L’Indonesia ha un nuovo Presidente

Confermata la vittoria di Joko "Jokowi" Widodo come Presidente del Paese che, sebbene a stragrande maggioranza musulmana, ha sempre scelto la via del pluralismo religioso e culturale
Indonesia

Giovedì 21 agosto ha avuto fine il lungo contenzioso che ha tenuto con il fiato sospeso duecento quaranta milioni di indonesiani, testimoni e protagonisti, nei mesi scorsi, della campagna elettorale più combattuta e vivace della storia del loro Paese. A coronamento di un periodo piuttosto convulso, alla fine di luglio, poche ore prima dell’annuncio ufficiale dei risultati che avrebbero proclamato vincitore Joko Widodo, popolarmente nominato "Jokowi", il suo avversario, Prabowo Subianto, aveva annunciato che sarebbe ricorso in appello con l’accusa di brogli elettorali. Il clima era abbastanza teso e, da molte parti si attendevano scontri o serrate in occasione dell’annuncio da parte della Commissione Elettorale. La celebrazione di Idul Fitri, la festa del termine del digiuno di Ramadan, che si svolgeva a ridosso dell’annuncio ha permesso di ritornare alla calma, anche se, nei giorni successivi alla festività, sono state inscenate manifestazioni anche numerose nella capitale.

D’altra parte, negli ultimi due giorni le forze dell’ordine hanno presidiato le vie della capitale, le istituzioni e i palazzi del potere, nel timore di rappresaglie dei simpatizzanti dell'ex generale in caso di verdetto negativo. Ora è arrivata la sentenza definitiva della Corte Costituzionale, che per voce del suo Presidente, Hamdan Zoelva, ha dichiarato di respingere tutte le accuse presentate dal candidato sconfitto nelle presidenziali. La motivazione addotta è stata la mancanza di prove sufficienti e convincenti ed ha sottolineato che il verdetto è finale ed inappellabile, oltre che essere stato raggiunto all’unanimità con la sottoscrizione di tutti e nove i giudici della Corte.

Prabowo ed il suo candidato alla vice presidenza, Hatta, avevano accusato il partito vincitore e la stessa Commissione elettorale di aver alterato gravemente i risultati con brogli di vario tipo. Le accuse sono parse fin da subito piuttosto deboli anche se Prabowo e Hatta hanno tentato di presentare un alto numero di testimoni per provare le loro accuse. I fedelissimi di Subianto hanno accolto con delusione la notizia; avvolti nelle bandiere bianche e rosse, colori del partito e dell'Indonesia. Hanno, tuttavia, dichiarato di voler accettare la decisione della Corte, pur aggiungendo che essa «non rende giustizia e non riflette i veri valori in campo in Indonesia». Jakowi, da parte sua, fin dal primo momento, aveva invitato tutti, coloro che lo avevano votato e coloro che avevano votato per l’altro candidato a lavorare insieme per il futuro dell’Indonesia. Aveva, poi, cominciato a lavorare per formare un proprio governo, nominando un team di esperti che potessero essere di aiuto nel processo di transizione dall’attuale presidenza alla sua.

In una intervista rilasciata all’agenzia AsiaNews, J. Kristiadi, politologo ed esperto del prestigioso Center for International and Strategic Studies (Csis) a Jakarta, ha affermato che le elezioni presidenziali del luglio scorso «rappresentano ciò che la gente davvero pensava e voleva» in merito alla leadership nazionale e la vittoria è andata a Jokowi perché «il popolo lo voleva con forza».

Ora è necessario che il Paese si concentri sui grandi nodi che lo caratterizzano, non ultimi quelli della corruzione dilagante e del radicalismo islamico, che sta penetrando un Islam particolarmente legato alla tradizione mistica e sufi. Joko "Jokowi" Widodo, attuale governatore di Jakarta, dopo essere stato sindaco di una città di provincia, si presenta come il volto nuovo di questo Paese, che sebbene a stragrande maggioranza musulmana ha sempre scelto la vita del pluralismo nel rispetto di tutte le tradizioni religiose e culturali. Infatti, nonostante pressioni di diverso tipo da altre nazioni islamiche vicine o da parte di altri paesi musulmani, l’Indonesia ha sempre rifiutato la shari’a come legge nazionale.

Si è, tuttavia, coscienti delle forti tensioni all’interno dell’Islam indonesiano, che rimane profondamente diverso da quello medio-orientale, ma che ne avverte al suo interno molte delle contraddizioni. Proprio in questi giorni, in una intervista rilasciata a The Australian, il presidente uscente, Susilo Bambang Yudhoyono, di fronte alle efferatezze degli estremisti in Iraq ha dichiarato: «E’ choccante, ormai assolutamente fuori controllo. Non possiamo tollerare qualcosa del genere e per questo abbiamo proibito l’ISIS in Indonesia. Noi – ha continuato il Presidente – non siamo uno stato islamico. Rispettiamo tutte le religioni». Yudhoyono ha affermato che le violenze degli estremisti islamici sono imbarazzanti per tutti musulmani e per l’Islam in quanto tale.

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