Le trasparenze di Francesco Astiaso Garcia

Fino al 31 maggio l'Accademia di Romania a Roma ospita una rassegna a lui dedicata. La sua pittura è visione poetica di cose e persone che tende sempre più verso l'astratto, spirituale e metafisico
Francesco Astiaso Garcia

Francesco è un trentenne romano, padre spagnolo, madre italiana. A vederlo, assomiglia a qualche gentiluomo del Greco. E la sua pittura ricorda qualcosa del grande di Toledo. Ma nessun allungamento delle figure, nessuna estasi irreale.

La rassegna che si tiene fino al 31 maggio a Roma, all’Accademia di Romania, è una visione poetica di persone e di cose, della realtà: quella che si vede, quella che si sogna, quella che esiste e non si vede se non con “altri occhi”. Sembra che Francesco abbia questi altri occhi. I viaggi nel mondo, gli incontri, le sensazioni, i dialoghi, i pensieri: tutto ciò che è vita e desiderio di vita spunta fuori dai suoi quadri. Ma senza irruenza, con uno sfumato che ricorda certo Leonardo e che ha bisogno, anzi “necessità”, di venire osservato, a lungo, da lontano. Allora i volti escono dalla nebbia e diventano grandi occhi che ci guardano da “oltre il cielo”.

Mi sono fermato e rifermato: i tocchi umidi di “Amanti dietro il finestrino”, suggeriscono intimità delicate e profonde; “Il bacio” è un delicatissimo disegno azzurrino su sfondo rosa e dice tenerezza pura; “Stigmate” è la linea-fantasma di un  crocifisso che appare ma è pronto a dissolversi; “Oltre il cielo” è un volto emergente dalle nebbie e che in esse si sfuma.

Potremmo continuare perché Francesco è anche irruento, focoso, rapidissimo, guizzante. È anche fuoco, albe azzurre che paiono notti, colori come esplosioni vulcaniche, gemiti grida e preghiere.

Cosa si nasconde nell’anima di questo giovane uomo che a trent’anni sembra aver visto molto, compreso ancor di più eppure essere costantemente in ricerca?

Chissà dove si fermerà quest’arte misteriosa, e se si fermerà. In realtà sta proprio qui il suo fascino, nel dubbio che la sua ricerca lo porti verso un altrove metafisico che ci sorprenderà ancora. Francesco è pittore di indagine, di mai sazia corsa spirituale. Infatti, dopo aver  gioito contemplando i suoi amori, i suoi furori, le sue preghiere e i suoi pianti – celati dentro nebbie ma ben presenti – si  sta bene. Si avverte che così è la vita, dell’anima, prima che del corpo. Per questo la sua è una pittura spirituale, che tende all’astratto, fatalmente. Là dove El Greco stava arrivando.

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