L’Economia di comunione e nuove forme di governance

Concluso il 23 ottobre a Baar, in Svizzera, il congresso dell'Economia di comunione in Europa con delegazioni provenienti da 14 Paesi. Capire oggi lo sguardo originario di Chiara Lubich sulla povertà. L’articolo dal sito Edc online
edc

Sono cento gli "attori  Edc" che si sono riuniti a Baar per il sesto congresso dell'Edc Europea: 14 i Paesi rappresentati (Francia, Austria, Belgio, Svizzera, Serbia, Croazia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Ungheria, Italia, Olanda, Portogallo e Russia) con una vivace rappresentanza di giovani.

 

Due giorni e mezzo di incontro molto intensi: un aggiornamento puntuale dello stato dell'Edc oggi nei vari paesi rappresentati ("Edc in tutto il mondo") si è alternato a temi sulle nuove frontiere della riflessione su Economia di Comunione ed a workshop su temi specifici. La mattina cominciava con il lancio del Dado delle aziende che faceva scaturire il motto della giornata.

 

Luca Crivellinella prima mattinata ha svolto un interessante tema sulle nuove forme di Social Business, traendone spunti di interesse per l'Edc oggi, a 25 anni dal suo inizio, in un mondo da questo punto di vista molto diverso rispetto a quello del '91. A seguire i quattro giovani portoghesi presenti hanno presentato il progetto Raise ed il Bootcamp realizzato in Portogallo, prima concretizzazione locale del progetto Eoc-iin lanciato nel marzo scorso. Nel pomeriggio, aggiornamenti Edc da tutto il mondo e la prima tornata di workshop specifici.

 

 

Il sabato mattina dopo un breve scambio fra tutti sull’esperienza vissuta il giorno precedente ed il lancio del dado (“Costruire relazioni con tutti”), Herbert Lauenroth ha tenuto un interessante tema sulla misericordia applicata alla vita economica e politica: sono seguite alcune testimonianze di misericordia “quale stile di management”: un modo di intrattenere relazioni con dipendenti, clienti e fornitori che lavora al cuore stesso delle persone, trasformandole, tirando fuori da loro il meglio di sé, specie quando vengono fornite “seconde chance” o viene accordata fiducia anche se tutto sconsiglierebbe di farlo. Le risposte della provvidenza a questa “fiducia imprudente” sono spesso sorprendenti, e danno vita a veri “fioretti Edc”.

 

 

Dovendo trattare della logica del dono e della gratuità nell’azienda, Anouk Grevin ha parlato di sguardi: sguardi in grado di “vedere” il dono nel lavoro dei propri collaboratori, di “riconoscerlo” sapendo esprimere "riconoscenza" per un atto libero che nessuno può comprare. Sguardi di misericordia in grado di porre ciascuno in condizione di dare il meglio di sé, perché sente la fiducia dell’altro e riesce a esprimersi senza paura di sbagliare. Una delle ricchezze più grandi della aziende Edc sono questi sguardi che portano moltissimi frutti: l’Edc non ha il compito di “portare il dono” nel mondo, -il dono c’è già dappertutto- ma di portare gli occhiali giusti per vederlo.

 

 

Luigino Bruni ha concluso il congresso con l’intervento di domenica mattina sulle prospettive Edc di oggi. Come in una staffetta, oggi nell’Edc tre generazioni stanno correndo insieme -a parte quelli “in cielo”, nessuno dei pionieri del 91 si è ancora fermato- e siamo nel momento molto delicato del passaggio del testimone, testimone che è quello sguardo originario di Chiara Lubich sulla povertà che ha fondato le domande carismatiche dell’Edc. Dei primi tempi della vita di Chiara a Trento con le sue prime compagne si ricorda il fatto che le focolarine invitavano i poveri a pranzo nella loro casa, usando le tovaglie e le stoviglie più belle e che a tavola sedevano vicini, una focolarina e un povero. Il nostro primo modo di curare la povertà, prima ancora che donando gli utili, è portarla dentro casa (includendo i poveri come prima cosa nelle nostre aziende) e amarla con “gesti di bellezza”.

 

Un altro passaggio fondamentale in questo momento è l’imitare con le nostre aziende Edc l’intelligenza delle piante. Le piante, a differenza degli animali, non hanno sviluppato organi specializzati (un cervello, un cuore, dei polmoni…) ma “respirano”, “comunicano”, “sentono” con ogni parte del proprio corpo: per questo in caso di eventi problematici, basta che ne sopravviva una minima parte perché la pianta riesca a ripartire. Da una vulnerabilità e da una lentezza infinita dovuta alla condizione di non potersi spostare, le piante hanno prodotto quindi una resilienza infinita. Uno dei punti di forza dell’ Edc di questi anni, della sua resilienza, è che ha respirato con tutto il corpo, non ha avuto delle singole persone a guidarla, ma tanti membri attivi e ogni persona ha sentito che tutto dipendeva da lui, o da lei; nelle nostre aziende, l’Edc è forte quando in ogni lavoratore dell'impresa c'è la stessa energia.

 

 

Nel cambio generazionale, se una impresa ha concentrato troppo il patrimonio culturale nel solo imprenditore, quando quella persona lascia, l'Edc muore. Come fare allora a creare la cultura dell'Edc nelle nostre imprese ed a far sì che si mantenga nel tempo? Occorre lavorare per far nascere forme di governance innovative che esprimano Edc, anche differenziandosi dalle forme di impresa tradizionale, come a suo tempo avvenne con la nascita delle cooperative. Si tratta di un processo, di un progetto intenzionale su cui possiamo impegnarci nei prossimi anni per arrivare vivi e in forze al 50° nel 2041.

Disponibili qui i video di tutti gli interventi del congresso

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