Libano e Siria: esplodono i pager di Hezbollah

Almeno 12 vittime in Libano e 7 in Siria dopo le esplosioni di cercapersone avvenute in simultanea martedì 17 settembre. Il giorno dopo 20 morti e quasi 500 feriti in Libano, Siria e Iraq con l'esplosione di walky talky in dotazione a membri di Hezbolla. Ma secondo le prime stime i feriti sarebbero circa 2.800.
Detriti in un cratere dopo che i soldati dell'esercito libanese hanno fatto esplodere un dispositivo di comunicazione nel parcheggio dell'American University of Beirut Medical Center (AUBMC) a Beirut, Libano, 18 settembre 2024. Foto: EPA/WAEL HAMZEH

I pager, o cercapersone, modello AR-924 sarebbero stati acquistati in blocco nei mesi scorsi da Hezbollah, l’organizzazione sciita filo-iraniana libanese, e forniti in dotazione a migliaia di membri e miliziani. Lo scopo era di evitare le intercettazioni israeliane degli smartphone: i pager comunicano (solo avvisi di chiamata e brevi messaggi di testo) via radio e non passano da Internet.

Migliaia di pager in dotazione a membri di Hezbollah sono esplosi contemporaneamente martedì 17 settembre intorno alle 15,30 ora locale. Sono morte una ventina di persone: 12 in Libano e almeno 7 in Siria, ma il bilancio è ovviamente provvisorio. I feriti, anche gravi, sarebbero intorno a 3 mila: qualcuno parla di 2.750, altri di quasi 4 mila. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, sarebbe scampato per caso. Come sia avvenuta l’esplosione è ancora un mistero: si parla di 20 grammi di petn, un potente esplosivo liquido introdotto nei pager, che esplode ad una certa temperatura. Le batterie al litio dei dispositivi sarebbero state indotte da remoto a surriscaldarsi innescando così l’esplosione del petn. Chi avrebbe pensato e attuato un piano del genere è sconosciuto, nessuno ha rivendicato l’attentato. Ma è piuttosto evidente che non si tratta di una casualità.

Il produttore originario dei pager è un’azienda di Taiwan, la Gold Apollo. Ma i taiwanesi sostengono di aver concesso l’uso del marchio ad una fantomatica azienda ungherese, la Bac consulting kft. La Bac ha sede in un appartamento situato in un quartiere residenziale di Budapest. E pare che la proprietaria e forse unica dipendente della Bac, una donna ungherese di origini italiane, non sappia nulla di vendite a Hezbollah, anche perché sono rigorosamente proibite dall’Unione europea. Forse è un vicolo cieco oppure la fornitura, di cui la Bac sarebbe solo un’intermediaria, è stata intercettata da qualche parte da qualcuno che ha manomesso i dispositivi, inserendovi la carica esplosiva e poi facendoli proseguire verso il cliente che li aveva ordinati: Hezbollah o chi per esso.

Il giorno dopo, mercoledì sera 18 settembre, sono esplosi i walky talky in dotazione a membri di Hezbollah e alcuni pannelli solari: 20 morti e quasi 500 feriti. In Libano, Siria e Iraq.

Le donne partecipano al corteo funebre di quattro persone morte il giorno prima in esplosioni di cercapersone, nella periferia meridionale di Beirut, Libano, 18 settembre 2024. Foto: EPA/WAEL HAMZEH

Non c’è per ora nessuna prova che dietro a tutta l’operazione ci sia Israele, in particolare il Mossad, i servizi segreti. Anche se il Libano ha denunciato “un attacco flagrante alla sovranità libanese” e ha dichiarato che intende presentare un reclamo contro Israele al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

In realtà chi comanda in Libano è Hezbollah, ormai lo Stato non c’è più. Veramente ci sarebbero i libanesi, ma secondo il governo israeliano di fatto i libanesi, le persone, non esistono, c’è solo Hezbollah, la longa manus dell’Iran, il nemico. E questo nemico, amico di Hamas, vanta più di 100 mila combattenti e riservisti e un arsenale di 150 mila razzi (missili, droni e simili). Hezbollah è quindi la più grande minaccia militare per lo Stato ebraico di Netanyahu, che non coincide con gli israeliani. Ma questo è un altro discorso.

L’Iran e i suoi alleati (le milizie filo-iraniane siriane e quelle irachene, Hezbollah libanesi, Houthi yemeniti e Hamas) si definiscono “Asse della resistenza” contro la cosiddetta, da loro, “Entità sionista”, cioè lo Stato di Israele.

Netanyahu e alcuni soci del governo israeliano rifiutano da tempo il nome di “Asse della resistenza” e l’hanno ridefinito “Asse del male”. Ma se con una “resistenza” nemica oltre che combattere si potrebbe al limite anche dialogare o trattare, in una narrazione che demonizza il nemico come “male”, male assoluto, l’unica possibilità è la lotta mortale, l’annientamento, lo sterminio. Con ogni mezzo e a tutti i costi: anche facendo esplodere i pager e i walky talky del nemico. Per confonderlo e poi attaccarlo. La motivazione ufficiale è quella di riportare a casa i 60 mila israeliani costretti a lasciare le loro case in Galilea a causa dei missili di Hezbollah.

Se poi l’attacco scatenerà un conflitto devastante con molte più vittime delle attuali svariate decine di migliaia, non sembra un problema. Il male può solo essere estirpato, così come per molti anti-sionisti va totalmente eliminato Israele.

Che possibilità di sopravvivenza restano ai civili ed a noi poveri fornitori di armi ai contendenti (Usa, Germania, Regno Unito, Italia i primi 4 della lista)? Potrebbe essere un’idea quella di smetterla di fornire quelle armi e magari poi ragionare con i meno fanatici se non addirittura con quelli che vorrebbero la pace?

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