L’Islam porta un messaggio di pace

Un intenso dialogo interculturale e interreligioso alla facoltà di Giurisprudenza di Bari. «Ogni qualvolta un'ideologia o una fede cerca di imporsi sulle altre, crea danni»

«Non è il messaggio Islamico ad essere sbagliato, ma la sua interpretazione». Apre con questa premessa Sharif Lorenzini, imam della comunità Islamica barese. «Gli atti scellerati di alcuni musulmani non devono essere causa di un pregiudizio etnico e religioso negativo verso tutti i musulmani. Questi ultimi sono 2 miliardi su una popolazione mondiale di 7 miliardi. 1 su 4 uomini e donne. Se fossero tutti violenti, oggi non ci sarebbe un luogo in pace sul pianeta».

Procede così l’intenso e nutrito incontro di dialogo interculturale e interreligioso svoltosi il 20 maggio nell’aula Magna Aldo Moro della facoltà di Giurisprudenza a Bari, organizzato dall’associazione Igino Giordani di Bari, Città Nuova, con il patrocinio della Regione Puglia assessorato al welfare e del Comune di Bari, per la presentazione del libro L’Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani di Michele Zanzucchi.

«Ogni qualvolta un’ideologia o una fede cerca di imporsi sulle altre, crea danni – afferma l’autore –. Anche l’ateismo non può escludere l’apporto positivo delle religioni alla pace, dando anche il proprio indiscusso contributo». Al termine della discussione dei relatori numerosi sono stati gli interventi dei partecipanti, italiani ma anche africani (Guinea, Nigeria, Costa D’Avorio), di diverse fedi, religioni e di convinzioni non religiose. Sono in effetti numerosi i gruppi religiosi e laici che lavorano a Bari contro le discriminazioni sociali, di razza, di convinzione, credo e religione, nel pieno rispetto della persona umana.

Per Zanzucchi, una via possibile al vero dialogo interreligioso e interculturale è la “transcultura”, nel senso di una cultura nata dall’incrocio di più culture, che mantengono le proprie identità arricchendosi delle culture altrui. Una cultura inclusiva, in cui nessuna lotta per affermare la propria vada a discapito dell’altra, ma grazie alla conoscenza profonda reciproca si prende il meglio di ognuna per una ridefinizione di simboli e contesti nuovi comuni».

Fondamentale il contributo di mediazione culturale del sociologo prof. Giandomenico Amendola, che ha messo in luce i simboli comuni delle tre religioni monoteiste. «Ebrei, musulmani e cristiani hanno come simbolo condiviso l’albero d’ulivo come albero della pace che oggi sta morendo nel silenzio di molti». La sua proposta è di piantare un albero di ulivo nella città di Bari e di non lasciar morire l’ulivo dei rapporti interculturali.

Non solo un incontro di dialogo autentico in un clima di accoglienza e rispetto reciproco, ma anche un momento di amicizia e di fiducia reciproca, che conferma un percorso già avviato che prosegue

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