L’ex premier ha lasciato la Thailandia

Dopo il colpo di Stato militare, del maggio scorso, il deposto primo ministro Yingluck Shinawatra ha lasciato il Paese, ufficialmente per motivi familiari. La popolazione, però, scommette su un suo esilio volontario, per far posto, senza guerre civili, ad un nuovo governo
Yingluck Shinawatra

Yingluck Shinawatra, il deposto primo ministro della Thailandia per mano dei militari il 26 maggio di quest’anno, ha ufficialmente lasciato il Paese per essere presente alla festa di compleanno del fratello, Taksin Shinawatra, anche lui bruscamente tolto dalla sedia del potere con un colpo di stato militare nel 2006. La festa si terrà il prossimo 26 Luglio, a Parigi e lei, naturalmente, ha promesso di ritornare in agosto. Si chiude così, almeno per il momento, una storia, iniziata  nel 2001 con l’avvento al potere dei Shinawatra, che ha caratterizzato la vita politica thailandese con  leggi di sovvenzioni e protezione sociale per la popolazione rurale e per la nuova classe media.

Una scelta disinteressata e rivolta, finalmente, davvero verso le masse povere del paese? Non sembrerebbe, perché queste politiche hanno permesso, in realtà, a Taksin Shinawatra di conquistare la maggioranza dei voti ed assicurarsi un roseo futuro, senza opposizione politica, in pratica: una maggioranza schiacciante che ha garantito al partito, comandato dalla famiglia Shinawatra, il controllo assoluto del Paese e la possibilità di ‘fare e disfare’ a piacimento, o quasi.

Bangkok con i suoi cittadini istruiti e colti, è sempre stata ostica agli Shinawatra ed al loro impero economico: un’autentica ‘piovra’ con tentacoli su ogni settore dell’economia. Una situazione pesante ed insopportabile per tutti coloro che sapevano e capivano cosa stava accandendo alla Thailandia. E sono iniziate ben presto le proteste contro il partito e gli interessi degli Shinawatra. Si è creata una spaccatura che dal 2001 fino ad oggi si è solo accentuata ed ha assunto aspetti pericolosi, per questa ‘tigre’ economica del sud est asiatico, che negli ultimi tempi ha perso un po’ di forza ed aggressività, proprio a causa della situazione politica, con una frattura profonda tra i sostenitori degli Shinawatra (i contadini e la nuova classe media) e gli abitanti della capitale e l’intellighènzia di tutto il Paese.

I Shinawatra con i loro affiliati (alcune tra le aziende più grandi del paese) sono stati accusati di voler ‘comprare e vendere’ il Paese degli uomini liberi attraverso un complicato sistema di ‘off shore’ con base prevalentemente a Singapore. Un fattore importante: il sud est asiatico è ricco di petrolio e di altre risorse energetiche, molto ricco, e la posizione strategica dal punto di vista militare è importante. Da notare che la Thailandia si è sempre mantenuta in bilico tra un alleato straniero invadente ed arrogante, gli Usa, ed un naturale alleato culturale di vecchia data, la Cina. Ancora oggi, il ‘business language’ di Bangkok è il cinese, come prima lingua, seguono inglese e thailandese.

Da maggio i rapporti con gli Usa si sono un po’ ‘ammaccati’: sono state sospese, per esempio, le esercitazioni militari congiunte, ormai un classico appuntamento, causa colpo di stato, che non è stato gradito dal dipartimento di Stato americano. I militari thai hanno risposto seccamente che il colpo di stato è una questione nazionale e che non accettano interferenze, nemmeno da un alleato. I cinesi, dal canto loro, non hanno fatto nessuna pressione in merito ai governi dei loro alleati, per questioni interne.

Dal 2006 Taksin Shinawatra, fratello della Yingluck,  vive in esilio, ufficialmente, a Dubai, per i suoi contatti commerciali, anche se ‘vola’ spesso nelle vicinanze della Thailanida. Taksin fu anche proprietario, per un breve periodo di tempo, della squadra di calcio Manchester City, comprata e  poi rivenduta a settembre del 2008 per circa 200 milioni di sterline, ad investitori di Abudabi. Un uomo che sa il fatto suo in fatto di soldi ed investimenti, senza dubbio.

