Leggere, scrivere e far di conto

Mi par di vederli, i 22 alunni di prima superiore, alle prese con il test d’ingresso, quella batteria di domande che nei primissimi giorni di scuola dovrebbe aiutare noi insegnanti a conoscerli, a scrutare nel loro bagaglio di apprendimenti delle scuole medie, a progettare il prossimo lavoro per loro, con loro. Mi par di vederli, i colleghi, a scrollare il capo e a sentenziare che si va di male in peggio, che l’analfabetismo è dietro l’angolo, pronti a sfornare esempi di frasi sgrammaticate e di vocaboli dal significato improbabile. Siamo partiti con una novità. La scuola del primo ciclo, quella dalla materna alla media, è tornata ad essere la scuola del leggere, scrivere e far di conto. Parola di ministro. O meglio, parola dei divulgatori giornalistici delle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione, un opuscolo di 113 pagine che il ministero della Pubblica istruzione ha inviato a tutti gli insegnanti. Sono pagine che il ministro Fioroni definisce strumento di lavoro, una traccia mite, che dovrebbe accompagnare in ogni scuola i piccoli passi concreti di miglioramento . In tutto il documento risuonano corresponsabilità, dialogo, reciprocità… a definire un processo che per due anni vedrà le scuole interagire in rete fra loro e con la Commissione che ha predisposto le Indicazioni, in vista di un quadro di riferimenti didattici partecipato e condiviso. Non si può negare certo che il ministro abbia intercettato la domanda diffusa di una scuola più seria con il varo di alcuni provvedimenti che prevedono la reintroduzione del giudizio di ammissione e dei commissari esterni all’esame di maturità, la necessità di recuperare tutti i debiti formativi prima di arrivare al diploma, le sanzioni più celeri per gli insegnanti scorretti. Con le Indicazioni per il curricolo la sfida della serietà passa al piano degli insegnamenti e a quello delle competenze, e si fa davvero interessante. Cos’è importante insegnare e quindi sapere e saper fare dopo i primi 11 anni di scuola? Molti ricorderanno un’efficace sintesi della proposta del ministro Moratti con le tre i: inglese, internet, impresa. Questa volta, si potrebbe dire che le tre i rimangono, ma che saranno precedute da altre tre i che non smentiscono le prime, da leggersi però come: italiano, italiano, italiano. All’apprendimento della lingua italiana infatti le Indicazioni dedicano ben 10 pagine: all’ascoltare e al parlare in italiano, al leggere in italiano – e non solo al leggere strumentale, per lo studio, ma al leggere come piacere e ricerca di significato – allo scrivere e allo scrivere bene, con proprietà di lessico e correttezza grammaticale e sintattica. A far da contrappeso all’area linguistica, l’area matematico-scientifico-tecnologica e il suo tipico luogo, il laboratorio, spazio fisico certamente, ma anche momento in cui l’alunno è attivo, è protagonista, con la sua curiosità, le sue domande, il suo mettersi in gioco insieme agli altri. Le Indicazioni riflettono la preoccupazione per il documentato regresso culturale del Paese, specie nell’ambito scientifico e, a modo loro, puntano a stimolare l’approccio positivo al linguaggio matematico e l’apprezzamento della sua utilità quotidiana. Questo autorevole rilancio del leggere, dello scrivere e del far di conto, suona come musica alle orecchie preoccupate di tanti genitori e fa esultare moltissimi insegnanti, specie quelli che vedevano disperdere energie e risorse in attività che con il nocciolo duro del curricolo avevano ben poco a che fare. Ora parte il cantiere di lavoro; la scuola è un mondo ancora capace di entusiasmo e dedizione. Sarà comunque bene esser consapevoli che il progresso culturale che tutti desideriamo ha bisogno di un cantiere più ampio, perché più profonda ed estesa è la crisi che travaglia il nostro tempo. E di essa i bambini e i ragazzi sono i sensori più attenti e sinceri. Se la matematica appare difficile e se vengono meno le parole per comunicare non è colpa solo delle tabelline o della grammatica dimenticate. A che servono? ci chiedono i ragazzi. Essi mettono quotidianamente in crisi il nostro far scuola barricato dentro i contenuti e i risultati. Chiedono se e come tutto questo ha a che fare con la vita, con l’amore, con la gioia. Buon anno scolastico!

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