno ripetutamente affermato che non possono prevenire tutte le azioni dei terroristi». Ad essere chiamata in causa è anche l’immigrazione: sul Kommersant, la docente universitaria Olga Pavlenko osserva che «il problema profondo sta nello squilibrio della popolazione all’interno dell’Unione europea. Le seconde e terze generazioni, che reagiscono a quanto accade con il Daesh, sono le più pericolose». E l’esperto di politica estera Feodor Ljukanov, in una dichiarazione all’agenzia Ria Novosti, si dice certo che l’accaduto influenzerà le prossime elezioni francesi.

Al Jazeera, maggiore canale di informazione del mondo arabo, si limita ad un resoconto fattuale dell’accaduto; e affida al suo corrispondente da Londra, il britannico Barnaby Phillips, il compito di scrivere qualche impressione in più. «Sapevamo che un giorno così sarebbe tornato – il riferimento è agli attacchi del 2005 – e speravamo che che non sarebbe stato troppo grave. Sapevamo che un giorno la nostra fortuna sarebbe finita». Phillips ammette lo shock dei londinesi nonostante questo non sia il più grave attacco terroristico che la capitale ha subito, e si augura che «un giorno la nostra società divisa e ferita possa guarire».

Dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, è del Washington Post l’editoriale più significativo – al di là del resoconto degli eventi, cosa che fanno con dovizia tutte le testate. Ishaan Tharor, nel suo articolo «Un attacco terrorista a Londra e la reazione fin troppo familiare»,  stigmatizza la reazione di Trump all’attacco – un tweet assai polemico nei confronti del sindaco di Londra – e afferma: «La dimostrazione di solidarietà collettiva è diventata una tragica routine in seguito agli attacchi terroristici. Ma è fondamentale in un’era di divisione politica». E cita Simon Jenkins, editorialista del londinese Guardian: «Le armi non costituiscono una “minaccia esistenziale” per un Paese o una società. I politici che li sfruttano per generare paura sono dei cinici con interessi nascosti».

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