La ‘povera’ Yingluck, soprannominata Pu, granchio (ricca businesswoman nelle aziende di Taksin), arrivò al potere nel novembre del 2011 ed iniziò la sua esperienza politica alla guida del governo con una forte maggioranza di voti: impossibile l’opposizione parlamentare dei democratici. Ed infatti iniziarono incontrastate sia le riforme che i ‘mega progetti’ nazionali.  Ed iniziarono anche le proteste popolari, che aumentarono, di mese in mese, fino a costringere i militari ad entrare nell’arena politica col colpo di stato, richiesto da tanti thailandesi, anche per porre fine ai numerosi morti che ci sono stati da metà del 2013 fino al maggio di quest’anno, oltre che alla corruzione galoppante.

Le ragioni della protesta o, più precisamente, della rivolta popolare? La proposta modifica della costituzione, per esempio, a novembre del 2013, per permettere a Taksin di ritornare in patria senza essere arrestato (senza contare che sarebbero stati liberati anche decine di migliaia di condannati); l’intero budget per far defluire le acque delle future inondazioni concesse ad una sola ditta coreana, con nessuna esperienza in campo del deflusso delle acque. Ma la goccia che ha fatto ‘traboccare il vaso’ riguarda i sussidi ai contadini per l’acquisto del riso, con sussidi mai arrivati ai contadini mentre il riso (anche proveniente dai paesi limitrofi), comprato e stivato nei granai del governo, è andato, in gran parte, perduto perché invenduto o  a causa di incendi (dolosi). Un vero disastro economico che peserà sulle spalle dei contribuenti thai per i prossimi anni.

A maggio i militari hanno preso il potere, iniziandoo a "ripulire" il paese dalla corruzione. Un compito davvero ciclopico: ricostruire la fiducia internazionale nell’economia thailandese e quella della gente comune, soprattutto dei cittadini di Bangkok. Ma il generale Prayuth Chan-ocha non è uomo solo d’armi: si sta dimostrando un vero uomo politico con una certa abilità nel rimettere il paese sui binari della legalità: iniziando dai taxi, per esempio, di Puket, fino ad arrivare al più grande conglomerato thailandese, la CPF (corporazione del cibo), multinazionale con uffici in tutto il mondo: uno dei più grandi esportatori di polli congelati al mondo. Per la prima volta nella storia del paese, uno colosso economico è stato accusato di corruzione.

Gli ispettori del governo hanno scoperto anche un altro magazzino governativo di riso con più di 80mila sacchi di merce avariata: si dovrà attendere fino a settembre per capire cosa troveranno i 100 ispettori governativi nei magazzini sparsi sul territorio nazionale. E queste sono ulteriori prove schiaccianti contro il governo di Yingluck.

Meglio perciò trovare una soluzione poco ortodossa, ma comune da queste parti del globo: un esilio volontario all’estero che permetta a lei di "salvare la faccia", di non farsi la galera e soprattutto di non fomentare una possibile rivolta civile. Avere un componente della famiglia Shinawatra in carcere sarebbe sinonimo di guerra: i contadini, anche di fronte alle prove ed un giusto processo, accetterebbero una situazione del genere? È probabile di no. Allora, Parigi rimane una soluzione accettata da tutti.

Altri collaboratori del governo Shinawatra stanno già ricevendo condanne, mentre il re della Thailandia pochi giorni fa ha ricevuto il generale Prayuth per avallare una nuova costituzione provvisoria, che preparerà la strada ad una revisione completa della vecchia costituzione, permetterà la nomina di un nuovo primo ministro non militare che godrà della fiducia della gente.

La costituzione provvisoria appena approvata mette il punto fine all’era della famiglia Shinawatra. Ormai si riparte verso nuovi orizzonti.

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