Lo chiamerò Guglielmino

Martina era una ragazza abbastanza precisina. Sveglia, doccia, colazione” bruum, di corsa al lavoro. Abitava in una città dove le distanze erano davvero grandi. Senza che neanche fosse troppo lontano poteva impiegare anche un’ora per raggiungere quell’ufficio dove passava le sue giornate dietro uno sportello di vetro. “Buongiorno signore, in cosa posso esserle utile?”. “Buonasera, mi dica di cosa ha bisogno”. “Arrivederla, buon pomeriggio, stia attenta ad attraversare la strada”. Era sua consuetudine accogliere bene ogni persona che passava da quello sportello dove ormai c’era sempre la fila più lunga. “Sai, preferisco aspettare anche mezz’ora di più, ma almeno torno a casa felice e con le pratiche risolte” diceva Benjamin del Senegal ad un suo connazionale che in quegli uffici era ormai conosciuto. Sapeste quante volte aveva dovuto tornarci” Quel giorno era stato davvero faticoso ma finalmente l’orario di lavoro era finito. “Evviva, posso tornare a casa, riposarmi, preparare una buona cenetta, fare un po’ di bucato, telefonare a quelle mie amiche ecc” ecc… ecc””. Tante idee, tanti progetti, tanti modi di sfruttare bene ogni attimo. S’infila il cappotto, la sciarpa, i guanti, chiude la porta. Via, a prendere la macchina. Un breve tragitto mentre pregusta il tepore casalingo, le ciabatte, un po’ di musica. “Toh, eppure ero sicura d’averla chiusa la macchina stamattina ” esclama tra sé avvicinandosi alla sua Panda verde e notando che le chiusure erano alzate. Prima sorpresa. Apre lo sportello. Seconda sorpresa: lo sterzo è stato tagliato per togliere la catena di sicurezza. E’ evidente, un ladro ha tentato di rubare la macchina. “Beh, grazie a Dio posso ancora portarla a casa”, pensa Martina. Va per infilare la chiave. Terza sorpresa: tutto vuoto, manca un pezzo. Impossibile metterla in moto. “Che dolore che ci sia qualcuno che ha bisogno di rubare per guadagnarsi la vita!” è la sua prima reazione. Forza e coraggio, chiamiamo il carro attrezzi e andiamo in officina. Detto, fatto. Qualche giorno dopo Benjamin è di nuovo in ufficio. Deve ultimare la pratica della volta precedente. Mentre fa la fila Martina lo sente raccontare all’amico accanto che una mattina uscendo dall’ufficio si è accorto che due giovani, forse drogati, stavano cercando di rubare una Panda verde e che grazie alle sue urla erano scappati e non avevano portato a termine l’operazione. “Ah, c’è sempre un angelo che interviene quando c’è bisogno”, pensa Martina che non perde certo l’occasione per ringraziare l’amico senegalese. Già un angelo. “Perché non mettere la mia Panda sotto la protezione di un angelo da ora in poi? Lo chiamerò” Guglielmino, come quel mio carissimo amico a cui voglio tanto bene”. Da quel momento in poi Guglielmino divenne l’angelo custode non solo della Panda verde ma l’amico fedele di tutti i momenti difficili.

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